Ccnl
metalmeccanici: rinnovo biennio economico
2005-2006 Conferenza
stampa per la presentazione della piattaforma unitaria Fim, Fiom, Uilm Roma,
11 gennaio 2005
- Antonino Regazzi, segretario generale Uilm-Uil - Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom-Cgil - Giorgio Caprioli, segretario generale Fim-Cisl I testi degli interventi dei segretari generali di Fim, Fiom e Uilm alla conferenza stampa non sono stati rivisti dagli autori. Antonino
Regazzi, segretario generale Uilm-Uil Io
credo che, dopo 4 anni che non facciamo un contratto unitariamente, sia
un fatto estremamente significativo rifare una piattaforma unitaria per
il rinnovo del ccnl. È
vero, abbiamo fatto una lunga discussione tra di noi, il risultato è
sicuramente frutto di una mediazione che c’è stata tra le diverse
posizioni che abbiamo espresso fin dall’inizio ma, alla fine, la
discussione ci ha portato a realizzare una buona piattaforma unitaria. Lo
abbiamo fatto attraverso un percorso cominciato con il discutere delle
regole, rispetto alle quali abbiamo raggiunto un patto – che poi
saranno illustrate da Gianni Rinaldini – che servino sia a fare questo
contratto ma che continueremo a discutere subito dopo, per costruire
regole durature. Abbiamo
fatto, come dicevo, una lunga discussione, tenendo conto dell’aumento
del costo della vita che c’è stato soprattutto in questi ultimi
periodi, e tenendo conto, anche se con posizioni talvolta molto diverse,
in riferimento all’accordo del 23 luglio, che c’era un pezzo della
categoria che non partecipava mai alla distribuzione della ricchezza,
tanta o poca, che si produce in questo paese. Alla
fine quindi siamo pervenuti a una posizione unitaria frutto di una
mediazione convinta che ci impegna a fare un percorso unitario e a
produrre un contratto unitario. Come
voi sapete si tratta del rinnovo del biennio economico e quindi come tale
non è comprensivo delle regole, della parte normativa del contratto; la
spiegazione di questa piattaforma quindi è semplice. La richiesta è di
130 euro per tutti i lavoratori al quinto livello divisi in due parti:
105 euro al quinto livello, che vanno riparametrate secondo la logica
che perseguiamo ogni qualvolta facciamo il contratto, finalizzati alla
tutela, alla difesa del potere d’acquisto dei lavoratori e 25 euro che
rivendichiamo in modo particolare per coloro i quali non hanno mai fatto
la contrattazione di secondo livello e li rivendichiamo in modo che
siano distribuiti entro il 2005. E rivendichiamo poi per tutti i
lavoratori, anche per coloro che fanno la contrattazione di secondo
livello, che potranno essere assorbiti nel quadriennio prossimo. Quindi
130 euro divisi in due: 105 al V livello per la tutela del potere
d’acquisto e 25 euro per la produttività. C’è
stata una discussione attorno all’accordo del 23 luglio, un accordo
datato con tutte le carenze che ci sono ormai in quel documento… Siamo
partiti dall’inflazione ma poi abbiamo sviluppato dei nostri
ragionamenti, per arrivare a produrre questa rivendicazione. E
l’abbiamo fatto tenendo conto appunto che in questi ultimi anni in
modo particolare noi riteniamo che in qualche modo i dati Istat facciano
fatica a tenere conto di tutto quello che succede. L’aumento del costo
della vita in generale, ma in particolare tutti si sono misurati con il
fatto che il costo della casa è molto più alto di alcuni anni or sono,
che c’è stato un netto aumento dei generi alimentari e persino che le
imposte locali non vengono considerate nel paniere. I
due ragionamenti politici in sostanza sono questi. Il primo è che
vogliamo che ci sia una distribuzione della produttività anche a coloro
che non partecipano mai alla contrattazione integrativa, elemento nuovo
almeno dall’accordo del ’93 ad oggi; la seconda questione è che sia
pur partendo dalle regole poi abbiamo costruito un ragionamento che dal
punto di vista del calcolo tenesse conto dell’aumento del costo della
vita che nell’ultimo periodo è cresciuto molto e quindi come tale
bisognava in qualche modo tenerlo in considerazione. Ho fatto tre
esempi, la casa, i generi alimentari, le imposte locali, ma sicuramente
ce ne sono altri con cui tanti si sono misurati. Queste due posizioni ci
hanno portato a fare una forte rivendicazione che in qualche modo
tenesse conto di tutto ciò. Il
