Uno sciopero per tutti

Oggi si fermano i metalmeccanici: quattro ore d'astensione dal lavoro proclamate dalla Fiom contro il «contratto che non c'è». I meccanici della Cgil contestano tutto l'impianto dell'intesa firmata da Fim e Uilm: «aumenti ridicoli e meno diritti». Chiesto un referendum tra tutti i lavoratori, imprese «diffidate ad applicare un accordo deciso da una minoranza». In piazza con la Fiom i movimenti e le associazioni
GABRIELE POLO


Inizia oggi, ma durerà a lungo: questo, almeno, è ciò che promette la Fiom a proposito del conflitto sul «contratto che non c'è» dei metalmeccanici, l'intesa firmata da Fim e Uilm che dovrebbe governare salariali e vita di 1.300.000 lavoratori dipendenti delle imprese aderenti a Federmeccanica. Un accordo che i meccanici della Cgil contestano nel merito e nel metodo e che vogliono mettere in discussione con una «lotta di lunga durata». Oggi è indetto lo sciopero nazionale di quattro ore; ma già da domani partiranno una serie di iniziative che forse non avranno la visibilità delle grandi manifestazioni nazionali, ma che, con l'articolazione aziendale e territoriale, intendono mettere in crisi l'accordo separato e dimostrare alle imprese che quell'intesa non è applicabile. Sullo sfondo - in realtà è una questione di primo piano - il problema della validazione da parte dei lavoratori che Fim e Uilm intendono limitare agli iscritti e che per la Fiom deve avere l'avallo del referendum tra tutti gli interessati. Un problema di democrazia che, del resto, è stato determinante fin dall'inizio per la «separazione» sindacale, e che, insieme alle divergenze sui contenuti delle rivendicazioni, ha portato alla presentazione di tre diverse piattaforme. Oggi, quindi, si apre una strada assolutamente inesplorata, perché questo è il primo contratto normativo separato degli ultimi quarant'anni e perché mai un sindacato si era ripromesso di contrastare un contratto «giorno per giorno, azienda per azienda», in una sorta di «guerriglia sindacale». E nelle prossime ore la Fiom invierà una diffida a tutte le associazioni industriali perché non applichino l'accordo: «Per noi - ha dichiarato Giorgio Cremaschi della segreteria nazionale Fiom - le parti normative non valgono e se necessario porteremo le aziende in tribunale».

I motivi del conflitto sono noti a tutti gli interessati, nonostante il black out informativo che sta circondando lo sciopero della Fiom. Vale perciò la pena riassumerne i principali nodi. Sul piano salariale, l'intesa firmata da Fim e Uilm prevede un aumento di 69 euro lordi (al quinto livello, al terzo - il più numeroso - la cifra scende a quota 59) scaglionati su due anni, più un anticipo di 21 euro (18 per il terzo livello) sul prossimo biennio salariale. Sono gli aumenti percentualmente più bassi dell'ultima tornata contrattuale di tutte le categorie. Sul terreno normativo le cose vanno ancora peggio, perché si accentua - come Federmeccancia chiedeva - la tendenza alla precarietà del lavoro con la disponibilità di introdurre per via contrattuale le misure contenute nelle deleghe governative che si ispirano al Patto per l'Italia, dal lavoro a chiamata alla generalizzazione dell'interinale. Sull'orario l'intesa Fim, Uilm-Federmeccanica recepisce la recente legge che cancella i limiti settimanali, mettendo a disposizione delle imrpese una quota sempre più ampia e variabile del tempo dei lavoratori. L'inquadramento sarà «riscritto» da una commissione, mentre il capitolo della formazione sarà gestito da un Ente bilaterale (sindacati firmatari e imprese), testa di ponte per una futura cogestione di assunzioni e condizioni di lavoro, la cui contrattazione rischia così di venir sottratta alle Rsu. E' a partire dalla valutazione di questo impianto normativo che la Fiom denuncia lo «smantellamento dello stesso istituto contrattuale». Contro cui chiede la verifica del voto dei lavoratori e chiama tutti allo sciopero. Al loro fianco, nelle manifestazioni di oggi, ci saranno movimenti e associazioni, dal Forum sociale europeo ai comitati contro il lavoro precario (co.co.co e «atipici») all'Arci.