Il
giudizio del coordinamento Fiom sull’incontro
governo-sindaci-sindacati Anche il governo per la delocalizzazione? Nell’incontro
con il coordinamento nazionale Fim, Fiom, Uilm del gruppo Fincantieri e
con il coordinamento dei sindaci delle città cantiere il governo ha
detto che condivide il piano industriale presentato da Fincantieri.
Sulla base di questo orientamento, il governo si è riservato la
decisione finale, in quanto azionista, sull’assetto societario e sul
reperimento delle risorse necessarie a finanziare il piano. Ma considera
compatibile la collocazione in Borsa del 49% del pacchetto azionario con
l’esigenza di reperire risorse finanziarie fresche e con il
mantenimento del controllo pubblico della società. Noi
abbiamo ribadito le nostre critiche sui punti fondamentali del piano, a
partire dall’assenza di obiettivi strategici, e soprattutto sulla
scelta di acquisire cantieri low-cost. Questa scelta, come dimostra il
fallimento della trattativa con l’Eni per la posatubi, non permette di
acquisire commesse su tipologie di navi per le quali la concorrenza
asiatica è imparabile. Se verrà effettuata, invece, aprirà processi
di delocalizzazione che colpiranno l’occupazione nei cantieri
italiani. Gli organici dei cantieri verrebbero tagliati, la rete
dell’indotto e i lavoratori degli appalti sarebbero i primi a pagare,
con conseguenze negative sui sistemi economici e sociali di interi
territori. Infatti, anche i sindaci hanno denunciato con molta forza
questo rischio. Noi
abbiamo anche sottolineato che il piano non affronta i problemi
strutturali che Fincantieri ha: le criticità del suo modello
produttivo, le difficoltà che si sono registrate nell’esecuzione di
diverse commesse e che ne hanno compromesso anche la redditività. Anche
per questo motivo noi abbiamo detto al governo che oggi un piano di
investimenti è assolutamente necessario per recuperare i ritardi
tecnologici e impiantistici, ma queste esigenze, che sono prioritarie
nei cantieri, in molti casi non trovano risposte nel piano aziendale. Per quanto riguarda, infine, il problema dell’assetto societario e del reperimemto delle risorse sul mercato dei capitali, noi abbiamo espresso al governo le nostre riserve su una ipotesi – quella della quotazione in Borsa al 49% - che è già stata praticata in altre vicende, come quella dell’Alitalia, ma non ha prodotto i risultati attesi e ha così ineluttabilmente portato alla perdita del controllo pubblico su queste aziende, al loro indebolimento industriale e alla loro privatizzazione. Viceversa, la nostra posizione sul mantenimento della proprietà pubblica del 51% del pacchetto azionario di Fincantieri è e rimane per noi un confine invalicabile. Abbiamo
concordato con il coordinamento dei sindaci un incontro, fissato per il
12 aprile per definire una linea comune. Il confronto con il governo
proseguirà con un nuovo incontro, anche con la presenza dell’azienda.
Andremo a questo appuntamento con le nostre osservazioni e le nostre
proposte. Se l’azienda e il governo non ne terranno conto, non avranno
il nostro consenso. E chiederemo ai lavoratori di mobilitarsi contro
un’operazione che mette a rischio le prospettive
produttive e occupazionali di Fincantieri. Il
Coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri Roma, 15 marzo 2007 |