Assemblea
Nazionale 15-16 gennaio 2004 Riccione
tratto da «
il
manifesto »
del 16 gennaio 2004
«Il
contratto soprattutto»
Assemblea nazionale Fiom. Epifani difende la centralità
del contratto nazionale e l'accordo del 20 dicembre: «Però - aggiunge -
dovevamo sentire subito i lavoratori». No al decentramento territoriale, per la
Fiom bisogna superare la vecchia concertazione del 23 luglio. Rinaldini propone
un nuovo sciopero generale contro la delega sulle pensioni. Positivo il bilancio
dei precontratti, a quota 450
MANUELA
CARTOSIO
INVIATA A RICCIONE
Tra i 314
delegati della Fiom, riuniti a Riccione per l'assemblea nazionale, circola una
sana invidia per i tranvieri. Loro sì che hanno a disposizione forme di lotta
contundenti che danno visibilità e potere. I metalmeccanici della Cgil lo
dicono da anni che esiste una questione salariale. Non li ha filati quasi
nessuno. Ai tranvieri è bastato un blocco selvaggio e persino i giornali «borghesi»
hanno versato lacrime di comprensione sulle loro magre buste paga. Ma è anche
per una ragione di sostanza che la vertenza dei tranvieri entra di prepotenza in
un'assemblea che deve fare il punto su due temi: le politiche industriali e il
modello contrattuale. L'accordo nazionale al ribasso siglato da Cgil, Cisl e Uil
per gli autoferrotranvieri sancisce la fine della concertazione e realizza il «contratto
leggero» che destra e Confindustria inseguono da tempo; la sua coda milanese
apre la strada ai salari differenziati per aree geografiche. E' un esito che
alla Fiom, il sindacato che per difendere davvero il contratto nazionale non ne
ha firmati due di seguito, non piace per nulla (e non era necessario venire al
mare d'inverno per saperlo). Ma se fino a ieri la Fiom proponeva la sua «interpretazione
autentica» dell'accordo del `93, oggi pensa che da quel patto non si possa più
cavare niente di buono. Padroni e governo l'hanno sotterrato, insistere nei
tentativi di rianimarlo sarebbe inutile, anzi dannoso. Meglio prendere atto
della realtà e comportarsi di conseguenza.
E' un cambio di linea e per ratificarlo occorre un congresso straordinario. La
decisione di indirlo la prenderà a fine mese il comitato centrale della Fiom. A
Riccione si fa solo qualche cenno al congresso. Di fatto, però, la discussione
pone la domanda che sarà cuore del congresso: come facciamo a difende il
contratto nazionale? Detto altrimenti: il governo e Confindustria hanno ben
chiaro in mente come uscire «da destra» dalla concertazione; la Fiom cerca il
modo per uscirne «da sinistra». E prova a convincere la Cgil a seguirla su
questa strada.
«Guglielmo datti una mossa», dice dalla tribuna Paolo Bosio, delegato della
Oto Breda di Brescia, «la Cgil non deve avere paura di andare contro i canoni».
Il segretario della Cgil, pur sapendo bene che i salari negli ultimi anni hanno
perso potere d'acquisto, resta fedele alle regole del 23 luglio. Il governo non
le applica scientemente: tiene bassa l'inflazione programmata apposta per «scassare
il contratto nazionale». Non è il momento opportuno, la stagione giusta per
mettere mano a quel modello.
L'altro sollecito rivolto a Epifani è sulle pensioni. Gli scioperi non si «improvvisano»,
dice il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini. Si preparano e quindi
bisognerà pur cominciare a scaldare i motori. «Se il governo non ritira la
delega previdenziale ci vuole lo sciopero generale, anche se Cisl e Uil non ci
stanno». Epifani prende tempo. Pensa che la proposta del governo alla fine
risulterà inaccettabile per tutti i sindacati, «ma è giusto verificarlo
insieme».
Sull'accordo dei tranvieri il segretario della Cgil non cambia idea: la firma
che ha messo il 20 dicembre era «l'unica scelta possibile, l'ultima difesa del
contratto nazionale». Sì, bisognava andare subito dai lavoratori, ma Cisl e
Uil si sono opposte e la Filt trasporti potrà fare il referendum solo tra i
suoi iscritti.
Rinaldini ha aperto i lavori con un bilancio dei precontratti (450 a oggi) e
sullo stato di salute della Fiom. «Non siamo stati sconfitti, il che non
significa che abbiamo vinto. La partita resta aperta. Dove i lavoratori riescono
a esprimersi con un voto, la Fiom va avanti. Non è un particolare
insignificante».
Il segretario dei meccanici ha sintetizzato in un cifra la perdita dei salari:
in una ventina d'anni la parte del pil andata al lavoro dipendente è diminuita
di dieci punti. Berlusconi vanta l'Italia come il paese più flessibile
d'Europa. Dimentica di dire che è anche quello che è andato più indietro
nelle retribuzioni. Che esista una questione salariale ormai lo riconoscono
anche «alcuni ministri». Gli stessi propongono come ricetta il contratto
nazionale «leggero» e i contratti territoriali per chi può permetterseli. La
Fiom, invece, pensa che proprio perché c'è frantumazione e frammentazione il
contratto nazionale deve restare l'architrave della solidarietà generale e
della regolamentazione del mercato. Il contratto nazionale, dice Rinadini, è
superabile «solo in una dimensione europea».
Giorgio Airaudo porta da Torino i risultati allarmanti di una ricerca su 130
aziende: il premio di risultato «atteso» era di un milione e 200 mila lire,
quello effettivamente erogato è stato di 480 mila lire. Il sindacato ha perso
capacità di contrattare in azienda, la Fiom deve sfruttare l'esperienza dei
precontratti per tornare sulla palla. La storia sindacale insegna che
contrattazione nazionale e aziendale viaggiano insieme. Se è forte una, è
forte anche l'altra. Per riconquistare il potere salariale non basta «restaurare»
il 23 luglio. «Dobbiamo riuscire a redistribuire la produttività con la
contrattazione aziendale e il contratto nazionale non deve fermarsi al recupero
dell'inflazione. Aggiungiamoci anche la quota che il lavoro dipendente
rappresenta nel pil».
Gianguido Naldi, segretario della Fiom dell'Emilia Romagna, è uno che alle «regole»
ci tiene. «Però se sono i padroni a mettere sotto i tacchi il 23 luglio,
dobbiamo prendere atto». I precontratti (in Emilia ne sono stati fatti più di
200) hanno fatto capire ai padroni che «è meglio non farlo un contratto
separato». Alla Fiom hanno fatto capire che solo i «rapporti di forza»
permettono di ricostruire dal basso il contratto nazionale.
P.S. Ci siamo «divertiti» a mettere con le spalle al muro i delegati della
Fiom con una domanda: a Milano l'avresti firmato il contratto locale con l'Atm?
Risposta unanime: In linea di principio no, però essendo sul posto...
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