1949 - X Congresso nazionale, 28/31-agosto, Firenze

 

La difficile situazione internazionale, il delicato passaggio da un’economia di guerra alla ripresa postbellica e la scissione all’interno della Cgil fra le correnti comunista, socialista e democratico-cristiana costituiscono il contesto nel quale si colloca il X Congresso nazionale della Fiom.

I 609.094 iscritti erano rappresentati da 673 delegati.

«Battersi su due fronti» fu l’impostazione complessiva della relazione con la quale Giovanni Roveda aprì il Congresso, a conferma di una situazione piena di contraddizioni: alcune fabbriche in ripresa effettuavano molte ore di straordinario, altre invece cercavano di attuare una politica di licenziamenti. La scelta della Fiom era quella di alternare la difesa dai licenziamenti con lo sviluppo di iniziative rivendicative per evitare eventuali fratture tra lavoratori occupati e quelli minacciati dalla perdita del posto di lavoro.

Sul piano dell’iniziativa rivendicativa la Fiom affermò un importante principio: il contratto di lavoro fissa i trattamenti minimi che vanno rispettati da ogni azienda, ma in ognuna di esse possono essere apportati dei miglioramenti salariali e normativi. 

Il Comitato centrale – in  cui tutte le correnti presenti nella Fiom avevano una rappresentanza proporzionale – rielesse Roveda segretario generale, Amino Pizzorno (comunista) e Giuseppe Dalla Motta (socialista) segretari nazionali.