Sabina
Petrucci – Fiom-Cgil nazionale
Sono
molto soddisfatta della riuscita dello sciopero di oggi nel gruppo Firema, poiché
l'alta partecipazione dimostra la grande vitalità dei lavoratori all'interno
del gruppo stesso. Firema
ha delle professionalità che vanno salvate e ha un mercato in crescita sia per
quanto riguarda il settore della produzione che per quello della riparazione.
Proprio per questo non si capisce la decisione dell’azienda di rifiutare le
commesse che gli erano già state assegnate. Trovo che sia uno scandalo, a
fronte di lavoratori che sono in Cassa integrazione straordinaria, rifiutare il
lavoro, e oggettivamente questo comportamento fa sì che la Fiom consideri
inaffidabile il piano programmato per il rilancio del settore. Fiore,
del cda Firema, ha affermato che le commesse assegnate non sono remunerative, ma
Firema se le è aggiudicate dopo una gara durissima, e in particolare una di
queste, che riguarda 900 carrozze di revamping – arrivata dopo anni di attesa
– è considerata di quelle che «fa stare» sul mercato del ferroviario, e
tutti sappiamo che se si esce da un segmento, non è poi così facile
rientrarci. Esiste
una politica del governo tesa a distinguere due livelli nel settore: uno è
quello di eccellenza, la costruzione dei treni, il secondo è quello della
ristrutturazione delle carrozze. Firema si può inserire nel 1° livello, ma
anche il 2° è utile, in momenti in cui non si ha lavoro. La
Cassa integrazione – d'altra parte – riguarda tutti i siti del gruppo Firema,
che è in sofferenza da molti anni, se si pensa che da 3.200 dipendenti ora si
è passati a 975, con un'operazione di smantellamento totale. È a rischio lo
stabilimento di Milano, una sede che ha già pagato duramente la crisi Firema, e
che si è ridimensionata fino a raggiungere il livello minimo degli attuali 130
lavoratori. Il
rifiuto delle commesse, adesso, colpirà più direttamente il sito di
Padova, perché dal 15 luglio questo sito non avrà più un'ora di lavoro. Fiore
ha comunicato di voler trasferire la parte di progettazione e ingegnerizzazione
a Caserta, sottacendo il fatto che per il settore di ricerca e sviluppo adesso
– nel Mezzogiorno – ci sono miliardi di fondi pubblici a disposizione; ma
Caserta, uno stabilimento con 170 lavoratori diretti, non è in grado di reggere
molto lavoro, non si possono fare tante carrozze e anche i casertani sanno di
essere a rischio, con la possibilità di trasformarsi o in un'azienda da
indotto, o in un'azienda di cui poi si rivenderanno anche le aree, come è già
stato fatto, ripianando alcuni bilanci con la chiusura di stabilimenti e la
vendita di settori – vedi Milano e Bologna, che hanno subìto tutto questo per
sanare i bilanci, ma dei quali non si sono comunque risolti i problemi di fondo,
come si è visto. In
ogni modo la nostra lotta non si ferma: il 17 giugno ci sarà un incontro presso
la Task force dell'occupazione alla Presidenza del Consiglio, a cui ci
rivolgiamo quando sono in pericolo i posti di lavoro e quando comunque ci sono
più parti coinvolte, in modo che si possa interloquire con tutti. Abbiamo
chiesto la partecipazione all'incontro di Finmeccanica, e vedremo se il
volantinaggio di questa mattina sotto la sede dell'azienda produrrà dei
risultati: Finmeccanica possiede il 49% del pacchetto azionario e non può
disinteressarsi totalmente dei destini del settore e di Firema. Il ministero
della Attività produttive, che parteciperà all'incontro del 17, si è reso
disponibile a operare su due fronti, quello appunto di Finmeccanica,
coinvolgendola nella vertenza, e quello della verifica del piano industriale del
gruppo e della credibilità di questo imprenditore. Ci attendiamo quindi una
verifica della serietà delle proposte sul mantenimento dell'occupazione e sulle
prospettive future di Firema. |