Fincantieri-Aker. Le chiacchiere della politica, i fatti del mercato
Dichiarazione di Sandro Bianchi, coordinatore nazionale Fiom-Cgil della cantieristica navale
“Fanno soltanto sorridere le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti della coalizione di Governo - Zipponi, De Piccoli e Bersani - che lanciano l’idea che Fincantieri possa acquisire una quota di Aker, nell’ambito di una fantomatica operazione coordinata a livello europeo per contrastare l’ingresso dei coreani. Il Governo italiano farebbe meglio a dirci cosa pensa di fare in concreto per salvare Fincantieri, piuttosto che perdere altro tempo in chiacchiere inutili come se fosse possibile mettere le briglie al mercato globale. Con il mercato non si scherza. Mentre a Roma e a Bruxelles si discute, Aker è stata espugnata.” “E’ inutile chiudere le porte della stalla dopo che i buoi sono scappati. I coreani hanno già acquisito il controllo di Aker, sfruttando il fatto che era quotata in Borsa e che il suo titolo aveva subito gravi perdite. L’operazione è stata condotta da un gruppo cantieristico coreano non a fini speculativi, ma per acquisire in un colpo solo il know how necessario a entrare nel mercato crocieristico. I coreani non si ritireranno, quindi, in cambio di un guadagno immediato, perché sanno che con il cruise guadagneranno di più.” “Non è giunta l’ora di capire la vera lezione del caso Aker? Come si fa a non vedere che se Fincantieri fosse stata quotata in Borsa oggi potrebbe essere lei in mano ai coreani, perché rispetto ad Aker è nello stesso tempo più piccola e più forte nel cruise?” “A marzo, al tavolo con il Governo e i sindaci, la Fiom avanzò la proposta di un accordo industriale tra Fincantieri e Aker. Governo e azienda fecero finta di nulla. Una joint-venture di quel tipo avrebbe messo in sicurezza il controllo europeo sulla costruzione delle navi da crociera. Si è invece voluto seguire la stessa strada di Aker con l’annunciata quotazione in Borsa di Fincantieri e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.” Insistere, dopo tutto quello che è successo, significa cadere nel ridicolo. Prima, la Borsa era indispensabile per ricavare i soldi per gli investimenti, nel frattempo il piano industriale è sparito e ora le risorse della quotazione dovrebbero servire per ricomprare una quota di Aker? Trascurando il piccolo fatto che sarebbe pura follia entrare adesso in una Borsa che registra tutti i giorni gli effetti della crisi del mercato finanziario?” “I lavoratori di Fincantieri, il patrimonio industriale che rappresentano per tutto il Paese, meriterebbero maggior rispetto e in tutti i casi non hanno bisogno di apprendisti stregoni. Il Governo deve abbandonare ogni disegno di privatizzazione e di disimpegno dalle prospettive di Fincantieri. E deve riaprire sul serio la discussione sulla strategia e sul piano industriale di Fincantieri, cioè sulle scelte necessarie per consolidare i nostri cantieri navali in un mercato che, con l’ingresso dei coreani, diventerà ancora più rischioso e difficile di quanto già non fosse. Il resto sono solo chiacchiere.”
Roma, 11 gennaio 2008 |