Documento delle Segreterie nazionali Fim Fiom Uilm inviato all’on.le Letta, on.le Moratti, on.le Marzano, Prof. Vetrella e per conoscenza alla Finmeccanica

 

Elementi di sintesi relativi alle problematiche di Alenia Spazio

 

Premessa

L’Italia è uno dei pochi Paesi a livello mondiale a poter vantare una propria autonoma industria spaziale, in grado di progettare, produrre, mettere in orbita e gestire sistemi satellitari anche complessi.

Solo otto Paesi al mondo vantano tale capacità; in Europa – dopo il ritiro dal settore della Gran Bretagna, uscita recentemente da Astrium– le nazioni “Spaziali” sono rimaste tre: Italia – Francia – Germania.

Continuare a presidiare con una propria industria nazionale il comparto Spaziale sia in rapporto alla prevista ripresa della domanda a livello mondiale, - sia al possibile aumento della domanda “continentale” a seguito dell’allargamento da 15 a 25 Paesi della Comunità Europea – risulta essere strategico.

Lo Spazio tra l’altro costituisce al momento uno dei pochissimi settori a tecnologia avanzata in cui il nostro Paese – che negli ultimi decenni si è ritirato da molti comparti dell’high-tech perdendo posizioni nell’ambito della competizione internazionale – ha mantenuto un presidio significativo, sviluppando competenze e capacità tecnologiche a livello sia sistemistica che sottosistemistico.

L’industria spaziale è ritenuta uno degli elementi strategici di un Paese avanzato sia quale fattore primario di sviluppo della ricerca e della tecnologia sia in quanto strumento per la realizzazione di sistemi applicativi ormai indispensabili per garantire la sicurezza della comunità  in tutti i suoi aspetti: politici, economici, militari ed ambientali (dalle telecomunicazioni avanzate alla meteorologia, al  monitoraggio ambientale e alla navigazione).

Di ciò è testimonianza il crescente e concreto interesse che nei confronti dello spazio sta manifestando l’Unione Europea che, con la elaborazione in corso del White Paper dopo la fase preliminare del Green Paper, ha in fase avanzata la definizione di una politica spaziale comunitaria e sta avviando la realizzazione di ulteriori infrastrutture spaziali europee oltre il sistema europeo di navigazione Galileo (l’infrastruttura GMES per il monitoraggio e l’osservazione e il nuovo  sistema europeo di comunicazioni avanzate).

 

Alenia Spazio: campione nazionale del settore

In tale quadro l’Alenia Spazio rappresenta  tradizionalmente la realtà di gran lunga più significativa dell’industria  manifatturiera spaziale del Paese (oltre il 75% in termini di fatturato ed occupazione)  e l’unica in grado di consentire un adeguato posizionamento dell’ Italia sui grandi programmi di respiro internazionale.

Alenia Spazio può svolgere un ruolo di primo livello per le eccellenze che esprime nell’ambito internazionale nei settori delle telecomunicazioni avanzate (sottosistemi R.F. e antenne), del telerilevamento (sistemi radar), dei satelliti scientifici e dei sistemi di infrastrutture orbitanti e trasporto spaziale. Alenia Spazio è una del ristretto numero delle aziende mondiali in grado di sviluppare e realizzare sistemi spaziali completi, comprendendo anche la possibilità di fornire servizi di supporto tecnico e logistico tramite la società ALTEC di cui Alenia Spazio è principale azionista; essa deve essere quindi ritenuta un vero asset per il Paese.

Negli ultimi anni Alenia Spazio è entrata in una situazione di crisi, innescata principalmente dall’andamento negativo del mercato spaziale globale che – in conseguenza della flessione dell’economia mondiale agli inizi del presente decennio – ha interessato sia la domanda commerciale (i lanci dei satelliti geostazionari per telecomunicazioni sono crollati dai 25 del 2001 ai 7 nel 2002) che, per le problematiche di finanza pubblica, gli investimenti istituzionali, che costituiscono la componente dominante della domanda spaziale in tutto il  mondo.  

Lo sfavorevole andamento della domanda si è pesantemente riflesso su Alenia Spazio che ha registrato una significativa flessione sia dei ricavi (in valori reali) che delle ore dirette: la contrazione (dati 2002 rispetto al 2001) ha superato il 10% (le ore dirette sono scese da 3.600.000 a 3.200.000; il valore nominale dei ricavi da 535 milioni di euro a 500). Il perdurante stato di crisi ha reso inevitabile dar luogo a dolorosi interventi di riduzione degli organici per riadeguare il dimensionamento degli stessi ai più bassi livelli dei volumi produttivi nel breve-medio periodo.

