ARTICOLO SU PRIVATIZZAZIONE DI FINCANTIERI PER "REGIONE A SINISTRA"

 

Le privatizzazioni del passato dovevano portare ad una serie di risultati come la riduzione del debito pubblico, rendere le aziende più competitive e che in generale potessero sviluppare l'economia italiana. Dopo quasi vent'anni dall'avvio di quel processo, nessuno di quegli obiettivi è stato raggiunto e nel frattempo il "sistema paese"! ha perso per strada una visione strategica in molti settori della nostra economia (la chimica, l'alimentare, l'elettronica, le telecomunicazioni, l'elettromeccanica) e comunque se ancora ci sono delle grandi industrie o eccellenze dalle ceneri delle privatizzazioni, queste sono state raggiunte con un grande sacrificio occupazionale (il sistema bancario) oppure con un blocco degli investimenti (Telecom), venendosi così a realizzare un sostanziale trasferimento di reddito dal lavoro al capitale.

Perchè privatizzare Fincantieri, detenuta per il 99,97% da Fintecna e quindi dallo Stato? Perchè privatizzare o quotare in borsa un'azienda che è in utile da molti anni?

A questo punto per valutare bene l'opportunità di privatizzazione e delineare come Rifondazione la nostra contrarietà a tale ipotesi messa in atto dall'amministratore delegato Bono, vorrei citare alcuni dati tratti da una ricerca compiuta da Duccio Valori (ex direttore centrale dell'IRI) e da ricerche compiute dalla FIOM-CGIL e dalla FIM-CISL nazionali.

Il gruppo Fincantieri occupa 25000 lavoratori tra diretti (9250) e ditte in appalto(circa 15000), senza contare l'indotto e l'influenza che gli stabiliementi Fincantieri hanno nei territori dove sono insediati (ad esempio il PIL della Provincia di Gorizia è dovuto per il 50% circa alla presenza di Fincantieri). Tra il 1999 e il 2004 il valore della produzione è passato dai 1778 ai 2177 milioni di euro (+22,4%), il valore aggiunto dai 236 ai 567 milioni di euro (+40,2%), il cash flow, cioè risultati più ammortamenti nel 2004 era a 205 milioni di euro, l'utile netto è stato di 99,5 milioni di euro nel 2004 e 48,5 milioni di euro nel 2005 distribuendo dividendi pari a 10 milioni di euro in tutti e due gli anni ma cosa più importante è che nel 1998 Fincantieri aveva perdite pari a circa 400 milioni di euro.

Questi risultati positivi sono stati raggiunti grazie e soprattutto alla professionalità dei lavoratori dislocati in 8 cantieri in Italia (Monfalcone, Marghera, Sestri Ponente, Ancona, Palermo e Castellamare di Stabia per le navi da crociera e trasporto e Muggiano e Riva Trigoso per le navi militari più i centri di ricerca e l'Isotta Fraschini di Bari dove si costruiscono motori diesel). Da poco Fincantieri è entrata in un nuovo business (i megayacht) e la ricerca e la progettazione sono centrali per il gruppo tanto da investire in questo settore il 5% dei rivavi.

Per la rilevanza strategica che riveste per l'intero paese Fincantieri deve rimanere un'azienda pubblica, deve essere salvaguardata nella sua entità duale civile/militare e deve poter disporre di adeguate capacità finanziari atte e nuove acquisizioni anche internazionali e quindi ha bisogno di un rafforzamento industriale e non a modificazioni dell'assetto societario che portino ad indebolirla oppure a che portino a speculazioni, come nel caso della passata privatizzazione del gruppo Ansaldo finito nelle mani di una azienda statunitense poi finita molto male.

Rifondazione Comunista è nettamente contraria a qualsiasi tentativo di fare cassa sulla pelle dei lavoratori e da mesi affianca le organizzazioni sindacali (soprattutto la FIOM ) per contrastare questa ipotesi e sia a livello nazionale che locale ci sono state riunioni e prese di posizione in tal senso (ultima qui in Friuli del consigliere regionale Franzil). Non ci possiamo permettere che Fincantieri faccia la fine di Telecom la quale vicenda ha dimostrato a quali esiti disastrosi possano portare i processi di privatizzazione improvvisati e dettati dalla spinta alla finanziarizzazione ed è necessario rafforzare ed incrementare l'intervento pubblico nel sistema industriale alla stregua di quanto stanno facendo in Francia e Germania.

I lavoratori di Fincantieri, dopo una durissima lotta, hanno ottenuto nel 2004 un integrativo aziendale dove non c'è traccia di legge 30, dove in presenza di nuove commesse ci sarebbe stato un incremento dell'occupazione e tante altre belle cose, nel 2005 le commesse(tante) arrivano, ma Fincantieri non rispetta l'accordo non adeguando gli organici e ricorrendo sempre di più agli appalti esterni. I sindacati se l'azienda continuerà in questa maniera hanno già annunciato che si aprirà una nuova vertenza basata sulla contrarietà alla privatizzazione e per ottenere un nuovo integrativo (la scadenza dell'attuale è per la fine del 2007).

Rifondazione Comunista sostiene i lavoratori di Fincantieri con un semplice ma efficace motto danno il senso delle loro lotte: "NOI COSTRUIAMO BELLE NAVI. LASCIATECI CONTINUARE".

In conclusione e tenento conto delle esperienze passate, l'eventuale privatizzazione della Fincantieri, non solo non servirebbe a ridurre il debito pubblico, ma porterebbe ad un ulteriore degrado del nostro sistema economico che non ci possiamo permettere.

 

Gianpaolo Giuliano

(CPF Federazione di Gorizia del PRC-SINISTRA EUROPEA)