Assemblea Nazionale 15-16 gennaio 2004 Riccione

 

tratto da « il manifesto » del 17 gennaio 2004

«Il contratto si difende con il contratto»
La Fiom, in assemblea generale a Riccione, si interroga sulle regole e prepara le lotte

MANUELA CARTOSIO - INVIATA A RICCIONE

La notizia che la Margherita aveva fatto l'uovo sulle pensioni d'anzianità è arrivata a Riccione quando l'assemblea nazionale dei delegati Fiom era già terminata. Fosse arrivata prima, si sarebbe sicuramente meritata la ruvida attenzione dei delegati. E poiché la proposta rutelliana è una bombetta sotto la fragile unità di Cgil, Cisl e Uil, il passaggio sulle pensioni che chiude uno dei documenti approvati a Riccione avrebbe registrato la novità. La Fiom sollecita lo sciopero generale alle confederazioni, «e in ogni caso alla Cgil», se il governo non ritirerà la delega previdenziale. L'inciso cautelativo si è rivelato preveggente, anche se la mossa l'ha fatta non il governo, ma un partito dell'opposizione. Al centro della due giorni, preludio del congresso straordinario della Fiom, c'è stato il contratto nazionale. Quello dei metalmeccanici la Fiom vuole riconquistarlo dal basso con i precontratti e con la lotta che proseguirà con altre 8 ore di sciopero a febbraio. Ma il problema si pone per tutte le categorie, essendo ormai dimostrato per tabulas che il contratto nazionale non riesce neppure a coprire l'inflazione. Attaccato da destra e Confidustria, non soddisfa i bisogni dei lavoratori.

La Fiom non dà ascolto alle interessate sirene che propagandano il contratto nazionale leggero, da integrare con la contrattazione territoriale. Resta ancorata saldamente al contratto nazionale come fondamento della solidarietà generale. Che tiene solo se il contratto non diventa un guscio vuoto. L'operazione è già a buon punto. Manca solo la sanzione ufficiale: a breve governo e Confindustria vorranno riscrivere le regole - l'accordo del `93 - che hanno già abbandonato nei fatti.

E allora le regole riscriviamole noi a modo nostro, ha detto la Fiom a Riccione. Il segretario generale Gianni Rinaldini l'ha detto in modo soft: l'inflazione programmata non tutela il potere d'acquisto delle retribuzioni, «è uno strumento tutto da ripensare». Il patto del `93 ha fatto il suo tempo, la «fase» è cambiata e non funziona più. Il contratto nazionale deve coprire l'inflazione e redistribuire almeno una parte degli incrementi di produttività.

La voglia di uscire dalla «gabbia» delle regole traboccava in quasi tutti gli interventi. «Il contratto nazionale non c'è più, la politica dei redditi idem, la concertazione è un monologo», sintetizza Luciano Gallo, segretario della Fiom Veneto. Serve altro per capire che la linea della «riduzione del danno» non ha fatto altro che «aumentare i danni per noi?». La «questione salariale» che ora tutti scoprono in ritardo è «una logica conseguenza» del 23 luglio, «e noi l'avevamo detto», sottolinea Francesco Grondona della Fiom di Genova. Le regole sono già saltate per mano di altri, constata Giorgio Cremaschi della Fiom nazionale, non perdiamo tempo in vani «rattoppi». L'inflazione programmata è «una truffa», è «la carota sventolata davanti all'asino, ma l'asino non la raggiungerà mai». In tre bienni contrattuali i metalmeccanici hanno lasciato sul campo 6 punti di inflazione. E dovremmo recuperarli con la contrattazione aziendale o territoriale? Gli intellettuali di grido che lo sostengono ci spieghino come mai, cancellata la scala mobile, la contrattazione aziendale è scemata invece di aumentare. Il segretario della Fiom Calabria, Mario Sinopoli, è convinto che non basterebbe neppure il ripristino della scala mobile per difendere i salari. «Va cambiato il modo in cui viene calcolata l'inflazione, altrimenti la carota è falsa».

La vertenza degli autoferrotranvieri è stata abbondantemente citata anche ieri. L'assemblea ha votato un ordine del giorno di solidarietà alla lotta dei tranvieri che sollecita il voto di tutta la categoria sul contestato accordo del 20 dicembre. E' un'implicita critica al referendum che la Filt Cgil farà solo tra i suoi iscritti. Nella vicenda degli autoferrotranvieri la Cgil ha fatto il contrario della Fiom. Cremaschi lo dice senza perifarsi. «Non c'è unità senza democrazia. Su questo abbiamo rotto con la Fim e con la Uilm». Il contratto non è né dei sindacati, né degli iscritti. «E' dei lavoratori e sono loro che devono decidere sia delle piattaforme che degli accordi».

Giovedì il segretario della Cgil Epifani aveva difeso la «sofferta firma» messa all'accordo degli autoferrotranvieri. Non ha convinto i delegati della Fiom. Rinaldini doveva a Epifani una risposta sui rapporti tra Cgil e Fiom, definita non a sproposito la «quarta confederazione». Rapporti «dialettici» li ha definiti Rinaldini che ha tenuto a ricordare che «quando la Fiom si è appiattita sulla Cgil il movimento operaio ha segnato i suoi punti bassi». Un modo franco per dire: la Fiom senza la Cgil non va da nessuna parte, e viceversa.