Siamo a una svolta decisiva per le prospettive di Fincantieri

La Fiom: assemblee subito

Il coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri, riunito a Roma il 9 febbraio, ha discusso lo stato e le prospettive della vertenza con l’azienda per il rispetto degli accordi e contro la privatizzazione e la quotazione in Borsa.

Il coordinamento Fiom ribadisce il giudizio negativo sul piano strategico di Fincantieri. L’azienda, anziché affrontare i problemi industriali che ha e che compromettono la redditività di intere commesse, si lancia in un’avventura finanziaria – la Borsa – che non risolverà questi problemi e la spingerà inevitabilmente a compiere scelte destinate a indebolire la sua struttura industriale. Questi sono rischi concreti. L’acquisizione di un grande cantiere low cost in Ucraina prelude alla delocalizzazione della costruzione degli scafi, che comporterà un drastico taglio di posti di lavoro nei cantieri italiani. Una volta trasferiti gli scafi, con l’allestimento delle navi già quasi del tutto terziarizzato, cosa resterebbe del profilo industriale di Fincantieri?

La decisione di scaricare Isotta Fraschini consegnandola nelle mani di una multinazionale, dopo tante chiacchiere su Marine System (che avrebbe dovuto mettere in sinergia Bari con le Meccaniche di Riva Trigoso), dimostra che l’unità e l’integrità del gruppo non sono più considerate dall’azienda un vincolo e una risorsa. Nella nuova linea strategica di Fincantieri tutti sono a rischio.

Il piano di investimenti è sovradimensionato e privo di ogni requisito di selettività e di sostenibilità. Invece di definire, come sarebbe necessario, un quadro di misure per alzare la qualità del modello produttivo di Fincantieri, si presenta come un insieme confuso e contraddittorio di annunci di decisioni di spesa il cui scopo principale è giustificare il ricorso al mercato dei capitali. Una volta quotata in Borsa, se mai questa ipotesi sciagurata dovesse tradursi in realtà, si accantonerebbero gli investimenti e si comincerebbe a parlare di riduzione di costi e di tagli.

Per queste ragioni il coordinamento Fiom chiede la convocazione immediata del tavolo di confronto con il governo e apprezza l’iniziativa già assunta dai sindaci per rimettere in piedi il coordinamento nazionale dei sindaci delle città cantieristiche.

Da queste scelte sbagliate dipende anche il non rispetto degli accordi. L’azienda decide da sola e vuole imporre le sue scelte ai lavoratori. Gli organici non sono adeguati ai carichi di lavoro e continuano a diminuire, aumenta il degrado delle condizioni di lavoro e di sicurezza negli appalti, il salario legato alla produttività viene gestito dall’azienda in modo unilaterale e i lavoratori più penalizzati sono quelli (prefabbricazione, ecc.) costretti a lavorare di più e nelle peggiori condizioni. Anziché applicare i protocolli di legalità, l’azienda pratica una inaccettabile militarizzazione dei cantieri. 

Il 21 febbraio valuteremo le risposte che l’azienda ci darà su questi temi, poi però bisogna decidere cosa fare.

Il coordinamento nazionale Fiom ritiene prioritario coinvolgere i lavoratori e propone a Fim e Uilm di convocare, dopo l’incontro del 21, assemblee in tutti gli stabilimenti per informare i lavoratori anche sui diversi giudizi che i sindacati hanno dato sul piano aziendale e ascoltare la loro opinione. Se Fim e Uilm non accetteranno questa proposta, la Fiom convocherà assemblee di organizzazione.

 

Coordinamento nazionale Fiom

 

Roma, 12 febbraio 2007