La Fiat e I 21 giorni di Melfi

 

Dodici anni fa nasceva, a S. Nicola di Melfi, la FIAT SATA , la fabbrica del just in time, della pace sociale, quella che sarebbe dovuta diventare una fabbrica modello: la fabbrica integrata.

L’annuncio dell’investimento della Fiat in Basilicata è stato percepito dai più come la leva di uno sviluppo industriale e sociale in una regione tormentata da molti drammi. L’arrivo del padronato piemontese viene accolto con grande giubilo dalla gente del luogo: "si sta per materializzare il sogno di non dover più emigrare, in cerca di fortuna altrove". Questo è il leit motiv che entusiasma tutti.

Eppure, la logica su cui sorge è presto svelata: "posti di lavoro in cambio di maggiore sfruttamento". Le condizioni che la Fiat impone comportano l’accettazione supina delle gabbie salariali, attraverso l’escamotage della differente denominazione (Sata), la deroga al divieto del lavoro notturno per le donne, con la truffa della "partecipazione operaia" alle decisioni aziendali. Piano piano i lavoratori scoprono che ottenere un posto alla Fiat non è affatto un privilegio. I delegati sindacali troppo radicali vengono “deportati” in altri reparti o licenziati. Ma la rabbia operaia comincia ad aumentare. Un’avanguardia, che radicalizza anche la FIOM , cresce e comincia ad orientare i metodi di lotta: sciopero prolungato fino alla vittoria. E’ questo il senso dei “21 giorni che sconvolsero Melfi”, come amano dire gli operai protagonisti.

Lo sciopero ha inizio il 17 aprile 2004 negli stabilimenti dell’Indotto e culmina all’alba del 9 maggio con l’accordo firmato da Fiat e sindacati.

Ci sono voluti 21 giorni di sciopero, di manifestazioni, blocchi, cariche della polizia, per arrivare finalmente ad una svolta.

Nasce un’ assemblea permanente con tutti i lavoratori che picchettano pacificamente la fabbrica provocando a cascata la fermata di quasi tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat. Il più importante appuntamento è la manifestazione di sabato 24 aprile. Un successo: più di 15.000 persone tra operai, familiari, testimoni. Ma il governo, su richiesta della Fiat, mantiene la linea dura e mette in campo i reparti speciali pronti a caricare gli operai. Sembra inverosimile, ma è quel che accade. La solidarietà verso gli operai di Melfi giuge da tutta Italia e da tutte le fabbriche con raccolta fondi e con scioperi a sostegno dei lavoratori in lotta contro la violenza della polizia.

La lotta di Melfi è stata una lotta ad oltranza, fatta ai cancelli, fuori dalla fabbrica. Davanti a quei cancelli arriverà il camioncino di AvantiPop per raccogliere le testimonianze e invitare gli operai a partecipare alla tappa del 18 giugno che si terrà nella vicina Lavello e sarà dedicata al racconto e all’interpretazione di quei fatti “con il peso e la leggerezza di un evento artistico”