XXIII Congresso nazionale Presentazione del documento VALORE E DIGNITÀ AL LAVORO
Noi
andiamo al congresso per decidere se, dopo tutte le lotte e l’impegno di
questi anni, dobbiamo provare ad andare avanti. Perché
nei due anni trascorsi dal precedente congresso l’accordo separato sul
contratto, i tassi d’inflazione programmati per ridurre i salari, la Legge 30
e la legislazione economica e sociale del governo hanno cancellato il patto del
23 luglio ’93, che non può essere riproposto. La situazione è cambiata. Perché
con la negazione della democrazia si vuole cancellare il diritto delle
lavoratrici e dei lavoratori di pronunciarsi sul loro contratto, affermando la
logica dell’accordo con chi ci sta. Perché
il declino economico e industriale dell’Italia dimostra che una competizione
fondata sulla precarizzazione dei rapporti di lavoro, sulla riduzione dei
diritti e delle retribuzioni non fa crescere l’occupazione e lo sviluppo, ma
porta al dissesto del sistema delle imprese. Perché
non possiamo accettare lo smantellamento dello Stato sociale, con la
privatizzazione dei servizi pubblici, dalla sanità, alle pensioni, alla scuola,
che determina una crescita della disuguaglianza sociale. Vogliamo
una politica industriale fondata su ricerca, innovazione e formazione, con un
ruolo dell’intervento pubblico, anche diretto, a partire dai settori
strategici per il nostro paese. Vogliamo
che le lavoratrici e i lavoratori abbiano diritto di decidere con il referendum
sulle piattaforme e sugli accordi. Vogliamo
invertire, anche attraverso il contratto, l’attuale tendenza che ha visto
affermarsi, nel corso di questi anni, una distribuzione della ricchezza
nazionale contro il lavoro e i pensionati e a favore delle rendite e dei
profitti. Vogliamo
più sicurezza e più diritti sociali sulla scuola, la sanità, le pensioni che
sono diritti universali. Vogliamo
riconquistare la contrattazione sulle condizioni di lavoro. Vogliamo
che siano abrogate le leggi del
governo Berlusconi che hanno colpito i diritti dei lavoratori, nativi e
migranti. Vogliamo
nuove leggi a favore del lavoro e per la democrazia sindacale. L’esplosione
di tutte le forme di precarietà, la
terziarizzazione delle imprese e gli appalti selvaggi hanno prodotto una
frantumazione e una svalutazione senza precedenti del lavoro manifatturiero. Il
sindacato non può accettare questa frammentazione. Tutte le lavoratrici e i
lavoratori che partecipano alla costruzione dello stesso prodotto devono avere
gli stessi diritti. A pari lavoro pari diritti, per tutte e per tutti: donne,
uomini, nativi e migranti. Ci vuole un grande e forte sindacato di tutte le
lavoratrici e di tutti i lavoratori dell’industria. Con
i precontratti e la contrattazione aziendale lottiamo contro
l’intesa separata e vogliamo costruire le condizioni per la riconquista di un
vero contratto nazionale. Il
contratto nazionale di fatto è stato cancellato, perché costituisce
l’obiettivo centrale dell’offensiva della Confindustra e del governo.
Sostengono che con la contrattazione decentrata si potrebbe far fronte alla
caduta dei redditi e adattare i diritti alle specifiche condizioni delle
imprese. È una tesi priva di fondamento, che serve soltanto a coprire la scelta
di demolire con il contratto nazionale il valore della solidarietà, come
elemento unificante tra tutte le lavoratrici e i lavoratori. Invece va
rafforzato il ruolo del contratto nazionale. Non
possiamo più accettare l’inflazione programmata o ogni altra forma di stima
preventiva dell’andamento dei prezzi che abbia il compito di contenere i
salari: gli aumenti salariali nei contratti nazionali devono avere come
riferimento il vero andamento dell’inflazione e della ricchezza complessiva
del paese. Il contratto nazionale deve servire ad aumentare il salario oltre
l’inflazione e ad estendere e rafforzare i diritti nelle aziende. Ci deve
essere una vera contrattazione aziendale sulle condizioni di lavoro, sul
salario, sulla professionalità e sugli orari. Nel
contratto nazionale e nelle imprese ci diamo l’obiettivo della trasformazione
a tempo indeterminato, in tempi definiti, di tutti i rapporti di lavoro
precari; va comunque sviluppata una campagna politica per ottenere che il
Parlamento abroghi la Legge 30 e corregga radicalmente tutta la legislazione che
ha precarizzato il lavoro. Confermiamo
l’obiettivo delle 35 ore medie a parità di salario, insieme a tutto il
sindacato europeo. È
necessario conquistare subito una nuova politica economica e industriale,
che si fondi anche su un intervento pubblico diretto nel sistema delle imprese.
Nel Mezzogiorno è necessario un piano di investimenti pubblici e privati che
rilanci l’industria come elemento decisivo dello sviluppo meridionale. Ci
vuole una politica fiscale che ricostruisca la progressività della
pressione fiscale, colpisca la speculazione e l’evasione, abolisca la logica
del condono; a tal fine, è necessario il ritiro della delega fiscale
dell’attuale governo e la ricostruzione di una struttura pubblica per la lotta
all’evasione, che invece è stata smantellata nel corso di questi anni. Bisogna
abrogare la delega sulle pensioni; non si deve ridurre la spesa
pensionistica e si deve portare ai livelli europei la spesa sociale; si deve
prevedere una pensione anticipata per i lavori usuranti; vogliamo il diritto
alla pensione per i giovani e i precari, garantendo a tutti un minimo
contributivo anche per i periodi di non lavoro. La
Fiom ripudia la guerra e il terrorismo.
Bisogna ritirare le truppe dall’Iraq e rispettare l’articolo 11 della
Costituzione. Gli
accordi separati hanno
colpito l’autonomia e tolto alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto di
decidere. Invece le piattaforme e gli accordi devono essere sottoposti al
referendum dei lavoratori interessati. Democrazia
e indipendenza sono state le
scelte di fondo degli ultimi due congressi. Sono scelte che vanno confermate
perché sono di grande attualità. Autonomia e indipendenza significano la
ricerca costante di un punto di vista del lavoro diverso da quello
dell’impresa e del mercato. Democrazia e indipendenza, perché il sindacato può
avere governi avversari, ma non può avere governi amici ai quali delegare le
proprie funzioni. Indipendenza, autonomia, democrazia sono aspetti inscindibili dell’identità della Fiom.Vogliamo che il lavoro, il suo valore e la sua dignità tornino a essere il centro della società e della politica. |