da "Il mattino" di Napoli del 18 novembre 2006

Castellammare, otto amministrazioni e sindacati in assemblea: non si svende per fare cassa

CIRO SACCARDI Castellammare. «No alla privatizzazione e allo smembramento di Fincantieri». A chiederlo sono le amministrazioni comunali delle nove città che ospitano gli stabilimenti del gruppo navale, attraverso un documento congiunto, siglato ieri mattina a Castellammare nell’ambito della manifestazione nazionale «Fincantieri: quale futuro?», in collaborazione con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della categoria metalmeccanici. Dall’assemblea di sindaci e sindacalisti, che si è svolta nel salone dei congressi delle Terme di Stabia, sono emerse tre priorità: un incontro urgente con il Governo, accusato di mancanza di disponibilità verso la problematica; la nascita di un coordinamento nazionale stabile delle città-cantiere; l’elaborazione di proposte per un «progetto indotto» attraverso cui chiedere all’azienda di monitorare il mondo dell’indotto, soprattutto sui piani della sicurezza e della qualità del lavoro. All’iniziativa, presieduta dal sindaco Salvatore Vozza, hanno partecipato Pierfrancesco Benadduci assessore ad Ancona, Massimo Federici assessore a La Spezia, Gianfranco Pizzolito sindaco di Monfalcone, Lorenzo Ceraulo assessore a Palermo, Andrea Lavarello di sindaco Sestri Levante. Inoltre, pur non essendo presenti a causa di impegni, hanno formalmente aderito anche le amministrazioni comunali di Genova e Venezia. «È inaccettabile che il governo possa assumere una decisione di apertura ad una possibile privatizzazione allo scopo di fare cassa – scrivono i rappresentanti delle comunità locali e delle organizzazioni sindacali – Una simile scelta darebbe un colpo all’economia del Paese e determinerebbe un rischio concreto per i lavoratori degli stabilimenti Fincantieri. Forte è l’allarme rispetto ad un’operazione che potrebbe avere costi sociali elevatissimi e mettere in ginocchio l’economia delle città private dei loro cantieri navali, spesso elemento centrale del sistema sociale ed economico delle comunità interessate». Intanto, da Roma, il sottosegretario all’economia Massimo Tononi chiarisce la posizione del governo. «Sulla privatizzazione Fincantieri – spiega – non c’è stata alcuna decisione, non esiste un orientamento in tal senso. Sulla quotazione in borsa esistono soltanto ipotesi». Un’affermazione che i sindaci definiscono «rasserenante», ma insistono sulla necessità di un riflessione approfondita. «Dall’assemblea – sottolinea Vozza – è emerso con forza che il futuro di Fincantieri ha una valenza strategica per tutto il settore industriale italiano. Qualsiasi ipotesi di privatizzazione va discussa con i rappresentanti dei territori e dei lavoratori e non dovrà incidere negativamente sui livelli occupazionali e gli investimenti per lo sviluppo». Durante l’incontro, a cui hanno partecipato anche numerosi esponenti parlamentari, sono emerse anche polemiche contro la direzione dell’azienda. «Se il governo è proprietario di Fincantieri – dice Nello Di Nardo, capo di gabinetto al ministero delle infrastrutture – è impensabile che il manager Bono, che ne rappresenta l’inquilino, possa disporre della vendita della proprietà. Il caso va discusso in Parlamento, dove è già emersa una netta contrarietà alla privatizzazione».