cronistoria recente di Fincantieri
1992
Il Libro Bianco delle Partecipazioni
Statali qualifica la cantieristica navale come “settore maturo” e
quindi “da dismettere”.
La reazione dei lavoratori, che
impediscono la liquidazione dei cantieri, e la scelta del management di
puntare sul mercato delle navi da crociera permettono il rilancio.
1998
La Fincantieri è stracarica di
lavoro, ma produce perdite gravi: chiude il bilancio con 253 miliardi di
passivo su un fatturato di poco superiore ai 4 mila miliardi (ma la
perdita vera è di circa 800 miliardi). I sindacati denunciano “il
caso Disney” (“le penali e gli appalti si mangiano il valore delle
commesse”) e chiedono l’intervento dell’Iri.
1999
Si conclude, con un importante
accordo, una vertenza sugli appalti che i sindacati avevano aperto due
anni prima. Il presidente dell’Iri,
Gros-Pietro, interviene e nomina un nuovo amministratore delegato,
Pierfrancesco Guarguaglini. Il nuovo ad presenta un piano triennale di
riduzione dei costi del 35%, basato sull’abbattimento del rischio di
commessa e su una riorganizzazione con l’introduzione, per la prima
volta in Fincantieri, di un sistema di controllo di gestione della
commessa. Ai sindacati Guarguaglini dice: “Ai lavoratori non devo
chiedere nulla, il problema è solo nostro”.
2000
Il piano “Sfida per il successo” comincia a dare risultati: i tempi
di consegna delle navi sono rispettati, la gestione di commessa rimessa
sotto controllo e l’azienda chiude il bilancio in attivo.
2001
Accordo sindacale di gruppo. Viene sottoscritto un impegno a rafforzare
l’organico per riequilibrare il rapporto con gli appalti.
2002
Cambio della guardia al vertice. Guarguaglini viene mandato a dirigere
Finmeccanica; ad di Fincantieri è nominato Giuseppe Bono, che proviene
da Finmeccanica e che propone subito di dare vita alla cosiddetta
Finmeccanica 2, cioè di formare un raggruppamento con Fincantieri e le
attività civili di Finmeccanica (Ansaldo-Breda, ecc.). Uno studio di
Mediobanca boccia il progetto, ma Bono lo rilancio ripetutamente
cercando appoggi soprattutto nell’area ligure. Bono ha portato con sé in Fincantieri la sua squadra. Il
nuovo gruppo dirigente non rispetta l’accordo sindacale dell’anno
precedente, rifiutandosi di adeguare gli organici.
2004
Al termine di una durissima vertenza, durata quasi un anno, per il
pre-contratto e per l’integrativo aziendale le parti sottoscrivono un
importante accordo di gruppo che prevede la rinuncia al ricorso alla
legge 30, nuove norme sugli appalti e, di nuovo, il reintegro automatico
del turn-over e l’incremento degli organici di fronte all’acquisizione
di nuove commesse.
2005
Le commesse arrivano (12 navi da crociera per Carnival, 5 ferries
Fynnlines e altri 4 Grimaldi,
il programma Fremm e altre navi speciali), ma Fincantieri non rispetta l’accordo
né per il reintegro del turn-over, né per l’adeguamento dell’organico.
Di conseguenza il ricorso agli appalti travolge tutti i limiti previsti
dagli accordi precedenti (il 25% nelle attività di scafo, ecc.);
aumenta a dismisura anche il ricorso agli appalti per la progettazione.
Nelle costruzioni Fynnlines, che sono prototipi, i nodi vengono al
pettine: grave ritardo sulla prima e sulla seconda nave.
Il progetto Finmeccanica 2 si
arena definitivamente. Bono, ormai in scadenza di mandato, reagisce
immediatamente lanciando l’idea della privatizzazione di Fincantieri,
attraverso la quotazione in Borsa. Viene assunto un esperto di finanza,
cui viene affidata la direzione generale del gruppo, con il compito di
preparare l’azienda all’ingresso in Borsa.
2006
Bono
vuole entrare in Borsa in primavera, ma Tremonti lo ferma. Riconfermato
nel suo incarico dal nuovo governo, Bono ripresenta il suo piano e
sembra ottenere un via libera da Prodi. Intanto i sindacati incalzano l’azienda
sul rispetto dell’accordo 2004: se l’azienda non cambia
atteggiamento, in autunno l’apertura della nuova vertenza di gruppo
sarà anticipata rispetto alla naturale scadenza dell’accordo, alla
fine del 2007). |