Mercato finanziario. Il vero accusato: la struttura dei controlli

Rassegna sindacale n. 5 - 7/13 febbraio 2008

Dietro lo scandalo di Société Générale

di Gianni Ferrante

 

Cosa dobbiamo aspettarci dopo lo scandalo da 4,9 mld che a fine gennaio ha colpito pesantemente il gruppo Société Générale? Di diventare ancor più appassionati cultori dei thriller finanziari? Oppure morbosi lettori di cronaca nera, che si fanno affascinare dalla versione romanzata dell’abile trader protagonista del caso - si tratterà di truffa, di abuso di potere o avidità?: probabilmente di tutti e tre! – aggiungendo così il nome di Jérome Kerviel alla schiera di coloro si sono resi celebri per spericolate frodi finanziarie, le gesta dei quali per l’occasione vengono rievocate dai giornali?

Questa volta i danni fortunatamente non sembrano aver avuto ricadute negative sui risparmiatori/investitori. La Società, dopo aver licenziato il trader, ha provveduto ad un aumento di capitale, per ripianare la perdita, corrispondente quasi all’intero utile del 2007. Il Gruppo – assicura SocGen - per il 2007 conseguirà comunque un risultato netto positivo.

Quindi solo una colpevole parentesi? Forse prima di passare oltre conviene soffermarsi ,e non solo, sul pesante danno, per dire così, d’immagine che l’evento provoca.

L’investimento finanziario non è più appannaggio solo di speculatori smaliziati e di ricchi con un di più da rischiare. Coinvolge – basti il caso della previdenza complementare – fasce sempre più numerose di lavoratori dipendenti, indotte a impiegare quote di risparmio con fini previdenziali nell’investimento finanziario.

Casi come quello della SocGen (per non parlare di casi meno recenti o di quello attuale della svizzera Ubs), ancorché privo di ricadute per gli investitori, generano un giustificato sentimento di diffidenza, non solo perché una volta alzato il velo spesso si scopre che c’è dell’altro, ma perché lasciano quasi sempre emergere la questione cruciale dei mancati controlli.

Se uno come Kervier può reiterare in tempi diversi ingenti speculazioni fuori dagli ambiti consentiti vuol dire che le responsabilità di chi ha compiti di controllo sono pressoché pari a quelle di chi stando nelle sale operative opera in prima linea. Ma – come ricorda Giuseppe Oddo su “Il Sole-24 Ore – “anche in questo caso i veri responsabili restano nell’ombra, come accadde per la Bnl di Atlanta nel 1986”.

Nel momento in cui cresce la platea di coloro che fanno ricorso al mercato finanziario, dando un importante alimento alla più generale attività d’investimento, diventa ancora più stringente la necessità di attuare controlli a tutti i livelli, di rendere trasparente il comportamento dei soggetti finanziari sia al loro interno sia verso i clienti istituzionali, sia da parte delle istituzioni preposte al controllo, il cui silenzio in questi anni è a volte risultato eccessivo.