Comunicato Fiom Tigullio
1) Si e’ svolto negli ultimi tre giorni il referendum promosso dalla Fiom sulla piattaforma della vertenza integrativa del gruppo Fincantieri chr ha registrato una partecipazione veramente eccezionale. Ha votato il 68,44% degli aventi diritto. Quindi è stato ampiamente superato il quorum (il 50% + 1 della media dei presenti) il cui raggiungimento sancisce la validità del referendum, in base alle regole stabilite da Fim, Fiom e Uilm per le consultazioni referendarie nei metalmeccanici. Hanno votato 4.867 lavoratori, cioè la maggioranza assoluta (il 54%) sul totale degli addetti del gruppo. Questa straordinaria partecipazione è tanto più significativa considerando che l’azienda, in alcuni stabilimenti, ha frapposto ostacoli allo svolgimento del referendum mentre, in tutto il gruppo, numerosi lavoratori sono già in ferie. Le votazioni sono state certificate; ciascun votante ha firmato accanto al suo nome sull’elenco dei dipendenti in forza allo stabilimento. L’ipotesi di piattaforma che il coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri aveva predisposto, dopo lo strappo della Uilm, è stata approvata con la stragrande maggioranza dei consensi. I voti favorevoli sono infatti stati 4.504 (pari al 93,58% del totale), i voti contrari sono stati 309 (pari al 6,42% del totale), le bianche e le nulle sono state 54. Per quanto riguarda il cantiere di Riva Trigoso i votanti sono stati 473 con 451 favorevoli, 16 contrari e 6 bianche e nulle. 2) Inoltre riteniamo utile esprimere la nostra posizione in merito alla discussione sul futuro di Fincantieri: ci sembra davvero sconcertante trasformare il dibattito sulle prospettive di una delle piu’ importanti aziende italiane in una bega politica locale. Fincantieri e’ leader mondiale del mercato crocieristico col 45%, ha 12 miliardi di euro di portafoglio ordini, un fatturato di 3 miliardi e produce utili; inoltre e’ un'azienda che produce prevalentemente per l’export contribuendo a mantenere in attivo la bilancia dei pagamenti del nostro Paese con 9000 dipendenti diretti e 15000 delle ditte appaltatrici. Fincantieri ha bisogno di investimenti per due ordini di motivi: il primo è che più si acquisiscono ordini più occorrono soldi per pagare i fornitori (l’85% della commessa viene pagata alla consegna); il secondo che oggi occorrono investimenti per rinnovare gli impianti dei cantieri di fronte alla concorrenza estera che usufruisce di sostanziosi aiuti di stato. Non pare la quotazione in borsa lo strumento più utile; basta aprire le prime pagine dei giornali per leggere il bollettino delle perdite e registrare che oggi le aziende dalla borsa escono; gli analisti prevedono che questa situazione sia destinata a proseguire a causa dell’aumento del petrolio e della crisi finanziaria del sistema bancario; lo stesso ministro Tremonti parla di una crisi finanziaria mondiale paragonabile a quella del ’29. Nei mesi scorsi il gruppo coreano STX ha acquisito la maggioranza del pacchetto azionario di Aker, azienda quotata in borsa, diventando una seria minaccia per la cantieristica europea: il governo francese per difendere i propri cantieri ha deciso di ricomprare le azioni facendo l’esatto contrario di quello che si vuole fare in Italia. Nei primi mesi di vita il Governo di centrodestra ha erogato 300 milioni di prestito ad Alitalia, che perde 2 milioni di euro al giorno, e ha aumentato il capitale di Finmeccanica di 250 milioni; francamente non si capisce per quale motivo Fincantierinon possa beneficiare delle stesse condizioni. Di fronte a questo scenario credo che vanno evitate polemiche inutili e dannose che mettono a repentaglio il futuro di migliaia di lavoratori. Se si ha a cuore il futuro di questa azienda occorre che riparta il confronto tra azienda, sindacati e governo per trovare le soluzioni più adeguate che non possono prescindere dal mantenimento del controllo pubblico e dalla ricerca dei finanziamenti necessari.
Sergio Ghio Responsabile FIOM-CGIL Tigullio
19 luglio 2008 |