Lo spazio, scelta strategica per l’Europa È giunto il momento di conferire alle attività spaziali un posto al centro del processo di costruzione europea. Il settore spaziale è un settore strategico nella competizione globale e ciò è dimostrato dal fatto che sia paesi leader, Usa e Russia, che paesi emergenti Cina, India e Brasile puntino allo sviluppo del settore spaziale per conquistare un posto di rilievo nello scacchiere geopolitico internazionale. Inoltre l’industria spaziale mondiale (che vale solo lo 0,2 % del pil mondiale, circa 70 miliardi di euro) crea un indotto con un valore pari a 6 volte quello dell’industria stessa e i settori che beneficiano di forti ricadute valgono ben il 22 % del pil mondiale, circa 8000 miliardi di euro. L'Europa ha bisogno di una politica spaziale ampliata, alimentata da finanziamenti pubblici, che permettano di sfruttare gli speciali vantaggi della tecnologie e applicazioni spaziali a sostegno delle politiche e finalità dell'Unione europea: crescita economica più rapida, creazione di posti di lavoro, supporto tecnologico all'ampliamento dell'Unione (eliminazione del digital divide), sviluppo sostenibile (bassi investimenti, non inquinanti, non energivori), migliore sicurezza e difesa (navigazione satellitare, controllo e osservazione del territorio) prevenzione ambientale (monitoraggio continuo dei fenomeni ambientali). Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi in accordo con le conclusioni della conferenza di Lisbona e il "Libro Bianco" della Commissione europea sulle attività spaziali, l'Unione europea deve prevedere un aumento della spesa complessiva a medio e lungo termine per sviluppare la tecnologia, le infrastrutture e le applicazioni spaziali e per sostenere la ricerca e sviluppo. La mancanza di tale intervento esporrebbe l'Europa al declino sia della sua capacità di essere un soggetto spaziale autonomo (a tutto vantaggio della aggressiva politica spaziale degli Usa conosciuta con il nome di "Space Dominance") che delle sue industrie spaziali di punta. I dati del divario di investimenti nel settore spaziale fra Usa ed Europa sono impressionanti: - Usa: 0,5% del pil (43 miliardi di euro); - Europa: 0,06% del pil (6 miliardi di euro pari ad 1/8 degli Usa). Ancora maggiore è il divario degli investimenti nel settore della Difesa spaziale: - Usa: 14 miliardi di euro; - Europa: 0,7 miliardi di euro (pari a 1/20 degli Usa). Per ridurre questo gap finanziario, che si traduce anche in un gap tecnologico a causa dei bassi finanziamenti alla ricerca e sviluppo, è necessario che l'Unione europea predisponga un Piano spaziale europeo (2007/2013) con un tasso di crescita, aggressivo e ambizioso, del 4,6% annuo rispetto agli investimenti pubblici nel 2004 (5,4 miliardi di euro). Ciò è coerente con le esigenze individuate nel "Libro Verde" sulle attività spaziali e garantirebbe all'Unione europea: 1) Lo sviluppo delle applicazioni nei campi della sicurezza e difesa che, dopo l'ampliamento a 25 stati dell'Unione, sono diventati di massima priorità. 2) L'accesso autonomo allo spazio. 3) Consolidamento e sviluppo nel Telerilevamento, Navigazione e Telecomunicazioni. 4) Sviluppo dell'esplorazione spaziale, e delle scienze spaziali e maggiore utilizzo della Iss (International space station). 5) Maggiori investimenti in R&d che consentono di aggiornare le competenze/capacità dell'industria europea nella sfida per il futuro. Vi sono altri due aspetti importanti nella Politica spaziale europea che vogliamo portare all'attenzione della commissione: 1) La politica spaziale non può essere affrontata con le classiche regole della competizione economica. Il satellite è un prodotto diverso da tutti gli altri manufatti. Necessita di un lungo periodo di sviluppo, è sottoposto a rigidi standards di sicurezza e qualità e la produzione è limitata a 1-2 esemplari per contratto. Di fatto l'industria spaziale è ancora un grande laboratorio di ricerca e sviluppo. Per questi motivi richiediamo che le regole sulla competizione siano rese più flessibili per l'Industria spaziale europea (come lo sono di fatto negli Usa). 2) Riteniamo che il metodo del "ritorno geografico" (juste retour) sia ancora oggi la migliore soluzione per garantire un'equilibrata suddivisione delle commesse europee fra i 25 stati membri dell'Unione.
Accordo Alcatel - Finmeccanica L'Industria spaziale europea occupa circa 35.000 addetti, la metà dei quali nel settore dei satelliti/sistemi. Al momento sono presenti tre gruppi principali: 1) Eads attraverso la sua controllata Astrium (7000 addetti) 2) Alcatel attraverso la sua controllata Alcatel space (5400 addetti) 3) Finmeccanica attraverso le sue controllate Alenia spazio (2200 addetti) e Telespazio (1000 addetti) A gennaio 2005 Alcatel e Finmeccanica hanno raggiunto l'accordo di fondere le loro attività spaziali creando 2 società Alcatel-Alenia space nel settore manifatturiero e Telespazio nel campo dei servizi per un organico complessivo ad oggi di 8600 lavoratori. Entrambe le società nel periodo 2001-2004, a causa della crisi recessiva del settore spaziale mondiale, hanno ridotto di ben 2400 unità la loro forza lavoro. Facciamo notare che con l'uscita di 2400 lavoratori si sono perse specifiche competenze e capacità professionali difficilmente ripristinabili. Per queste ragioni vogliamo affermare con forza che non permetteremo che questa fusione fra Alcatel e Finmeccanica nel settore spaziale diventi l'occasione per un ulteriore taglio occupazionale. Richiediamo il mantenimento dei livelli occupazionali, delle competenze professionali e dei vari siti industriali distribuiti in Francia, Italia, Spagna, Belgio e Germania. Questa fusione deve rappresentare l'occasione per le nuove società di incrementare e sinergizzare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo con l'obbiettivo di accrescere le competenze professionali dei lavoratori che rappresentano il vero capitale aziendale. In ogni caso come sindacati vogliamo che gli investimenti pubblici dell'Unione europea non siano usati dall'industria solo per accrescere i profitti ma soprattutto debbano essere reinvestiti in ricerca, innovazione tecnologica e in formazione professionale con l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro stabile, ossia a tempo indeterminato.
Dialogo sociale A oggi le rappresentanze sindacali non sono state informate né sul piano industriale, a breve e medio termine, delle nuove società spaziali né sui contenuti dell’accordo firmato da Alcatel e Finmeccanica. A valle di questa grave mancanza di informazioni le rappresentanze sindacali sollevano alla Commissione europea la legittima preoccupazione sulla credibilità delle notizie giornalistiche fin qui ricevute e in ultima analisi sull’impegno al mantenimento degli attuali livelli occupazionali. In conclusione richiediamo che si stabilisca una procedura che definisca e fissi coerenti modalità di contatto fra le aziende e i sindacati transnazionali, che garantisca alle rappresentanze sindacali un tavolo di confronto, con cadenza semestrale, per verificare lo stato di applicazione dell’accordo e di sviluppo delle nuove Società spaziali.
Fim, Fiom, Uilm nazionali Alcatel (Ecid) Segreteria Fem Roma, 18 aprile 2005 |