Giorgio Cremaschi e Sandro Bianchi: “Le dichiarazioni dell’Amministratore delegato di Fincantieri confermano le ragioni del no della Fiom alla quotazione in Borsa del Gruppo”
Le dichiarazioni dell’Amministratore delegato di Fincantieri sulla quotazione in Borsa del Gruppo ripropongono tutte le contraddizioni che hanno fatto dire no a questa scelta da parte della Fiom. Infatti, l’Azienda parla di nuovo della possibilità di ottenere dalla Borsa 400 milioni di euro come finanziamento diretto agli investimenti, il che significa pensare di ricavare dalla quotazione una cifra molto maggiore. Un anno fa il Gruppo Aker, che è più del doppio del gruppo italiano, fu venduto a una cifra inferiore a quella che la Fincantieri prevedeva di ricavare dalla propria quotazione in Borsa. Un anno dopo, con il valore dei titoli industriali in Borsa caduto mediamente del 30%, la Direzione di Fincantieri pensa di ricavare una cifra uguale o addirittura maggiore rispetto a quella che già non era credibile un anno fa. È chiaro che la quotazione in Borsa, oltre a rendere precario il futuro del Gruppo, non garantisce neppure quell’afflusso di capitale che Fincantieri ritiene necessario, a meno che non si pensi a una vera e propria rinuncia al controllo pubblico del Gruppo cioè a un’operazione profondamente dannosa per il Paese. È auspicabile allora che il rinvio tecnico divenga un rinvio di buon senso per provare altre e più credibili soluzioni che salvaguardino il futuro industriale e il controllo pubblico del gruppo cantieristico italiano.
Fiom nazionale Roma, 6 agosto 2008 |