Lettera di Guglielmo Epifani Care
compagne, cari compagni, il
12 e 13 giugno i cittadini e le donne italiani saranno chiamati alle urne
per esprimersi su quattro quesiti referendari per cancellare alcune parti
della legge sulla fecondazione medicalmente assistita, la legge 40,
approvata dal Parlamento. Questa legge, ideologica e tipica di uno Stato
etico, riporta in campo l’idea di fondo del ruolo dello Stato, il
rapporto fra laicità dello Stato e liberà delle persone, il rapporto fra
Stato e principi religiosi; questa legge è stata voluta da chi pensa di
ridisegnare l’intero ambito della libertà della persona, in particolare
la libertà ed i diritti della donna, investendo le coscienze, le scelte
individuali, le convinzioni etiche o religiose. Tutto questo si collega
strettamente con compressione di liberà e diritti nel lavoro e
nell’accesso ad uno stato sociale inclusivo e di qualità. La
Cgil, anche in questa occasione, per storia e per tradizione, sollecita la
partecipazione al voto come esercizio di un diritto e di un dovere civile.
La nostra Costituzione, che oggi maldestramente si cerca di manomettere
anche se – per ora – solo nella seconda parte, include in sé il
valore della partecipazione dei cittadini alla vita attiva, democratica,
civile e sociale come conquista, come espressione della cittadinanza, come
libertà di espressione di un diritto, come valore che fonda l’idea di
una società plurale ed aperta. Anche
per questi motivi, l’invito alla partecipazione è ancora più forte in
questa occasione nella quale si tratta di esprimersi sul merito di una
legge che interviene pesantemente nella sfera più intima delle scelte
individuali delle donne e della coppia e coinvolge profondamente l’idea
stessa di libertà e di autodeterminazione della persona. Non trattandosi
però di materie strettamente sindacali o di politiche del lavoro,
riteniamo corretto – come Cgil – lasciare libertà di espressione.
Questo non limita un impegno pubblico, trasparente e dichiarato, per la
partecipazione al voto. Appare sempre più evidente, infatti, che solo gli
elettori con il loro voto potranno cambiare la legge sulla fecondazione
medicalmente assistita, che la maggioranza di governo non ha nessuna
intenzione di modificare, nemmeno nei suoi aspetti più crudeli. Anzi,
riconferma anche il giudizio di merito che – come Cgil – abbiamo
espresso sulla legge 40, un giudizio negativo, che ribadiamo pienamente. Personalmente
voterò SI ai quattro quesiti referendari il 12 e 13 giugno per cancellare
alcune parti, le più dannose, della legge sulla fecondazione medicalmente
assistita, una legge che trasuda uno spirito punitivo contro le donne, ma
anche verso i medici che esercitano con coscienza la loro funzione,
crudele verso i portatori di malattie genetiche, contro la ricerca medica
e scientifica impedita a trovare cure come il parkinson, l’alzheimer e
tante forme tumorali. In queste poche settimane occorre intensificare lo
sforzo per informare lavoratrici e cittadini sui reali contenuti delle
parti della legge da abrogare, condizione per l’esercizio di un diritto. |