La Fiom ribadisce il suo no alla quotazione in Borsa di Fincantieri


 

La decisione annunciata dal Governo, nel Dpef, di procedere alla quotazione in Borsa del 49% del gruppo Fincantieri è grave e pericolosa per il futuro industriale e occupazionale del Gruppo. Il Governo Berlusconi ripropone oggi la stessa identica operazione decisa dal Governo Prodi un anno fa, e che però allora non aveva avuto seguito. Già un anno fa, la Fiom con un dettagliato “libro bianco” aveva argomentato le ragioni industriali e finanziarie contrarie a questa operazione. Diversi esperti del settore avevano assunto lo stesso orientamento. A loro volta i lavoratori del Gruppo in grandissima maggioranza (il 75% dei dipendenti), avevano sottoscritto un appello al Governo contro la quotazione in Borsa. Questa operazione, già sbagliata un anno fa, oggi può diventare ancora più pericolosa e distruttiva per Fincantieri, realtà industriale unica in Italia e in Europa.

Diverse condizioni sono mutate in peggio. In primo luogo la gravissima crisi delle Borse internazionali accentua a dismisura il rischio che il tentativo di vendita si traduca in una svendita o in un’entrata nel capitale azionario di forze totalmente concorrenti al Gruppo. Infatti il gruppo coreano Stx sta accelerando l’acquisizione dell’intera proprietà del Gruppo Aker, del quale ha già avviato lo smantellamento, dato l’interesse esclusivo per il know-how delle navi da crociera. Di tutto questo il gruppo dirigente di Fincantieri pare assolutamente ignaro, e la campagna per la privatizzazione del Gruppo è diventata una bandiera ideologica, di immagine, priva di qualsiasi rapporto con la realtà del mercato e dell’impresa.

Mentre anche nel Governo si lamentano i guasti dell’eccessivo peso della finanza sull’economia industriale, il Governo italiano e il gruppo dirigente della Fincantieri si gettano in un’impresa finanziaria rischiosa nel momento peggiore.

La Fiom trova nella situazione attuale ancora più motivazioni per dire di no a un’impresa avventurosa, dei cui possibili danni l’intera responsabilità ricade sul gruppo dirigente di Fincantieri e sul Governo. In ogni caso la Fiom continuerà la mobilitazione contraria a questa operazione e esigerà dall’Azienda quegli investimenti e quei livelli occupazionali che si dichiara di voler realizzare con l’entrata in Borsa e che invece così rischiano di essere compromessi.


 

Fiom nazionale


 

Roma, 24 giugno 2008