Note sull’Assemblea annuale della Commissione di vigilanza sui Fondi pensione (Covip) del 19 settembre 2007 e sulle adesioni ai Fondi dei metalmeccanici

  

1. Si è tenuta a Roma, aperta da una Relazione del Presidente e conclusa dall’intervento del ministro del Lavoro, l’Assemblea annuale della Commissione di vigilanza sui Fondi pensione (Covip), quest’anno posticipata per avere un quadro delle adesioni nel semestre dedicato alla campagna sulla destinazione del Tfr.

Il giudizio del Presidente Scimia è che nel 2006 e soprattutto nel corso del primo semestre ’07 il secondo pilastro della previdenza ha raggiunto risultati positivi, soprattutto in alcuni comparti e realtà aziendali, giudizio confermato dal ministro Damiano.

A metà settembre ’07 i dati disponibili risultano però ancora parziali (destinati comunque a crescere), perché la raccolta delle adesioni è stata complessa: vuoi perché le aziende hanno inviato le schede di adesione all’ultimo momento, vuoi perché anche quelle con data 30 giugno sono state spedite in ritardo, vuoi perché la concentrazione di documentazione nei Fondi ha prodotto intasamenti che si stanno dipanando.

Come ha ricordato la Covip, il Paese conta 12,2 milioni di lavoratori dipendenti[1] aventi diritto alla previdenza complementare. A questi vanno realisticamente sottratti 1,7 milioni non coperti da Fondi. Ai rimanenti 10,5 milioni vanno poi sottratti i settori che hanno istituito un Fondo pensione  nel proprio comparto solo nel corso del 2007 (si tratta di 4 Fondi)[2], portando concretamente la cifra degli iscrivibili a 8 milioni.

Gli attuali iscritti ai Fondi negoziali ammontano a 1.817.000 (erano 1.100.000 alla fine del 2006)[3]. L’incremento nel solo I semestre 2006 è stato di 596.000 unità, mentre i Fondi aperti hanno raggiunto i 684mila aderenti (+244mila), con un incremento percentuale più vistoso che nei Fondi negoziali.

Sempre con riferimento ai Fondi negoziali, la Covip segnala un gruppo di Fondi che in media raggiunge un tasso di adesione nell’ordine del 35% su un bacino di riferimento di circa 1,8 milioni di potenziali aderenti. A questo gruppo se ne contrappone un altro con tassi di adesione in media pari al 4%, a fronte di una platea di potenziali iscritti di circa 5 milioni di unità.

Nel primo gruppo – ricorda la Covip – rientrano Fondi  prevalentemente rivolti al settore industriale e terziario, caratterizzati dalla presenza di imprese di maggiori dimensioni. Al secondo gruppo appartengono Fondi rivolti alle piccole imprese industriali, alle aziende dell’edilizia, al settore delle cooperative della grande distribuzione.

Se si considera che, nel complesso, i lavoratori dipendenti privati di aziende con meno di 50 addetti rappresentano oltre il 50% del totale, risulta una bassa partecipazione alla previdenza complementare da parte dei lavoratori occupati nelle piccole imprese.

Il gruppo dei Fondi prevalentemente rivolti  al settore industriale e terziario, caratterizzati da una più rilevante presenza di occupati in imprese di maggiore dimensione, copre circa il 50% dei potenziali aderenti, con un incremento di circa il 14% rispetto alla fine del 2006. Diversamente, il gruppo di Fondi rivolti alle piccole imprese dell’industria (edilizia, cooperative, commercio) incrementa nel semestre il tasso medio di adesione di circa 4 punti, passando dal 4,2% all’8,5%.

Non è da sottacere –  ha ricordato Scimia – che nelle realtà aziendali più minute la posizione dell’imprenditore nei confronti della possibile destinazione del Tfr “non è sempre stata del tutto neutrale”.

Concludendo il Presidente ha ricordato “gli effetti positivi di un’azione diffusa e capillare, quale è stata realizzata anche attraverso campagne istituzionali, supportata da appositi interventi da parte dei Fondi, delle associazioni sindacali e datoriali e dalle stesse aziende di riferimento in alcune realtà nelle quali la raccolta delle adesioni ha dato risultati particolarmente positivi.

