Sergio Bellavita, Fiom Emilia-Romagna

 

Voglio essere molto breve per non togliere spazio ai compagni migranti.

Mi ha colpito quello che diceva il segretario della Fiom di Treviso e cioè che se ce ne dovesse essere la possibilità Gentilini riceverebbe per la terza volta il consenso della cittadinanza.

Io credo che in qualche modo dovremmo ragionare sul perché di questo consenso alle espressioni xenofobe del sindaco Gentilini che di gentile ha ben poco. Sindaco che rispetto alle consuetudini nelle amministrazioni e quant’altro ha una politica di rottura di uno schema; purtroppo in un senso sbagliato. Ma perché in qualche modo riesce a ottenere tutto questo consenso dal popolo, che in qualche modo rimane incantato dalle sirene di una certa politica che in qualche modo crea il nesso criminalità-immigrazione?

Se non riusciamo a fare un’analisi su questo, ci limitiamo a creare la categoria del razzismo e diciamo che molti continuerebbero a sostenere Gentilini perché sono fondamentalmente razzisti. Io non credo che sia così, credo che questo sia vero in parte ma che il problema reale per cui c’è un sentire comune che è avverso al diverso, all’immigrazione, all’immigrato sia determinato in qualche modo dal fatto che oggi veramente una possibile politica espansiva dello Stato sociale, rispetto a quello che è oggi il sistema, le compatibilità date, è sempre minore. Mi spiego: negli ultimi venti anni abbiamo subìto la compressione dei salari, lo smantellamento dello Stato sociale, la politica è stata quella di una insicurezza sociale per tutti, chiaramente con le differenze che ci sono tra chi a un certo reddito e chi un altro, ma in qualche modo oggi nelle città il disagio, l’insicurezza sociale è un dato materiale quotidiano per larga parte della popolazione, e allora hanno fatto di tutto per costruire una campagna che identificava l’immigrato come il nemico, quello che metteva a rischio il lavoro: “Tu sei precario, sotto pagato, ma stai attento perché c’è il lavoratore che viene dal Ghana, dall’Albania che si accontenta di molto meno di te, lavora, fa un mucchio di straordinari, si accontenta di vivere in condizioni disperate”, e quindi hanno costruito le condizioni necessarie per scatenare la guerra fra poveri. Io mi ricordo che così è accaduto anche sulle pensioni, quando hanno messo in piedi tutta la campagna per tagliare le pensioni e sono partiti facendo i servizi sui mass-media sui baby pensionati, che molte volte erano effettivamente espulsi dal lavoro. E’ sempre lo stesso meccanismo: scatenare la guerra fra poveri. 

Allora se è così, è evidente che noi dobbiamo anche cercare di invertire una tendenza che è quella che in qualche modo ha costretto i salari, ha ridotto gli spazi per una politica espansiva. La Bossi-Fini fa fare un salto di qualità molto grosso, io credo, la xenofobia diventa legge, viene istituzionalizzata, razzismo e xenofobia. Ma in qualche modo si è pensato, anche nell’introduzione di questa legge, perché i padroni sono abbastanza previdenti, a realizzare le condizioni per un esercito industriale di riserva, ricattabile, sempre più precario, perché questo gli interessava. Oggi non c’è più bisogno come secoli fa di fare le navi per trasportare gli schiavi stivandoli scientificamente; oggi basta fare delle quote, per cui file enormi nei paesi di provenienza, e una volta arrivati nel nostro paese c’è il ricatto perenne. L’elemento più pesante della Legge Bossi-Fini è la discrezionalità, è il padrone che decide se tu rimani in questo paese oppure no. Si è legati mani e piedi al padrone, questo è uno degli elementi più pesanti. Ma in realtà questo lo vogliono fare per tutti noi, non è un elemento di solidarietà, se non partiamo dalla considerazione che dobbiamo ricostruire un quadro generale dei diritti e di tutele che vale per tutti, l’universalità dei diritti, non riusciremo a reggere, insieme, il movimento operaio, non i lavoratori immigrati, i lavoratori nativi o quant’altro, ma tutti insieme dobbiamo venire fuori da questo perché l’attacco è complessivo.

La Bossi-Fini fa fare un salto ma noi dovremo aprire una discussione su quello che è stato anche il portato del Trattato di Schengen, di quell’accordo realizzato nel 1985 nella cittadina lussemburghese che ha creato la fortezza Europa, che ha chiuso le frontiere. A noi nativi ha dato la possibilità di andare da un paese all’altro senza passaporto, l’abbattimento delle frontiere interne, però ha costruito in tutti i suoi paesi una frontiera, una barriera invisibile ma impenetrabile per tutti coloro che non fanno parte dell’area Schengen. Quello ha posto le basi perché in quell’accordo, nel 1985 si decise che tutte le legislazioni nazionali si dovevano adeguare a quel modello, e che era un modello di controllo poliziesco delle frontiere, pensiamo solo ai costi per controllare militarmente tutte le frontiere della fortezza Schengen, quanto potrebbero essere invece quelle risorse spese per una politica di integrazione sociale. E’ proprio a Schengen si decise che nell’Europa dovevano essere creati dei centri, che qualcuno chiamava di accoglienza per dare in qualche modo la parvenza della generosità dei cittadini dell’Unione europea, che sono veri e propri centri di detenzione. Già allora si posero le basi, per dirla brutalmente, per far diventare Schengen, io l’ho pensata così, come un paese in cui c’è una miseria devastante e c’è una famiglia con abbondanti riserve di cibo che a ogni finestra e a ogni porta mette un familiare armato, “perché le riserve di cibo sono mie e non le divido con gli altri”. Schengen è un po’ questo, gli Stati si costruiscono la loro barriera e proteggono la loro ricchezza dall’invasione dell’immigrato che ha dei bisogni. Questo è l’argomento sul quale dovremo ragionare perché e da quell’accordo, dal Trattato di Schengen, che ha fatto questa drammatica separazione tra chi è nato in quel territorio e chi in quel territorio non c’era.

La scelta di questa iniziativa, che io ritengo permanente, sulla questione dell’immigrazione, è veramente una scelta importante e credo decisiva anche rispetto alla futura composizione che già da ora vediamo nei luoghi di lavoro. E’ importante che continuiamo a muoverci su questo terreno e anche il contratto da già una risposta su questo. L’altro terreno sul quale dobbiamo muoverci è quello vertenziale. Non basta avere degli uffici di tutela che rispondono ai bisogni immediati dal punto di vista individuale del lavoratore e della lavoratrice straniera, abbiamo bisogno anche di una ipotesi vertenziale sulle questioni della casa, dei permessi di soggiorno ecc.

Bisogna riuscire a muoversi mettendo insieme questi due livelli: quello della difesa della tutela individuale e quello vertenziale. Solo mettendo insieme questi due elementi le potenzialità ci sono e riusciremo a contrastare efficacemente la Legge Bossi-Fini e a dare pari dignità agli uomini e alle donne che fanno la ricchezza.