terzo ragionamento riguarda il percorso; noi ci siamo dati un percorso
per realizzare una fase di consultazione molto importante, molto
allargata, dettagliata, speriamo di arrivare al maggior numero di
lavoratori possibile anche se l’obiettivo è quello di arrivare a
tutti, ma sappiamo che ci sono molte migliaia di aziende difficilmente
raggiungibili. Questa
settimana è dedicata agli organismi delle rispettive organizzazioni:
domani (12 gennaio 2005) c’è
il consiglio generale della Fim, dopodomani (13
gennaio 2005) c’è direttivo della Uilm, dopodomani ancora (14
gennaio 2005) c’è l’assemblea della Fiom. In questo ciclo dovrà
essere approvata la proposta che i segretari generali faranno ai
rispettivi organismi, se così sarà poi si apre la fase di
consultazione che si distribuisce nel seguente modo: la prima settimana
sarà dedicata agli organismi territoriali, quindi alle riunioni che
faranno le segreterie di Fim, Fiom, Uilm per informare le strutture a
livello territoriale; ci saranno poi tre settimane di assemblee e
infine, nei giorni 15, 16 e 17 febbraio, si farà il referendum così
come abbiamo annunciato. Con quella data terminerà la consultazione e
il giorno 18 febbraio comunicheremo i risultati del referendum. Questo
è il percorso democratico, di consultazione ampia, con l’obiettivo di
arrivare a tutti i lavoratori. Gianni
Rinaldini, segretario generale Fiom-Cgil Non
ho nulla da aggiungere a quello che diceva Regazzi sulla parte relativa
alle richieste riguardo l’incremento retributivo del bienno 2005-2006,
che peraltro sono formulate in modo chiaro e non ambiguo nei testi che
distribuiremo dopo averli fatti visionare alle nostre strutture. Per
quanto mi riguarda ho il compito di illustrare la parte relativa al
documento relativo alla definizione del percorso democratico, che è
parte integrante dell’ipotesi unitaria che abbiamo costruito. Come
accennava Regazzi ci sarà una fase di avvio di informazione alle
strutture territoriali, tre settimane di assemblee e nei giorni 15, 16 e
17 febbraio il referendum “di entrata”. Successivamente abbiamo
previsto un’assemblea nazionale di 500 delegati comprensiva dei tre
esecutivi delle rispettive organizzazioni alla quale, non essendo una
struttura eletta direttamente dai lavoratori, è assegnato un potere di
carattere consultivo e non un potere vincolante e deliberante. La
titolarità rimane alle organizzazioni sindacali; ciò nulla toglie al
fatto che un’assemblea del genere fa parte di un percorso in cui si
torna a discutere e a ragionare assieme. Cosa non irrilevante dopo le
note vicende. Peraltro questa assemblea sarà chiamata a esprimere anche
un giudizio prima della fase conclusiva della vertenza. Poi
c’è il referendum “di uscita”: se esso viene indetto su richiesta
congiunta delle organizzazioni sindacali vale il meccanismo della
maggioranza semplice per l’approvazione o la bocciatura
dell’accordo. Se, invece, il referendum è richiesto da una sola
organizzazione sindacale, è indetto unitariamente lo stesso ma, in
questo caso, vale il meccanismo della maggioranza qualificata per
l’approvazione o la bocciatura dell’accordo. L’ipotesi di accordo,
in questo caso, viene respinta se c’è il voto contrario del 50% più
1 dei votanti al referendum di entrata. Io credo che sia un meccanismo
giusto, perché ovviamente per bocciare un’ipotesi di accordo ci vuole
un numero di lavoratori che abbia una dimensione tale che permetta di
riaprire una vicenda contrattuale e quindi ripartire con iniziative di
lotta. C’è
un altro aspetto che noi riteniamo di assoluta rilevanza: a partire da
gennaio, unitariamente, costruiremo una banca dati di tutte le elezioni
delle rappresentanze sindacali unitarie, che nei prossimi anni ci
permetterà di avere un elemento di certificazione rispetto
all’espressione di voto dei lavoratori sulle Rsu e quindi come
riferimento anche della rappresentatività a livello nazionale. Il
tutto è stato concepito, non a caso, con un percorso che ha un
carattere nello stesso tempo provvisorio e sperimentale in vista di una
successiva definizione di regole più stabili e strutturali. Abbiamo
innestato meccanismi che vanno al di là del biennio economico come
quello della raccolta dati delle Rsu per la certificazione della
rappresentatività di ogni organizzazione. Io
voglio sottolineare che, al di là delle posizioni iniziali, sarebbe una