 

2. Disaggregando qualche dato (al 31.12.’07) presentato nella Relazione Covip per l’anno 2006 con riferimento ai soli Fondi pensione negoziali si nota:

 

Distribuzione delle aziende e degli iscritti per classi di addetti (2006)
 

Classi di addetti Aziende Iscritti
Tra 1 e 19 70,3 10,7
Tra 20 e 49    14,0 9,0
Tra 50 e 99 7,4 8,8
Tra 100 e 249 5,4  14,0
Tra 250 e 499  1,7  9,7
Tra 500 e 999 0,7  8,8
1000 e oltre   0,5 39,0

                                                                   

Distribuzione degli iscritti per classi di età
 

Classi di addetti Maschi Femmine Totale
Fino a 24 1,0 0,7 0,9
Tra 25 e 29  4,4 4,7 4,5
Tra 30 e 34 10,4 12,4 11,0
Tra 35 e 39 15,3  18,0 16,1
Tra 40 e 44  19,9 20,9 20,2
---      
Tra 55 e 59  8,9 6,1 8,1
Tra 60 e 64  1,3 0,9 1,2
  71,0 29,0 100,0

 

 

Fondi pensione negoziali. Oneri di gestione (%)
 

  2004 2005 2006
Spese/Patrimonio fine esercizio  0,46 0,46 0,44
 Gestione amministrativa  0,31 0,27 0,24
Gestione finanziaria 0,15 0,19 0,20

 

Cometa: Multicomparto e preferenze degli aderenti[4]

Denominazione comparto Tipologia % iscritti per comparto
2005 2006
 Monetario Plus   obbligazionario puro 6,9 10,7
Sicurezza  obbligazionario misto 11,1 10,9
Reddito obbligazionario misto 79,8 75,7
Crescita bilanciato 2,2 2,6

  

Composizione del portafoglio titoli per area geografica e per tipologia di comparto (2006, valori %)

  Monocomparto Multicomparto(totale 4 profili) Totale generale
Titoli di debito      
Italia 22,9 19,5 20,3
Altri area euro 41,6 44,5 43,8
Altri Unione europea  0,9 3,3 2,7
Usa 2,4 5,1 4,5
Giappone 0,2 0,7 0,5
Altri paesi Ocse 0,3 0,3 0,3
Altri non Ocse - - 0,2 0,2
Totale 68,4 73,7 72,4
       
Titoli di capitale      
Italia 3,2 2,3 2,5
Altri area euro 11,4 12,3 12,1
Altri Unione europea  4,5 2,3 2,8
Usa 8,1 6,6 7,0
Giappone 1,7 1,6 1,6
Altri paesi Ocse 2,6 1,1 1,4
Altri non Ocse 0,1 0,2 0,2
Totale 31,6 26,3 27,6

           

 Fondi pensione negoziali. Rendimenti pluriennali: settore e tipologia di fondo/comparto (valori netti)

Fondi/comparti 2003-06 2003 2004 2005 2006
Monocomparto 22,4 4,2 4,4 8,3 3,7
 Rendimento generale[5] 22,4 5,0 4,6 7,5 3,8
Rivalutazione Tfr[6] 10,8 2,8 2,5 2,6 2,4

                                  

3. I principali Fondi dei metalmeccanici (Cometa e Fondapi) hanno raggiunto risultati più che soddisfacenti[7].

Da notare, in particolare, che la quasi totalità delle adesioni consapevoli sono complete, ovvero riguardano sia il versamento del Tfr che il contributo del lavoratore.

Cometa, anche se ancora non  sono disponibili dati definitivi, ha realizzato oltre 140mila nuove adesioni consapevoli (!), portandosi a circa 450mila iscritti attivi[8] in totale (andranno poi, a fine ottobre, conteggiati i silenti, su cui mancano stime). Ciò significa che ha aderito al Fondo di previdenza complementare circa la metà della categoria  e che in questo semestre vi è stato un incremento che supera il 40%! Si tratterà poi, tra ottobre e novembre, di tirare le fila delle adesioni silenti, su cui  le stime sono particolarmente scarne (la previsione, con riferimento a Cometa, si aggira intorno a 30mila nuove adesioni (limitatamente al Tfr).