In tale situazione le Organizzazioni Sindacali responsabilmente hanno sottoscritto nell’ottobre 2002 un accordo, integrato, per il perdurare della crisi, da un successivo accordo nel luglio 2003, che complessivamente  prevedono  per Alenia Spazio e la sua controllata Laben un piano di riduzione degli organici per 600 addetti entro il 31 dicembre 2004 e un contestuale ricorso alla CIGO esteso  a tutti gli addetti.

Tali accordi si fondano sul piano industriale presentato dalla Direzione aziendale che,  allo scopo del rilancio  della Alenia Spazio con il recupero della sua  produttività e competitività, configura il riassetto dell’azienda e la riprogettazione della sua struttura organizzativa, in funzione del miglioramento dei processi produttivi gestionali.

Con i medesimi  accordi è stato perseguito il duplice obiettivo, da un lato di  gestire il riadeguamento degli organici dai complessivi 2800 del 31 dicembre 2001 ai 2200 previsti a fine 2004 in un quadro che vede  l’assenza di conflitti all’interno dell’azienda, soprattutto avvalendosi di strumenti più “indolori” (quali mobilità lunga, mobilità breve, ed esodi agevolati), dall’altro di salvaguardare il patrimonio di competenze professionali e il sapere aziendale diffuso, che in passato hanno largamente determinato i positivi risultati acquisiti dall’Azienda sul piano sia delle eccellenze tecnologiche che delle performances economico-finanziarie.

 

Ruolo del Governo

La realizzazione del piano industriale sopra ricordato non è tuttavia sufficiente ad assicurare il concreto rilancio di Alenia Spazio (e quindi del settore manifatturiero spaziale italiano) se il Governo non assume comportamenti coerenti con una politica di sviluppo del settore spaziale.

E’ indispensabile a tale proposito ricordare che la domanda istituzionale (considerato sia il comparto civile che il comparto militare) rappresenta a livello globale la componente di gran lunga dominante del complessivo mercato manifatturiero spaziale, raggiungendo la quota dell’85%.

Sarebbe quindi irrealistico, per le caratteristiche stesse del  settore,  ipotizzare per un’industria spaziale in generale, e per Alenia  Spazio in particolare, la concreta possibilità di una ripresa che non sia fondata essenzialmente sulla domanda pubblica. Un idoneo intervento delle istituzioni – e in tal senso operano sistematicamente le Agenzie spaziali in particolare degli altri Pesi  europei – è fondamentale anche per promuovere lo sviluppo delle tecnologie abilitanti necessarie per poter affermare una presenza competitiva sullo stesso mercato commerciale.

Per quanto riguarda invece l’Italia, l’esperienza concreta degli ultimi anni evidenzia che non viene data adeguata continuità a quella politica di domanda pubblica e di sostegno alla ricerca nello spazio che, in attuazione di una scelta strategica adottata dall’Italia a suo tempo, ha promosso lo sviluppo di una industria spaziale di avanguardia che ha potuto acquisire una posizione competitiva di rilievo in ambito internazionale, situazione ormai infrequente nel campo dell’industria a tecnologia avanzata.

Nel campo dell’osservazione della terra – nel quale l’Italia aveva assunto l’iniziativa di promuovere lo sviluppo di un sistema  innovativo fondato sull’impiego complementare di costellazioni con sensori ottici e sensori radar e, a tal fine, ha promosso un accordo intergovernativo con la Francia – mentre il CNES ha avviato la concessione delle commesse per la realizzazione dei satelliti francesi Pleiades, lo sviluppo della costellazione italiana COSMO SkyMed continua senza un contratto definitivo dell’ASI con Alenia Spazio che dia certezze di pianificazione produttiva ed economica.

Nel comparto della navigazione, nel quale l’Italia si è a suo tempo  preoccupata con tempestività di definire (legge n.10 del 2002) stanziamenti ad hoc, la Germania ha lanciato un programma nazionale di ricerca e sviluppo  (GATE) a supporto della sua partecipazione a Galileo; per contro un analogo progetto italiano, messo a punto da tempo, non è stato fatto ancora partire.

Nelle telecomunicazioni avanzate, iniziative concrete sono state assunte dal CNES per promuovere  la realizzazione della prevista infrastruttura europea (Third Pillar); da parte italiana per contro non risultano da tempo esperite azioni volte ad assicurare un idoneo sfruttamento delle significative competenze acquisite nel passato in segmenti innovativi.

Nel settore dei lanciatori recuperabili e dei veicoli transatmosferici l’Europa sta avviando studi e consorzi per lo sviluppo di nuove tecnologie e programmi a cui l’Italia pare non aderire, nonostante l’esperienza sinora sviluppata in particolare da Alenia Spazio in collaborazione con il CIRA.

