Seminario nazionale Fim, Fiom, Uilm

I metalmeccanici e la previdenza complementare. L’esperienza e le prospettive di Cometa

 

Il Dibattito

 

Il dibattito seguito alla Relazione introduttiva si è aperto con l’intervento del presidente del Consiglio di amministrazione uscente di Cometa.

Giacinto Militello ha esordito richiamando alcuni punti forti dell’esperienza recente di Cometa, come la consistenza del patrimonio accumulato e la scelta del multicomparto.

In questo secondo caso si è trattato di un percorso complesso che, aldilà dell’intenso dibattito vissuto entro il Consiglio, ha permesso di realizzare un risultato di particolare importanza, anche per l’equilibrio raggiunto tra ipotesi iperprudenziali e scelte più esposte al rischio.

L’intervento si è poi inoltrato su quello che si voleva fosse il senso del seminario: guardare al futuro, costruendo innovazioni sia negli obiettivi che nel modo di lavorare.

In questo senso assume importanza l’avvio recente di una riflessione entro il Consiglio di Cometa intorno alla realizzazione di possibili prestazioni aggiuntive (sia a fronte di eventi negativi che in termini di servizi aggiuntivi).

L’interesse del Presidente si è quindi rivolto verso una questione fondamentale: pur nell’ambito delle rilevanti dimensioni di Cometa in termini di associati, le adesioni al Fondo hanno un andamento insoddisfacente; il saldo tra quelli che escono e i nuovi che entrano è negativo, sono ancora pochi i giovani che si iscrivono.

E a questo proposito, se è importante che attraverso l’azione sindacale si sia riusciti a respingere alcune ipotesi del governo (la decontribuzione e l’obbligo di adesione ai fondi pensione), così come è importante che le Confederazioni (Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confartigianato e Ugl) abbiano raggiunto un orientamento comune da sottoporre al governo a proposito dell’attuazione della Legge delega sulla previdenza complementare (di cui a oggi il governo non sembra aver tenuto conto), è anche vero che le risposte per il futuro della previdenza complementare negoziale vanno ricercate innanzitutto nelle convinzioni, nelle scelte interne alle organizzazioni sindacali. I temi su cui lavorare non mancano: dall’attività di investimento dei fondi pensioni, alla legge sul risparmio, alle tecniche innovative di gestione finanziaria nei fondi.

Tutto ciò spinge a un innalzamento della competenza tecnica all’interno dei fondi e da questo punto di vista un sostegno potrebbe ritrovarsi nell’adozione di criteri congiunti, unitari (e quindi non esercitati da ogni singola parte istitutiva) nella scelta dei Consiglieri con competenze professionali e finanziarie.

La Legge delega si orienta a introdurre maggiori principi di concorrenza e questo è positivo; stimola i Fondi negoziali stessi all’innovazione: ma non può essere accettato un principio che equipara meccanicamente strumenti che tra loro non sono uguali. Nel caso di Cometa, per fare un esempio, il lavoratore è socio, non cliente, come avviene nel caso di una banca o di un’assicurazione.

Militello, sulla basa anche delle considerazioni fin qui svolte, ha concluso ricordando l’importanza di introdurre una modifica statutaria che dia all’Assemblea facoltà di proposta e non solo di ratifica o rigetto di quanto le viene sottoposto.

Marcello Messori (economista ed ex presidente di Mefop, l’organismo tecnico-scientifico di supporto ai fondi pensione) ha svolto il suo intervento utilizzando come chiave di lettura una coppia di termini: competenza e rappresentanza. E in funzione dell’accrescimento delle competenze ha sostenuto l’utilità di un ampliamento del ruolo dell’Assemblea attraverso la facoltà di questa di formulare proposte e non solo di approvare o meno quelle avanzate dal CdA.