Fondapi[9], Fondo di previdenza complementare della piccola e media impresa, è passato da circa 23.500 iscritti a 38 mila (e a fine conteggio delle adesioni consapevoli sarà superata con ogni probabilità la soglia dei 40mila aderenti), con un incremento che supera il 60%.

A fronte di questo totale i lavoratori metalmeccanici[10] aderenti a Fondapi sono il 73,3% (27.271), seguiti dai chimici, 13,0% (4.822) e dai tessili (4,8%), 1.786. Ma, ripetiamo, si tratta di dati ancora provvisori, che subiranno a breve ritocchi verso l’alto. Da non sottovalutare l’incremento riguardante le aziende associate  che passano da 2.500 a 4.200.

Cooperlavoro dal canto suo segnala 40.500[11] adesioni al momento (15.09.’07) “caricate” (di questi circa 1.400 sono metalmeccanici distribuiti in 50 cooperative), cui se ne potranno aggiungere a conti ultimati circa 2.000[12]. Considerando che a fine 2006 si contavano 16.421 iscritti, l’incremento si colloca al  136%!

Artifond, che come abbiamo ricordato ha avuto l’autorizzazione alla raccolta delle adesioni solo a fine marzo 2007, conterà con ogni probabilità 10mila adesioni raccolte nell’ambito del primo semestre 2007.

 

4. Qualche considerazione conclusiva. Il processo generale di adesione ai Fondi pensione ha avuto in questo semestre un esito certamente positivo. Tuttavia si è potuto verificare che, per una pluralità di ragioni, si trattava di un processo complesso, non  esauribile nell’arco di un semestre. Il cambiamento culturale e materiale insito nell’adesione alla previdenza complementare richiede tempi lunghi ed una strumentazione che  andrà ancora attentamente valutata e arricchita. I lavoratori metalmeccanici delle diverse fasce d’età incontrano sulla loro strada diversi ostacoli prima di poter valutare con chiarezza lo strumento ancora nuovo della previdenza complementare di tipo negoziale (nonostante abbia 10 anni). I giovani “resistono” nel  sintonizzarsi all’argomento pensioni, avendo avanti a loro altre priorità, tra cui un mercato del lavoro incerto che poco favorisce le disponibilità economiche e piani a lungo termine. Inoltre Non è semplice acquisire corrette e complete informazioni nonostante la montagna di assemblee svolte e un certo numero di punti d’informazione dislocati nei territori.

Un’informazione distorta e parziale può portare, ad esempio, a credere che sia vantaggioso tenere il Tfr in azienda e a sottovalutare il danno che una mancata adesione produce in termini di accumulo di risparmio per l’integrazione  pensionistica. I meno giovani hanno acquisito una forte assuefazione al vecchio modello pensionistico (retributivo), pur non facendone più parte (contributivo), e quando aderiscono ai Fondi tendono a volte a considerarla come una forma di capitalizzazione piuttosto che di risparmio previdenziale.

Ciò nonostante aver acquisito l’adesione da parte di 450 mila metalmeccanici costituisce un indubbio, importante successo: il segno di un affidamento cui corrisponde una sostanza e anche una responsabilità per il futuro.

Il sindacato, confederale e di categoria, ha espresso un rilevante impegno per un’informazione consapevole dei lavoratori. E’ mancata però un’adeguata campagna informativa di tipo istituzionale, che pure c’è stata ma si è prevalentemente soffermata a segnalare il problema e le scadenze piuttosto che i contenuti e le possibili scelte. Le rappresentanze dei datori di lavoro  hanno collaborato, soprattutto là dove le relazioni sindacali hanno uno spessore e una tradizione consolidata: a ridosso delle imprese di medie e grande dimensione, nei territori  a maggiore vocazione industriale, nelle categorie dove la pratica degli accordi sindacali è più intensa.

La stessa Relazione Covip però ha posto in evidenza gli insufficienti risultati nella piccola impresa e nel sistema di rappresentanza collegato: un problema su cui non si potrà non intervenire.

