Rosario RappaIl Gruppo Finmeccanica dopo la riorganizzazione dirigenziale. Intervista a Rosario Rappa

 

Nell’ottobre 2004 Domenico Testore, amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica, viene sostituito da Pier Francesco Guarguaglini, al cui fianco viene nominato Gianni Castellaneta, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei ministri.

In pratica viene completamente riorganizzata la struttura di vertice del Gruppo.

Cosa comporterà questo riassetto dirigenziale per i lavoratori e il Gruppo, lo abbiamo chiesto a Rosario Rappa, responsabile della Fiom per Finmeccanica.

 

Cosa provocano, concretamente, i cambiamenti in atto in Finmeccanica, con l’accentramento dei poteri e il ricambio dirigenziale?

Con il passaggio da holding finanziaria a holding industriale deciso dal consiglio di amministrazione di Finmeccanica del 14 ottobre 2004, si avvia un’operazione significativa, la cui portata, da un punto di vista delle ricadute concrete, resta in parte ancora da verificare. Fin da subito si è reso evidente il maggiore accentramento decisionale nelle mani del presidente Guarguaglini e di conseguenza un’influenza maggiore e più diretta sulle scelte delle singole aziende del gruppo da parte dell’azionista di riferimento. Una situazione accentuata dal forte ricambio nei gruppi dirigenti, che seppure sostanzialmente basato su spostamenti interni al gruppo, di fatto accentua gli effetti dell’accentramento del potere di controllo.

In che modo le relazioni sindacali risentono di questo nuovo assetto aziendale?

Una prima conseguenza, visibile anche in sede di contrattazione aziendale, è il maggiore controllo che Finmeccanica sulle contrattazioni aziendali in corso. Si conferma l’intenzione di Finmeccanica di ridimensionare il ruolo delle Rsu e dei coordinamenti e una visione delle relazioni sindacali come mere informative (per altro non sempre tempestive), nei confronti delle segreterie nazionali, secondo un modello in cui il sindacato è chiamato semplicemente a ratificare le scelte aziendali. Un modello di relazioni che tuttavia trova, sicuramente da parte della Fiom, una netta opposizione.

La riorganizzazione del Gruppo servirà anche a definire maggiormente i confini tra i settori?

Le ricadute del riassetto del gruppo sui perimetri aziendali, alcuni dei quali sono in via di ridefinizione, non sono ancora del tutto chiare. Se da un lato l’operazione “Finmeccanica 2” , sembra definitivamente accantonata, di fatto la ridefinizione dei perimetri sembra orientarsi maggiormente verso le attività militari (ad esempio Elsag viene inserita nel settore dell’elettronica per la difesa e quindi nel core business del gruppo) e restano tutti da verificare gli effetti sulle aziende tradizionalmente legate alle attività civili.

La politica industriale di Finmeccanica, nei cui assetti proprietari compare anche lo Stato per un terzo del capitale, appare sempre più indirizzata verso un’alleanza con gli Usa…

Volendo analizzare le scelte di politiche industriali del gruppo nell’ottica dello spostamento verso le attività di tipo militare, è chiaramente visibile la forte influenza determinata dalle scelte del governo in materia di politica estera. Ad oggi non sembra esserci sufficiente attenzione alla partecipazione a programmi europei.

Ma Finmeccanica vende gli elicotteri a Bush, il capo della prima potenza militare al mondo…

Indubbiamente il fatto che il velivolo Us-101 prodotto da Agusta Westland abbia vinto la gara per la produzione degli elicotteri per il presidente degli Usa, fa apparire questa strategia come una scelta potenzialmente vincente. Va qui però sottolineato che la qualità del prodotto non nasce in modo estemporaneo, ma è frutto di investimenti del passato in ricerca e sviluppo a sostegno di una politica industriale efficace e lungimirante. Attualmente invece, l’impianto dato dalle leggi sulla ricerca scientifica – la 808 del ’95, la 421 del ’96 e, per ultima, la 388 del 2000 – risulta depotenziato dall’assenza di finanziamenti, rischiando di compromettere le possibilità di ripetere in futuro simili successi dei prodotti dell’industria italiana sui mercati internazionali.

A questo si aggiunge il fatto che nell’ultima finanziaria i finanziamenti per la difesa sono stati sensibilmente ridotti. Contrariamente a quanto avviene in Italia, sia a livello internazionale, che in molti paesi europei, la politica industriale nel settore aerospaziale è caratterizzata invece da forti investimenti pubblici, come del resto viene auspicato dal libro bianco dell’UE sul piano di azione per una politica spaziale europea.

Le attuali scelte di Finmeccanica danno garanzie per il futuro del Gruppo?

Complessivamente è possibile affermare che le attuali scelte di Finmeccanica, rischiano di sbilanciare uno sviluppo dinamico ed una efficace integrazione delle aziende del gruppo, soprattutto in vista di un’eccessiva concentrazione sul settore militare. Come la Fiom ha sempre sostenuto, se questo tipo di orientamento può risultare più remunerativo nell’immediato, a lungo andare una reale garanzia dell’andamento del gruppo otterrebbe maggiori garanzie dal mantenimento di un assetto duale, in cui le attività civili possano compensare le possibili oscillazioni del mercato dei prodotti militari, avviando al contempo un processo graduale di riconversione verso il civile.

 

Fiomnet, 24  febbraio 2005