L’incontro di ieri a Roma governo Fincantieri sindacati

Fincantieri raddoppia

800 milioni non bastano più

 

Man mano che si discute del piano industriale che dovrebbe motivare la quotazione in Borsa della società si scoprono altre cose. L’ultima sorprendente novità è emersa ieri in un incontro al ministero dell’Economia tra governo azienda e sindacati per un approfondimento sul piano.

Nella fase finale del confronto l’azienda ha dichiarato che il suo fabbisogno finanziario è raddoppiato rispetto agli 800 milioni di euro richiesti finora. L’azienda ha ammesso che 800 milioni potrebbero essere reperiti anche senza entrare in Borsa, ma ha aggiunto che ha bisogno di una cifra ulteriore equivalente “per finanziare il capitale circolante”, vale a dire per la sua normale attività.

Quanto detto finora, a partire dall’audizione alla Camera dello scorso 18 ottobre, quanto scritto nel piano presentato al governo, ai sindaci e ai sindacati è destituito di fondamento. Adesso Fincantieri raddoppia e spiega che gli servono altri soldi per le sue necessità operative.

E’ evidente che questo elemento cambia tutta la discussione, tanto più che dalla vendita in Borsa del 48,5% delle azioni, secondo la valutazione del governo, Fincantieri dovrebbe ricavare 400 milioni, mentre altri 200 andrebbero all’azionista e quindi nelle casse dello Stato. Insomma, se il fabbisogno diventa il doppio tutta l’operazione è priva di senso.

Ma questa novità emersa ieri conferma la valutazione che la Fiom ha posto tra i punti centrali del Libro Bianco sul caso Fincantieri: l’azienda ha dei problemi industriali che devono essere affrontati e risolti, la questione della Borsa deve essere accantonata, il piano industriale deve essere riscritto da capo.

Del resto nell’incontro di ieri, cui erano presenti il sottosegretario all’Economia, Massimo Tononi, il capo di gabinetto, Parlato, e il presidente di Fintecna, Maurizio Prato, la direzione di Fincantieri non è stata in grado di controbattere nel merito alle osservazioni avanzate dalla Fiom sulla debolezza strategica delle scelte internazionali, sui limiti e sulle contraddizioni del piano di investimenti e della politica degli organici, sulla possibilità di reperire in altri modi le risorse necessarie, soprattutto sul fatto che il piano non risponde ai problemi industriali che si manifestano continuamente nei cantieri e che sono stati puntualmente documentati dalla Fiom nell’incontro di ieri. L’azienda ha consegnato una nota con alcune precisazioni che non modificano sostanzialmente il piano presentato.

Aprendo l’incontro di ieri, il sottosegretario all’Economia, Massimo Tononi, ha dichiarato che il governo prima di avviare l’iter per la quotazione in Borsa convocherà un incontro a Palazzo Chigi con i sindacati per formalizzare la sua posizione e cercare un possibile accordo.

La questione è ancora aperta: nessuna decisione irrevocabile è stata presa

-    la raccolta delle firme, che ha già dimostrato che la maggioranza assoluta dei dipendenti della Fincantieri è contraria a questa operazione

-    la mobilitazione di questi giorni; la diffusione e il dibattito sul Libro Bianco

-    la preparazione dello sciopero e della manifestazione a Roma del 15 giugno

sono gli strumenti utili per far pesare la voce dei lavoratori

 

il coordinamento nazionale fiom del gruppo fincantieri

 

Roma, 23 maggio 2007