“Il cilindro di Santoro”,

Rassegna sindacale n. 40 - 1-7 novembre 2007 

di Gianni Ferrante

 

Parlare male dei programmi televisivi d’inchiesta è un peccato. In tempi di veline e di bulimia televisiva dei politici gli approfondimenti  che escono dal “palazzo” hanno diversi pregi;  portano l’indagine  lì dove spesso il conformismo politico non arriva. Ma ogni regola ha le sue eccezioni e in tempi di  forte contrapposizione tra le stesse forze del centro-sinistra, il rischio di partecipare alla battaglia politica piuttosto che fornire gli strumenti per analizzarla è  forte.

E’ il caso della puntata di Annozero del 18 ottobre, settimanale d’attualità condotto da Michele Santoro, dedicata al tema della precarietà. La puntata,   che anticipa di due giorni la manifestazione promossa tra l’altro da Rifondazione e  Pdci,  segue di poco gli esiti della consultazione tra oltre 5milioni di lavoratori e pensionati sul Protocollo sul welfare. Una consultazione di grande significato che ha visto prevalere i sì al Protocollo con l’82, % dei consensi. Tra metalmeccanici il no ha invece prevalso di stretta misura con il 52% a favore.

Il binario principale della trasmissione si incanala quindi intorno ai temi sentiti della precarietà e del Protocollo, scegliendo tra l’altro di dare voce ai lavoratori di un’azienda metalmeccanica “del no”. I giudizi sul sindacato sono  impietosi, a tratti pesanti  con punte insultanti, ma, come  si dice, legittimi. Peccato manchi una voce a bilanciare il contraddittorio e non compaia nessuno a testimoniare le posizioni di quell’82% e delle scelte confederali.

Ma dalla precarietà e dalle argomentazioni contro il Protocollo improvvisamente  il programma cambia registro passando agli  investimenti finanziari dei fondi pensione. L’inviato srotola repentinamente un poster da cui si evince che il 46% degli investimenti di Cometa passerebbe per Mediolanum e che nessuno ne avrebbe informato i lavoratori:  si ottiene così  lo stupore e la riprovazione di chi guarda. Nessuno fa caso al fatto che quel 46% riguarda solo la metà di 1/11 dei gestori selezionati dal maggior Fondo negoziale dei metalmeccanici (oltre 450mila aderenti). Inoltre si aggiunge un’intervista fatta di spalle ad un gestore finanziario “indipendente” che parla con una voce artefatta, nemmeno si trattasse di un narcotrafficante. Il gestore dice cose che, oltre ad essere assolutamente opinabili, potrebbero essere tranquillamente dette a viso aperto, ma l’effetto da vicenda torbida è ottenuto.

In realtà volendo informare bisognava ricordare che Cometa attua una gestione multi comparto, basata su quattro diversi comparti d’investimento; che su ogni comparto insistono uno o più gestori a seconda dell’ammontare delle somme accumulate in ogni singolo comparto. Ogni gestore viene selezionato attraverso un bando pubblico ed è possibile indire una nuova gara ogni cinque anni. Tutti possono partecipare purché abbiano i requisiti richiesti. La banca che detiene  le somme versate dagli aderenti ha l’obbligo di controllare che l’attività d’investimento sia conforme alle leggi e alle regole imposte dal Fondo.

Quindi,  11 gestori finanziari distribuiti su quattro comparti d’investimento. Sul quarto, denominato “Crescita”, scelto da circa 11mila aderenti, la metà delle somme gestite è affidata a Duemme Sgr, società formata da due soggetti, uno dei quali è Mediolanun. In pratica significa che Duemme ha in affidamento  non più del 2% del patrimonio di Cometa, una somma assai lontana da quel 46% che si è voluto estrarre dal cilindro. Come ricorda Cometa in una nota: ”Speculazioni o valutazioni sulla proprietà azionaria dei gestori sono totalmente estranee alla logica del fondo unitario, per legge e per natura indipendente da qualsivoglia giudizio politico o di opportunità o preferenza, dovendo operare nell’esclusivo interesse del risparmio previdenziale e garantendo parità di accesso e di valutazione a tutti i potenziali partner”.

Per chiudere va ricordato che Cometa da quando è operativo l’investimento multi comparto (maggio 2005), nel comparto “Reddito”, bilanciato, frequentato da ben 230 mila aderenti, ha reso il 10,62% netto rispetto al Tfr con il 6,24%.