Intervista a Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom -Cgil

  

All’indomani del Comitato centrale della Fiom che, votando a favore del documento presentato da Gianni Rinaldini, non ha approvato l’intesa del 23 luglio 2007 su «Previdenza, lavoro e competitività», abbiamo rivolto alcune domande al segretario generale della Fiom.

 

Quale è il significato del voto del Comitato centrale della Fiom?

Gianni Rinaldini. Il Comitato centrale non ha approvato l’intesa pur apprezzandone diversi aspetti come quelli relativi all’incremento delle pensioni basse, la totalizzazione dei contributi per interventi  sugli ammortizzatori sociali ecc. In sostanza quelle misure che sono coperte finanziariamente da una parte dell’extra-gettito. La non approvazione deriva essenzialmente dal giudizio sui capitoli dell’intesa relativi alle modalità di superamento dello scalone Maroni, mercato del lavoro e straordinari.

 

Vi hanno accusato di dare un giudizio corporativo dell’accordo…

Non capisco che cosa si voglia dire con questa affermazione. Sarebbe troppo semplice ma profondamente sbagliato ribaltare questo schema su altre categorie. Considero sbagliato ad esempio il meccanismo concordato che per ripristinare le quattro finestre per le lavoratrici e i lavoratori con 40 anni di contributi si introducono le finestre di uscita per le pensioni di vecchiaia invece di utilizzare almeno una parte dei maggiori oneri contributivi attuati con la recente finanziaria. Oppure non credo che la precarietà possa essere considerata uno dei tanti capitoli dell’accordo.

 

Ma perché si è arrivati a questa valutazione ?

Intanto vorrei fare una premessa, tutte le volte che si è messo mano alle pensioni c’è stata nel sindacato una discussione vivace. Nel ’68 la Cgil ritirò la firma, su un’intesa che fu respinta dalla grande maggioranza degli organismi dirigenti territoriali della confederazione. Nel ’95 ci fu un referendum con 4 milioni di votanti che passò, se mi ricordo bene con il 70% dei consensi, tra i lavoratori attivi fu il 59%, nei metalmeccanici fu respinto. È vero, il Comitato centrale della Fiom approvò quell’accordo, ma anche da quella consultazione e dall’esito di quel voto fu avviato un percorso di ricostruzione della Fiom prima con il convegno di Maratea e successivamente con il Congresso che, quello sì, fu per certi aspetti drammatico nel rapporto con la Cgil.

 

Ma tornando al merito del voto di ieri?

Ho richiamato il passato per chiarire che il voto del Comitato centrale della Fiom sull’accordo confederale non è una novità – così come peraltro hanno fatto in queste settimane Comitati direttivi territoriali della Cgil – e non mi risulta che allora furono contestati alla Fiom comportamenti fuori dalle regole dell’organizzazione.  

È evidente che il problema è di altra natura e riguarda il tipo di voto, la non approvazione dell’accordo, ma questo fa parte della democrazia, della possibilità o meno di espressioni diverse.

 

Adesso, in vista della consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori, quale sarà la posizione della Fiom?

La posizione della Fiom è assolutamente precisa. Durante i lavori del Comitato centrale è stato presentato un emendamento al documento che proponeva di aggiungere un’indicazione di voto per i lavoratori metalmeccanici, ho dichiarato che se fosse stato assunto quell’emendamento non avrei votato il documento per la semplice ragione che soltanto Cgil, Cisl e Uil, che hanno la titolarità della trattativa, possono dare una indicazione di voto. Non è la prima volta che facciamo un referendum confederale unitario e il rispetto delle regole deve essere rigoroso. Il Comitato centrale della Fiom ha espresso il proprio giudizio così come faranno le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici, la Fiom non farà alcuna campagna per il «No». Deve essere altrettanto chiaro che i dirigenti della Fiom che saranno chiamati a svolgere delle assemblee porteranno la posizione della confederazione e saranno le lavoratrici e i lavoratori a giudicare nel merito.

Non ci può essere alcuna confusione tra la posizione espressa dalla Fiom e la posizione delle Aree programmatiche della Cgil da “Lavoro e Società – Cambiare Rotta” alla “Rete 28 aprile” che hanno preannunciato una campagna per il «No»..

 

Divisione, spaccatura, addirittura scissione. I giornali di oggi riportano un quadro allarmante per le relazioni tra la Fiom e la Cgil…

Per quanto ci riguarda non c’è alcuna spaccatura. Mi domando: tra l’unanimismo e la spaccatura ci sarà pure lo spazio per esprimere democraticamente posizioni diverse? Per quanto riguarda la scissione non rispondo neanche perché è una operazione di pura denigrazione così come trovo miserevole l’operazione giornalistica che utilizza figure come Bruno Trentin, fino ad arrivare a Claudio Sabattini, a sostegno delle proprie posizioni. Anche questo fa parte della degenerazione di questi anni.

 

Dalle reazioni a caldo giunte subito dopo il voto pare che il testimone passi ora dalla Fiom alla sinistra radicale…

Non c’entra assolutamente nulla, la Fiom non chiede ad alcuna forza politica di assumere nel loro comportamento il giudizio che noi abbiamo espresso. Nel congresso del ’96, in presenza del governo dell’Ulivo, la Fiom scelse di rafforzare il termine dell’autonomia con il termine indipendenza dai padroni, dai partiti e dal governo. Ci fu una complicata discussione che si concluse con il fatto che l’indipendenza è sancita nel nostro Statuto. Questo ha un significato preciso non soltanto per noi ma anche per le forze politiche nel loro operare, nelle scelte che devono compiere che non sono le stesse di un soggetto sindacale .

  

E ora la parola a lavoratrici e lavoratori…

Ritengo che la questione prioritaria al di là delle espressioni di voto è la partecipazione al voto che non considero un dato scontato. Il referendum promosso da Cgil, Cisl, Uil è un fatto di grande importanza, si convalida in questo modo uno strumento di democrazia che abbiamo più volte invocato come metalmeccanici.

Anche per questa ragione l’informazione e la partecipazione al voto rappresenta l’obiettivo prioritario nel lavoro delle prossime settimane.

  

Roma, 12 settembre 2007