Messori ha proseguito soffermandosi sull’importanza di stabilire regole nei processi di scelta dei gestori e nel percorso di costruzione dell’Asset Allocation (strategia d’investimento). Ma tali regole non possono essere rigide, devono mantenere un margine di discrezionalità che ha ragion d’essere solo nel momento in cui, ad esempio, il processo di selezione dei gestori si è ristretto a una piccola rosa di candidati: sarebbe invece grave se la discrezionalità di applicasse a una rosa ampia di concorrenti.

Va inoltre tenuto presente che il peso della strategia d’investimento (che vede protagonista il CdA) è assolutamente maggioritario rispetto a quello che possono esercitare i gestori finanziari nel momento in cui comprano e vendono titoli (azione tattica d’investimento). Se i pesi sono così distribuiti, occorre essere coscienti che nei CdA non è facile trovare le competenze adeguate: se ne rileva più l’assenza che la presenza. Una competenza adeguata può tra l’altro porre meglio al riparo dai tentativi di manipolare l’Asset allocation con frequenza o con eccessiva discrezionalità. Occorre in sostanza darsi regole chiare ma flessibili.

In termini di rappresentanza occorre superare il vincolo per cui oggi si possono immettere nei Consigli solo rappresentanti sindacali che abbiano i requisiti di idoneità previsti (in pratica solo quei sindacalisti che hanno partecipato ai CdA nella fase fondativa). Tale vincolo irrigidisce le presenze, non facilita rotazioni e sostituzioni.

In conclusione, una prospettiva che innalzi il livello delle competenze comporta anche maggiori responsabilità per l’insieme della struttura interna del Fondo e per il Direttore generale.

Il terzo intervento è stato di Maurizio Benetti, componente il CdA di Cometa, il quale ha esordito ricordando quali siano, nella pratica concreta, i criteri sostanziali che si seguono per comporre l’Assemblea e i Consigli (strutture che risultano entrambe espressione delle parti istitutive). Se si tiene conto di questi dati non è facile pensare che l’Assemblea possa poi sentirsi svincolata nelle decisioni di voto e di proposta.

Anche Benetti, come altri in precedenza, ha constatato i limiti (da superare) posti dagli attuali vincoli all’eleggibilità dei Consiglieri di estrazione sindacale. E proseguendo su questi aspetti ha rilevato l’inesistenza di particolari ostacoli a eleggere in modo condiviso i Consiglieri “tecnici” (superando il criterio secondo cui ognuno elegge i propri): su questo l’Assemblea del Fondo può decidere in autonomia, senza vincoli di legge.

Interagendo con alcune affermazioni di Messori, Benetti ha ricordato come nell’ambito del Consiglio di amministrazione, il processo di selezione dei gestori finanziari abbia visto un ruolo primario della Commissione finanziaria (composta dai Consiglieri più competenti sulla materia) e come sia stato quindi valorizzato il ruolo degli specialisti.

L’intervento si è poi concentrato sul tema spinoso delle adesioni, a partire dalla constatazione che da due anni i riscatti (ovvero le uscite dal Fondo) sono stati superiori ai nuovi ingressi. Certo, le organizzazioni sindacali hanno fatto bene a respingere l’obbligatorietà nell’iscrizione ai Fondi, ma occorre riflettere su quale potrà essere la prospettiva, in termini di adesioni, nelle pmi e nell’artigianato: qui c’è il rischio forte che i datori di lavoro scoraggino i lavoratori a iscriversi ai fondi pensione. Infatti i riferimenti delle organizzazioni sindacali si rifanno sempre alla grande impresa, dove c’è sindacalizzazione e ci sono i delegati e ci si dimentica delle realtà minori, che poi sono la maggioranza.

Tra i temi richiamati nella Relazione introduttiva c’è stato quello delle prestazioni accessorie: qui occorre innanzitutto approfondire – ha proseguito Benetti – se si tratta di opportunità che Cometa può mettere a disposizione di chi lo richieda o se si tratta di strumenti che verrebbero estesi all’intera platea degli iscritti (prevedendo quindi una qualche forma di mutualità).