E’ molto negativo che questa sostanziale inerzia si verifichi in una fase cruciale del processo in atto in Europa di  ridisegno delle politiche e degli assetti del settore spazio e della industria spaziale europea, al termine della quale risulteranno ridefiniti i ruoli e il posizionamento relativo  delle componenti industriali dei singoli Paesi.

E’ nostra ferma convinzione che, senza una decisa modifica di rotta da parte delle istituzioni proposte alla definizione e alla gestione della politica spaziale, Alenia Spazio non potrà attuare quel rilancio che è necessario per consolidare un ruolo di rilievo in ambito internazionale e per assicurare al Paese il mantenimento di una presenza significativa in un comparto strategico dell’alta tecnologia.

 

Ruolo ASI

Il rapporto con l’Agenzia Spaziale Italiana, il maggior cliente nazionale (e ricordando che oltre l’80% del fatturato Alenia Spazio deriva sostanzialmente dal solo mercato istituzionale ASI ed ESA), risulta essere determinante per la nostra industria nazionale.

Negli ultimi due anni  la gestione dell’ASI da parte del professor Vetrella, l’ASI è in uno stato di stasi operativa. Ciò è dimostrato anche dai 300 milioni di euro di residui passivi del 2002, certificati nel bilancio 2003 con previsioni ancora più drammatiche per l’anno in corso.

Dopo più di un anno  dall’approvazione del Piano Spaziale Nazionale non esiste un piano operativo di comparto; solo in questi giorni sono stati avviati degli studi di settore.  E’ chiaro che questa situazione terrà tutto il settore spaziale fermo ancora per molti mesi. Tutto ciò mentre altri Paesi europei fanno  fronte alla crisi del settore con idee innovative e comportamenti proattivi, con alleanze e strategie internazionali.

In questo modo il divario tra l’industria e quella degli altri Pesi europei è destinato a crescere; ne è dimostrazione la difficoltà ad aggiudicarsi (o persino a presentarsi a) gare internazionali, come  dimostra il disastro della quasi inesistente presenza dell’industria nazionale nel primo bando di gara del programma europeo congiunto (Commissione europea ed ESA) GMES.

E’ ormai un caso di rilevanza europea l’uscita dell’Italia dai programmi di telecomunicazioni voluta dal presidente dell’ASI. A fronte della sottoscrizione da parte del Ministro Moratti di oltre 200 milioni di euro per il programma di telecomunicazioni dell’ESA, da quasi due anni Vetrella tiene congelati questi finanziamenti senza fornire alcuna indicazione su come  intenda investirli.

Analoga sorte stanno subendo programmi quali Nodo 3, Aurora e in generale, il segmento scientifico (satelliti, utilizzo della stazione spaziale internazionale).

A tutto ciò si è recentemente aggiunto il caso del programma spaziale europeo FLPP (Future Launcher Preparatory Program), a cui l’ASI non avrebbe aderito. Quest’ultimo fatto, insieme ad altre  recenti prese di posizione dell’ASI, sembrano prefigurare una esclusione di Alenia Spazio anche dal filone dei veicoli transatmosferici (spazioplani, lanciatori recuperabili, navette di rientro), nonostante Alenia Spazio abbia competenze di eccellenza a livello di sistema e di sottosistemi, forte anche di investimenti e studi già effettuati in passato e di una collaborazione con il CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali) di Capua, sul programma USV (Unmanned Space Vehicle), formalizzata da un  accordo quadro nell’ottobre 2000. Questa eventualità, oltre a vanificare anni di lavoro e di investimenti anche pubblici, rischierebbe di acutizzare la crisi di Alenia Spazio, con  la cancellazione di attività che avrebbero dovuto subentrare, dopo il completamento della Stazione Spaziale, per dare continuità all’esperienza dell’Azienda nel campo delle strutture abitate.

A fronte di ciò si aggiunge  la  decisione del Ministro del Tesoro Tremonti di acquisire una parte dei 320 milioni di euro già destinati alle attività spaziali, come previsto dalla legge 10-2001 “disposizioni in materia di navigazione satellitare”, grazie alla quale l’industria italiana gioca un ruolo da protagonista nel progetto europeo Galileo.

Lo stanziamento era così articolato:

         130 milioni di euro destinati ad ESA

         120 milioni di euro destinati ad ASI

          70 milioni di euro destinati ad ENAV

I 130 milioni di euro assegnati all’ESA sono già stati allocati e consentono, come già detto, la partecipazione italiana al programma Galileo.