Il tema della previdenza complementare, che pure ha un importante aspetto contrattuale, non può esaurire la sua importanza in questa dimensione, altrimenti il diritto alla previdenza complementare rischia di presentarsi per una delle due parti contraenti (il sistema delle aziende) come un costo (peraltro già “pesato” in fase di stipula del contratto nazionale), in quanto tale da disincentivare, con un conseguente danno previdenziale per il lavoratore.

Per il sindacato sussiste il non semplice problema di dare una positiva continuità alla propria azione (con una strumentazione non volontaristica), evitando di perdere energie in un azione di contrasto – nelle poche realtà ove questo accade -alla crescita della diffusione della previdenza complementare, contrasto che non solo danneggia lo sviluppo della previdenza complementare, ma  significa anche sottrarre impegno a favore di una corretta informazione. Dare continuità all’azione significa costruire nei territori competenze e strumenti d’informazione stabili; significa affrontare il problema di come raggiungere i lavoratori delle aziende non sindacalizzate, di quelle piccole e piccolissime, lavoratori che hanno diritto di costruirsi una pensione complementare. Occorrerà quindi valutare quali pressioni esercitare sulle istituzioni affinché questa platea ampia di lavoratori non resti esclusa dalla possibilità di esercitare un diritto.

Vi è poi il delicato tema dei silenti (ovvero coloro che non hanno espresso la propria volontà entro il 30 giugno ’07). Come si sa, il sindacato nei mesi scorsi ha fatto il massimo sforzo per favorire scelte consapevoli da parte dei lavoratori. Nelle aziende con almeno 50 dipendenti quelli che non hanno scelto il Fondo pensione vedranno il loro Tfr collocato presso Fondinps (pur non usufruendo del contributo datoriale). Nelle aziende fino a 49 addetti i lavoratori che non avranno scelto il Fondo pensione vedranno il proprio Tfr restare in azienda. Qui si intravede una zona grigia rispetto alla quale al momento mancano strumenti di verifica circa la (libera) volontà del singolo lavoratore. Come si è accennato mancano stime sull’ammontare dei silenti. La stima che circola, per la quale sarebbero il 5% del totale è certo bassa. Vorrebbe dire che la quasi totalità dei lavoratori delle aziende con massimo 49 addetti,  avrebbe espressamente fatto la scelta di lasciare il Tfr in azienda.

Nel corso dei mesi di ottobre e novembre, con gli adempimenti contributivi periodici, si vedrà la reale consistenza di questa porzione di lavoratori dipendenti.

Roma, 20 settembre 2007 

[1] Di questi 12,2 milioni (cui si potrebbero aggiungere 500mila lavoratori domestici), 4,150 mil. sono collocati nell’industria in senso stretto, 6,4 nel terziario e 1,15 nelle costruzioni.

[2] Artigiani, logistica, agricoltura, studi professionali.

[3] In questo modo il tasso di adesione si porta attorno al 23%(era 14,9% a fine 2006)

[4] Fondapi è attualmente impegnato nell’adozione del multicomparto e quindi nella selezione dei gestori (che saranno impegnati su tre profili d’investimento). I profili d’investimento, con esclusione di quello con garanzia, sono tutti impostati secondo principi etici. Il servizio sarà attivo a partire dal 2008.

[5] Compresi vari profili del multicomparto.

[6] Al netto dell’imposta sostitutiva introdotta a partire dal 2001.

[7] Per ulteriori approfondimenti sui dati relativi alla previdenza complementare si rinvia al sito della Covip: www.covip.it

[8] Va tenuto conto che oltre 130mila lavoratori metalmeccanici si sono nel frattempo iscritti, hanno raggiunto l’età del pensionamento e hanno quindi riscattato i propri versamenti e i relativi rendimenti.

[9] A questo, che è il primo dei Fondi di tipo intercategoriale, aderiscono ormai lavoratori facenti capo a 10 diverse categorie e quindi a 10 contratti  nazionali di lavoro.

[10] Di questi 27mila, 11.283 sono collocati in Lombardia e 9.236 in Emilia Romagna.

[11] I dipendenti Cgil aderenti al Fondo sono 6.402.

[12] Qui la valutazione sui possibili silenti, ancorché assai approssimata, si aggira intorno ai 4-5.000 aderenti.