In tema di investimenti effettuati dal più grande Fondo dei metalmeccanici è stato ricordato come su 100 euro (ipotetici) investiti in titoli di capitale, solo una parte esigua di questi venga di fatto investita in titoli italiani: ciò pone problemi che andrebbero approfonditi. E per restare in quest’ambito, Benetti ha anche richiamato il tema ampio del diritto di voto. Infatti è il Fondo ad essere titolare delle azioni acquistate; spetta quindi ad esso costruire possibili percorsi e criteri ( a maggior ragione man mano che crescerà il patrimonio di Cometa) per esercitare questo diritto nelle assemblee degli azionisti.

In merito agli incentivi fiscali il Consigliere ha espresso le proprie perplessità circa la loro utilità. Essi infatti finiscono per agire in modo inversamente proporzionale: se ne avvantaggiano coloro che hanno un più alto reddito e restano sfavoriti i redditi più bassi e coloro che hanno rapporti di lavoro meno garantiti: meglio sarebbe trovare una soluzione che avvantaggiasse questi ultimi.

 

Il dibattito è proseguito con la comunicazione di Alessandro Falcione, attuario e componente della Consulta previdenziale Uil, il cui testo riportiamo a parte.

 

E’ poi intervenuto Roberto Santarelli, vice presidente del CdA di Cometa e vice direttore di Federmeccanica. Il rappresentante dei datori di lavoro ha esordito esprimendo soddisfazione per questo avvio di riflessione. Pochi anni addietro non esisteva un punto di incontro tra mondo della finanza e mondo del lavoro: oggi questo rapporto esiste e ci si inizia a porre interrogativi più sofisticati.

Si è fin qui percorso in modo positivo un tratto di cammino importante, tanto che la stessa Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) riconosce che i Fondi negoziali hanno realizzato migliori rendimenti - con minori costi per il contribuente - dei Fondi aperti, strumenti professionalmente gestiti da banche e assicurazioni.

Oggi la Legge delega e i decreti attuativi che il governo si accinge a varare vanno nella direzione di una profonda rivisitazione della legge n. 124 del ’93, la legge istitutiva dei fondi pensione. Quell’impostazione viene oggi sottoposta a stress e mentre si introducono regole che vogliono garantire la concorrenza, si fa confusione tra secondo pilastro (previdenza negoziale) e terzo pilastro (polizze individuali), pilastro quest’ultimo peraltro già individuato da una legge (la n.47) del 2000.

Santarelli ha ribadito come vada conservata la centralità del ruolo della contrattazione: principio affermato a chiare lettere (e condiviso) nel documento comune sottoscritto a metà febbraio dalle Confederazioni (Confindustria compresa). E il punto di approdo di questo documento comune costituisce un fatto importante, per niente scontato, per quanto riguarda il versante delle rappresentanze dei datori di lavoro.

Guardando al futuro è importante che Fim, Fiom e Uilm abbiano aperto una riflessione sulle prospettive: altrettanto si dovrà fare in casa Federmeccanica, per poi confrontarsi insieme.

Su alcune questioni di merito Santarelli ha espresso giudizi differenziati:

 

-    sul ruolo dell’Assemblea occorre riflettere su ambiti e materie sulle quali potrebbe essere possibile ampliare le competenze di quell’organismo (validi – secondo il vice presidente - i richiami espressi da Benetti a riguardo);

-    perplessità maggiori sull’eventualità di scegliere di comune accordo i Consiglieri tecnici: questa componente del Consiglio è stata già valorizzata nel processo di selezione dei gestori; occorre quindi riflettere su quali possano essere le modalità più idonee e/o innovative per scegliere i tecnici;

-    in merito al rapporto tra il Fondo e la gestione finanziaria Santarelli ha ricordato come tra gli obiettivi principali della previdenza complementare non vi fosse solo quello di garantire in modo efficace un’integrazione pensionistica, ma anche quello di creare un investitore istituzionale che consentisse nel medio - lungo periodo delle ricadute positive in termini di sviluppo del sistema industriale. E’ quindi legittimo chiedersi se i Fondi pensione si stiano muovendo in questa direzione. In realtà questa prospettiva non è favorita dalla debolezza del sistema industriale proprio nei comparti più esposti alla concorrenza; inoltre pesa negativamente la ristrettezza del mercato azionario italiano, con l’effetto indesiderato che si rischia di finanziare la concorrenza più che le imprese italiane.