I 120 milioni di euro assegnati ad ASI erano destinati, come indicato nel Piano spaziale del 2001, per sviluppare il progetto “Perseus-Nadir” quale applicazione tecnologica del programma Galileo. Tale progetto non è mai entrato in fase operativa quale ovvia conseguenza delle scelte strategiche e gestionali dell’attuale presidenza dell’ASI.

I 70 milioni di euro assegnati ad ENAV erano destinati allo sviluppo del progetto “Egnos” propedeutico a Galileo; tali fondi sono stati successivamente rivendicati da ASI quale contributo italiano al progetto ESA di un satellite per trasmissioni in banda larga (servizi avanzati internet). Anche questo progetto è rimasto in un cassetto della presidenza dell’ASI.

E’ inaccettabile il fatto che l’ASI si stia reiteratamente configurando come un finanziatore surrettizio, attraverso i suoi  residui passivi, del Ministero del Tesoro. Tutto ciò andrebbe bene se Alenia Spazio avesse programmi di lavoro pianificati che le permettessero  di consolidare e sviluppare le competenze industriali, professionali ed occupazionali.

 

Il fronte delle alleanze

E’ di questi giorni la notizia di una accelerazione della trattativa in corso da tempo tra l’Azionista Finmeccanica e l’Azienda francese Alcatel.

Come Organizzazione Sindacale ribadiamo innanzitutto la necessità che la politica delle alleanze non pregiudichi il patrimonio di capacità produttive, di competenze ed eccellenze tecnologiche, nonché occupazionale presente in tutti i siti di Alenia Spazio sul territorio nazionale.

Nell’ipotesi di alleanza con Alcatel, Finmeccanica dovrebbe conferire le competenze proprie di Alenia Spazio (satelliti scientifici, di telerilevamento, militari, costellazione Galileo, moduli abitati ed equipaggiamenti) e di Telespazio (area servizi); si andrebbero però a configurare due società: una prettamente spaziale, con la maggioranza (60%) attribuita ad Alcatel, l’altra - dedicata ai servizi – a maggioranza italiana. Pur ritenendo tale alleanza un fatto imprescindibile per poter garantire alla società nazionale l’adeguata massa critica in un mercato che si fa sempre più difficile, nostra opinione  è che siano necessari due requisiti essenziali:

·        La ricerca di un assetto societario che abbia natura paritetica, tale da consolidare  gli assets tecnologici e le missioni presenti nei siti italiani, senza sacrificare nessuna delle aree di eccellenza di cui entrambe le aziende dispongono;

·        Una adeguata “politica di sostegno” da parte dello Stato attraverso l’individuazione e il finanziamento di ulteriori programmi che consentano di aumentare la dote  con la quale la nostra industria nazionale si presenterà “al matrimonio”, valorizzando tutte le competenze presenti nei diversi siti, oltrechè consentire alla stessa di migliorare i propri risultati economici (fattori essenziali questi per potersi presentare - senza dover soccombere - ad una possibile alleanza, dove “l’altro è più grande di te”).

Considerazioni finali

Lo Spazio è strategico per l’Europa, in particolare per la sua  sicurezza e la sua indipendenza, ma anche per le ricadute scientifiche, tecnologiche ed industriali che  determina; al punto tale che nell’ambito del definendo Atto Costitutivo della Unione Europea viene richiamata l’importanza dello Spazio, riconoscendo tale materia come “competenza concorrente”, da affrontare cioè, per la sua valenza, sia in ambito comunitario che nazionale.

Risulta quindi evidente l’importanza dell’appoggio  del Sistema Paese, in particolare del Governo, se si vuole salvaguardare la possibilità di rimanere  “player” nel settore strategico dello Spazio.

La recente vicenda dell’uscita della British Aerospace dalla Società Astrium, che era, di fatto, l’ultimo pezzo inglese presente nel settore spaziale, conferma la peculiarità di tale comparto.

Negli anni del Governo Tatcher fu deciso - al fine di contenere la spesa pubblica – di ridurre drasticamente i finanziamenti a favore del Settore Spaziale Britannico; questo andò in sofferenza, fino all’epilogo finale dell’uscita da Astrium.

Oggi gli U.K. – che pure sono tra i primi al mondo in molti  altri settori – non hanno più una industria spaziale propria. Questo dovrebbe far riflettere chi  nel nostro Paese –  ritiene si possano tagliare ulteriormente gli interventi a favore del Settore spaziale.

Settore che – oltrechè essere strategico per il futuro – è di alto ritorno tecnologico ed occupazionale nell’immediato, pur richiedendo investimenti contenuti: basti pensare che il costo del Programma Galileo per il nostro Paese – con le notevoli ricadute previste – è pari a 600 miliardi di vecchie lire.

 

 

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