Manifestazione europea
della Ces
e dei movimenti,
contro la guerra, il liberismo e il razzismo
Bruxelles, 19 marzo
2005
Intervento
di Manuela Marcon Rsu Fiom Electrolux Susegana
Lavoro
alla Zanussi Electrolux di
Susegana (TV) da 15 anni.
Attualmente nel nostro stabilimento sono impiegati circa 1800
dipendenti. Fa parte della multinazionale Svedese Electrolux che conta
in Italia circa 10.000 dipendenti divisi in vari stabilimenti e varie
produzioni (esempi: stabilimento di Porcia produce lavatrici; quelli di
Susegana e Firenze frigoriferi; quello di Forlì piani di cottura e
forni; quello di Vallenoncello lavastoviglie).
La
multinazionale ha stabilimenti anche in altri paesi come
Germania, Spagna, Svezia, Ungheria e Russia.
Negli
anni ’90 il nostro stabilimento è stato al centro di una forte e
interessante trasformazione tecnologica, sostenuta da grossi
investimenti anche da parte dello stato in cambio del mantenimento del
sito produttivo in Italia, che aveva lo scopo di sostituire gli operai
con robot e macchine filoguidate.
Nonostante
la grossa pubblicità, con il passar del tempo i vertici aziendali si
sono accorti che le macchine robotizzate erano molto meno flessibili dei
lavoratori e soprattutto avevano bisogno di continua e costosa
manutenzione.
Dopo
un decennio robotizzato i costosi impianti sono stati lentamente
smantellati e hanno lasciato il posto alle vecchie catene di montaggio a
tapparella, che in una parte della fabbrica comunque avevano sempre
continuato a funzionare anche come sostegno ai nuovi impianti.
In
questo momento l’80% della produzione (circa 5000 frigoriferi al
giorno) è prodotto in catene vecchia maniera con l’operatore
vincolato alla cadenza di questa.
Negli
ultimi tempi, purtroppo anche da parte sindacale sono state fatte scelte
che hanno penalizzato i lavoratori. E’ questo il periodo in cui è
stato introdotto il salario d’ingresso, che prevede una decurtazione
di circa 500.000 delle vecchie lire al mese ad ogni dipendente nuovo
assunto per i primi due anni lavorativi.
E’
solo dopo questo accordo che l’azienda ha cominciato ad assumere
lavoratori stranieri, prima respinti perché non idonei, poi ben accolti
perché gli unici ad accettare condizioni salariali così
penalizzanti.Fortunatamente la mobilitazione dei lavoratori, sostenuti
da una parte del sindacato, ha portato ad un superamento graduale di
questo accordo discriminatorio che divideva i lavoratori.
L’Electrolux
ha basato tutte le sue scelte, anche politiche, sulla ricerca di un
modello produttivo il più flessibile possibile. Nel 2000 infatti è
stata presentata a tutto il gruppo una nuova forma di assunzione: il
lavoro a chiamata. In questo caso il lavoratore doveva rimanere in
attesa della chiamata dell’azienda, e lavorare solo se chiamato. Con
un referendum i lavoratori di tutto il gruppo hanno bocciato questa
indecente proposta; purtroppo la storia insegna che ciò che viene
proposto e sperimentato nei grandi gruppi aziendali poi viene assorbito
a livello nazionale da contratti e
leggi. La famosa Legge 30 o Legge Biagi
contiene tra le altre forme di flessibilità anche il lavoro a
chiamata.
Il
gruppo Electrolux ha scelto la via dello scontro anche ora di fronte al
rinnovo del Contratto integrativo aziendale, scaduto da piu di un anno,
sostenendo che per ragioni di mercato non è possibile rinnovare questo
fondamentale e unificante strumento di salvaguardia di salario e diritti
dei lavoratori. Per l’eventuale rinnovo chiede in cambio:
l’attivazione periodica e sicura di una flessibilità produttiva come
l’aumento del lavoro precario che riduce le assunzioni a tempo
indeterminato; la riduzione delle ferie collettive; 96 ore di
flessibilità, certe ed esigibili senza contrattazione, pro-capite con
penalizzazioni economiche qualora negli stabilimenti non si
raggiungessero gli accordi.
Contemporaneamente
il CdA del gruppo Electrolux ha annunciato il riesame dei costi di
produzione delle varie unità produttive per decidere entro il 2008
quali fabbriche chiudere o quali linee delocalizzare.
Ritengo
questa forma di asta competitiva, purtroppo gia sperimentata, ingiusta e
inefficace perché contrappone tra di loro i lavoratori di diverse
nazionalità e a volte anche dello stesso paese ma di stabilimenti
diversi, riducendo salari e diritti e non garantendo stabilità
occupazionale né crescita complessiva sui mercati.
Non
si parla più quindi di investimenti, qualità del prodotto,
innovazione, nuove forme
organizzative del lavoro e della produzione ma solo di tagli dei costi.
E’
cosi che si tagliano gli investimenti per la sicurezza e la formazione
dei lavoratori, le manutenzioni all’interno degli stabilimenti; è così
che si nega ai dipendenti il diritto ad una vita propria che non sia
totalmente a disposizione dell’impresa e del mercato.
Penso
sia indispensabile creare relazioni e legami tra tutti i lavoratori
europei e del gruppo Electrolux per rivendicare una nuova politica
industriale fondata sulla qualità, sull’innovazione dei prodotti che
valorizzi le competenze di ogni territorio.
Ritengo
necessario che il nostro Governo intervenga per promuovere una nuova
politica industriale che sostenga la produzione e contrasti le
delocalizzazioni selvagge, la politica dei bassi costi che sta
investendo tutto il settore degli elettrodomestici, disperdendo un
patrimonio industriale e professionale importante e radicato nel nostro
paese.
Inoltre
chiediamo da subito da parte del nostro governo il ritiro immediato
delle truppe dall Iraq; e che si parta anche da qui oggi per coinvolgere
l Europa a fare una politica di pace.
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