 

Santarelli ha concluso con un invito, a proposito delle prestazioni accessorie, a procedere con cautela, per non correre il rischio di appesantire in modo eccessivo i compiti dei Fondi pensione negoziali.

 

Il dibattito è proseguito con l’intervento di Daniele Cerri, Coordinatore nazionale Cgil sulla previdenza complementare (che ha sostituito Morena Piccinini, impegnata in incontri con il governo proprio sulle materie oggetto del seminario).

Cerri ha fornito un resoconto in presa diretta sull’incontro avuto dalle organizzazioni sindacali con il governo nel corso della mattina a proposito del decreto attuativo della Legge delega sulla previdenza. Si è trattato di un incontro difficile - ha detto l’oratore - in cui è risultata chiara la scelta del ministro Maroni (e del governo) di ridurre lo spazio alla contrattazione collettiva. Un indirizzo che si realizza attraverso un maggiore spazio concesso al mercato, ovvero attraverso l’equiparazione piena di strumenti che in realtà sono diversi tra loro. E’ così risultata vanificata, per il momento, la speranza che il governo tenesse conto dell’Avviso comune raggiunto unitariamente dalle Confederazioni sindacali e da quelle datoriali e che quindi il confronto partisse da lì.

Il decreto attuativo proposto dal governo invece rivede aspetti fondamentali della legge n.124, abolisce le gerarchie tra le diverse forme previdenziali, cancellando la quasi totalità delle distinzioni.

L’orientamento è quello di impegnare tutto il Tfr maturando nei fondi pensione (non esisterà più quindi la quota del 40%) e la quota del lavoratore, quella dell’azienda e il Tfr saranno trasferibili verso una qualsiasi delle forme previdenziali previste (fondi negoziali, fondi aperti, polizze individuali).

Il governo dall’incontro pensava di ottenere (già oggi) un via libera che consentisse ad Ania ed Abi di cominciare a operare concretamente (cosa che qualche assicurazione o banca ha scorrettamente cominciato a fare, nonostante che il decreto non sia stato varato). In realtà ci sono elementi che non sono assolutamente equiparabili: trasparenza di funzionamento e tipo di governance sono differenti, così come a oggi non sono equiparabili i vincoli di permanenza e i costi amministrativi per l’iscritto. Nei piani individuali, ad esempio, c’è l’obbligo di pagare all’inizio del periodo contributivo tutti i costi amministrativi relativi all’intera durata prevista del piano pensionistico (un bel problema nel momento in cui l’iscritto volesse trasferirsi in un altro fondo).

Aldilà di questi problemi sostanziali, non ultimo, c’è quello del diritto all’informazione dei lavoratori dipendenti. Il governo ha di promesso una campagna del tipo “pubblicità progresso”.

In conclusione, l’esponente Cgil ha ricordato che occorre avere un quadro completo della normativa che verrà prospettata e che comunque il sindacato non potrà rinunciare al ruolo prioritario della contrattazione collettiva. Si tratta quindi di affermare il ruolo prioritario della previdenza complementare collettiva di tipo negoziale, partendo dai punti individuati nell’Avviso comune delle Confederazioni e non dal decreto governativo.

Di fronte a un quadro così complesso e preoccupante occorre rilanciare il dialogo con i lavoratori, coinvolgendoli nei possibili esiti di questa vicenda, producendo iniziative in grado di evitare un risultato sfavorevole.

