Angelina – Stabilimento Fiat di Cassino La
differenza tra la crisi dell'80 e quella di oggi è che oggi la situazione è
ancora più drammatica, perché mentre nell'80 l'economia stava crescendo,
qualche altro lavoro si poteva ancora trovare in giro, oggi le fabbriche del
frusinate hanno chiuso tutte, o quasi. Non c'è rimasto più niente: c'è una
fabbrica di farmaceutici, una di birra, ma è a occupazione stagionale e
un'altra, che sta assumendo, ma è piccola. Tutta la provincia ruota attorno
alla Fiat: se la Fiat fa 1.800 tagli di posti di lavoro, si ripercuote su tutta
l'economia, i disoccupati non restano solo 1.800, diventano molti di più. In
fabbrica, quando si parla di cassa integrazione, se riguarda tutti a rotazione
non preoccupa, perché c'è sempre la speranza che prima o poi finisca, ma ora
è vissuta drammaticamente, perché non è a rotazione, è solo per poche
migliaia di persone, quindi queste persone vivono male, anzi tutti quanti
viviamo male, perché non si sa chi sarà l'interessato, anche se sappiamo che
non abbiamo futuro, che ci potremo trovare fuori senza più stipendio, senza più
poter dare dignità e garanzie alle nostre famiglie. Abbiamo
sentito molto la solidarietà di tante persone che ci hanno aiutato quando
abbiamo fatto il blocco ai cancelli, persone che ci hanno portato perfino il
caffè, però la lotta resta la nostra. La
nostra attenzione rimane fissa sulla discussione tra governo, Confindustria e
sindacato, per vedere se se ne esce fuori, non è che dopo l'incontro di ieri
sera sia calata la tensione, si è trattato solo di rimandare di tre giorni la
"letterina di Natale". Se stiamo solo zitti e pigliamo schiaffi in
faccia facciamo pure peggio, se hai un minimo di forza per reagire ne prendi
qualcuno in meno, però per come sta messa l'Italia oggi non lo so dove andremo
a finire. |