sciocchezza per chiunque dire “ho vinto io, hai vinto tu, c’è un
successo di questa o quell’altra organizzazione”: i documenti che
alla fine abbiamo deliberato unitariamente impegnano tutte e tre le
organizzazioni al di là delle posizioni di partenza che ognuno di noi
aveva. Lo dico perché quando si ragiona rispetto a scadenze di
carattere negoziale, di confronto con le controparti anche questo è
importante, perché altrimenti si corre il rischio che al primo incontro
qualcuno può pensare di giocare sulle posizioni di partenza di ogni
singola organizzazione. Nel momento in cui si costruisce un’ipotesi
unitaria, così come ci siamo detti, siamo tutti impegnati a seguire
rigorosamente gli obiettivi che ci siamo dati e i percorsi che
congiuntamente abbiamo definito, tant’è vero che, a riprova di quanto
sto dicendo, noi abbiamo aggiunto un ulteriore documento che va oltre la
questione del biennio economico e che illustra Caprioli. Giorgio
Caprioli, segretario generale Fim-Cisl La
lunga discussione che ha portato alla piattaforma unitaria si è svolta
negli ultimi mesi del 2004, cioè in un periodo nel quale eravamo molto
impegnati a parlare di salari e di inflazione e nel quale si è
pesantemente aggravata la crisi industriale del nostro paese – e il
settore metalmeccanico rappresenta quasi la metà dell’intera
industria italiana. Discutendo
ci siamo resi conto che il
successo nel costruire una piattaforma unitaria era di per sé un fatto
assolutamente importante sul piano politico ma rischiavamo, nonostante
questo grande risultato, di proporre un’iniziativa sindacale
iincompleta nel 2005 se ci fossimo limitati a presentare la piattaforma
e negoziare i salari; abbiamo perciò condiviso la convinzione che è
compito del sindacato dei metalmeccanici, oltre che tentare con la
convinzione e con le caratteristiche che hanno detto Tonino e Gianni di
rinnovare il contratto, anche quella di proporre un’azione sindacale
su altri temi che hanno un’importanza pari se non, in alcuni casi,
addirittura superiore a quella del recupero salariale; il primo di
questi è appunto la crisi industriale: noi da molti anni non vediamo
una crisi così difficile e soprattutto così lunga, che è testimoniata
non solo dalle difficoltà di alcuni grandi gruppi di cui parliamo tutti
i giorni, dalla Fiat alle acciaierie di Terni e a tanti altri casi di
industrie grandi, ma anche dal fatto che quotidianamente in tutte le
provincie italiane noi registriamo numerosi fallimenti di piccole
aziende che rappresentano una falcidia di posti di lavoro. Quindi il
primo punto del documento in cui ci proponiamo di ampliare l’orizzonte
della nostra azione riguarda appunto la crisi industriale, riteniamo
necessario un’analisi molto articolata della situazione del settore. Come
sapete il settore metalmeccanico è molto ampio, va dalla siderurgia
all’informatica passando per l’automobile, per le moto, per
l’elettrodomestico cioè comprende tanti comparti anche molto diversi
uno dall’altro. Il nostro contratto prevede da molto tempo la presenza
di Osservatori articolati per comparti che dovrebbero servire alle parti
sociali a tenere d’occhio qual è l’evoluzione della situazione
industriale; il primo punto, quindi, di questo terzo documento è
l’idea di fare un’analisi prima tra di noi della situazione dei
diversi comparti e dei gruppi in difficoltà, e poi di chiedere la
convocazione degli Osservatori previsti dal contratto alla
Federmeccanica; in parallelo promuoveremo una giornata di mobilitazione
nazionale della categoria proprio sui temi della crisi industriale per
proporre una nostra analisi della situazione e anche alcune iiniziative
per farvi fronte. Il
secondo tema che abbiamo condiviso come impegno comune è quello della
riforma del sistema di inquadramento professionale, che è quella parte
del contratto nella quale si prevedono nuove modalità attraverso cui si
riconosce il valore professionale di una determinata mansione lavorativa
e conseguentemente l’inquadramento del salario che a quel lavoratore
spetta: il nostro sistema è vecchio di più di 30 anni perché quello
che abbiamo è stato stabilito nel contratto del ’73. Trent’anni
pesanti perché nel frattempo sono cambiate moltissime cose nei luoghi
di lavoro, sia per motivi tecnologici che per motivi organizzativi.