 

Fausto Durante, della Segreteria nazionale della Fiom, nel tirare le fila del dibattito ha esordito registrando la non piena convinzione dei gruppi dirigenti del sindacato nel sostegno allo sviluppo della previdenza complementare. Con l’iniziativa odierna – fatto importante – si è ripreso a ragionare sulla prospettiva, sul bisogno di rilanciare l’iniziativa su questa materia. E’ quindi necessario ritrovare lo spirito del ’98, quando si fece una campagna a tappeto per lanciare la previdenza complementare negoziale. Non si può pensare ancora oggi che si possa vivere sugli allori della fase pionieristica.

Alla fine del mandato di questo Consiglio di amministrazione va inviato un sincero ringraziamento a tutti i Consiglieri, ai Revisori, alla struttura del Fondo e in particolare al presidente Giacinto Militello per la passione e la dedizione con cui ha svolto i propri compiti in questi tre anni e portato a termine un passaggio innovativo sostanziale, il multicomparto.

Il Cda, anche nella fase conclusiva del proprio mandato, potrà iniziare a ragionare sugli spunti importanti offerti da questa iniziativa. E ciò a maggior ragione proprio perché la struttura e gli organismi del Fondo non possono fondarsi sull’entusiasmo della fase di avvio: è necessario un potenziamento e l’apertura di riflessioni su nuove tematiche.

Occorre inoltre intervenire sul sistema di votazione in occasione del rinnovo dell’Assemblea. Per tre volte abbiamo agito in deroga al sistema dei seggi nei luoghi di lavoro (adottando il voto postale): occorre trovare soluzioni che alzino il livello di partecipazione al voto, magari facendo ricorso a sistemi misti (seggi in azienda, schede distribuite e raccolte dall’azienda nelle piccole imprese, ricorso al voto elettronico).

Occorre riprendere – dopo anni di conflittualità - i rapporti tra le parti istitutive, anche per produrre accordi che razionalizzino e migliorino il funzionamento del Fondo. Rilanceremo la richiesta contrattuale di un’ora retribuita annuale di assemblea sul posto di lavoro dedicata alla previdenza complementare.

Al fine di accrescere le adesioni occorre migliorare il rapporto tra Cometa e gli iscritti (comunicazione ed efficienza amministrativa), tra Cometa e le parti istitutive (canali di dialogo più stabili). Occorre in sostanza esaltare il fatto che l’iscritto a Cometa (o a Fondapi) non è un numero, è un lavoratore che ha bisogno di avvertire un diverso rapporto umano, diverso da quello che può trovare in una banca o in un’assicurazione.

Ma vi sono anche altre questioni da affrontare: è importante, ad esempio, ottenere risultati superiori al rendimento del Tfr (anche se il confronto diretto è parzialmente valido). Se è vero – come è stato ricordato – che il successo finanziario dipende in modo quasi pieno dalla strategia (più che dalla tattica) di investimento, occorre concentrarsi su questo argomento e riflettere a fondo. Sono necessarie competenze di alto profilo e un loro uso ottimale.

Infine occorre trovare soluzioni per coinvolgere nella previdenza complementare negoziale i lavoratori con rapporti di lavoro non a tempo indeterminato.

Per fare tutto ciò occorre incontrare una più fattiva collaborazione da parte del sistema delle imprese (rispetto del diritto all’iscrizione, rispetto del dovere di contribuzione), un rapporto più stretto tra sindacato e rappresentanze dei datori di lavoro.

Nel corso degli anni che ci sono alle spalle abbiamo avuto tanti motivi di divisione, ma sulla previdenza (su Cometa e Fondapi) abbiamo conservato un rapporto unitario costante: lavoriamo per valorizzare questo patrimonio comune.

 

Le sintesi degli interventi - a cura di G. Ferrante - non sono state riviste dagli autori.

Per ragioni di spazio diamo conto solo degli interventi preventivamente programmati dal seminario.