Condividiamo il fatto che questo sistema va profondamente modificato e
cominceremo al più presto un lavoro comune per impostare il punto di
vista unitario da proporre alla Federmeccanica visto che è già
insediata una commissione per la riforma dell’inquadramento
professionale. Il
terzo tema riguarda il mercato del lavoro, altro tema di grande attualità,
sappiamo tutti quante profonde modifiche sono state introdotte dalle
recenti leggi approvate dal Parlamento e proposte dal governo; queste
leggi hanno fortemente aumentato i rischi di precarizzazione nei
rapporti di lavoro, soprattutto per i lavoratori giovani e ci troviamo
di fronte a una situazione nella quale la legge approvata dal Parlamento
può essere direttamente applicata nei luoghi di lavoro a prescindere da
quanto è stato precedentemente definito nei contratti nazionali, noi
quindi pensiamo di dover unitariamente affrontare un negoziato con la
Federmeccanica che si proponga da un lato di introdurre norme
contrattuali che limitino la possibilità di utilizzare i rapporti di
lavoro precari e dall’altro di rafforzare i diritti di questi
lavoratori e le loro possibilità di veder trasformato il loro rapporto
di lavoro in un rapporto di lavoro stabile. Quindi
su questi tre temi, crisi industriale, inquadramento e mercato del
lavoro, già oggi definiamo un breve documento programmatico che dice
che questi sono tre temi di azione unitaria per il prossimo anno,
ovviamente i dettagli, le precisazioni su tutti e tre questi capitoli li
prepareremo nelle prossime settimane, attraverso un lavoro unitario
nazionale che ci consentirà di confrontarci con le nostre controparti. Le
tre parti del lavoro presentato oggi sono contenute in tre distinti
documenti che saranno sottoposti all’approvazione di tre organismi
nazionali di Fim, Fiom, Uilm. Come ha detto Regazzi domani comincia la
Fim, poi c’è la Uilm e venerdì la Fiom; a conclusione di queste tre
giornate formali di discussione e approvazione di organismi i documenti
saranno anche disponibili per la stampa, vista la grande fatica che
abbiamo fatto per arrivarci siamo abbastanza tranquilli sul fatto che
non ci saranno sorprese nelle prossime tre giornate, qundi non dovremmo
riconvocarvi per dire che ricominciamo tutto da capo, dopodiché parte
il percorso già illustrato di confronto con i lavoratori e con le
strutture periferiche che si concluderà a metà febbraio. Nel
frattempo, proprio per accorciare i tempi dell’inizio della
trattativa, una volta terminato l’ultimo dei tre organismi, cioè
quello della Fiom, invieremo la piattaforma illustrata alle controparti
con la solita formula in cui si dice che le richieste sono quelle
inviate ma che prima dobbiamo consultare i lavoratori, quindi salvo
sorprese ve le confermeremo a tempo debito, e dunque prevediamo
l’inizio del negoziato vero e proprio per la fine di febbraio. |