Paolo
Barbiero, segretario
Fiom-Cgil Treviso La
città di Treviso, tutta la provincia, tutta la struttura della Cgil hanno
accolto con soddisfazione l'iniziativa della Fiom nazionale. Credo che in
qualsiasi altra città al posto mio ci sarebbe stato il sindaco a dare il
benvenuto. Purtroppo, questo non è possibile. Molti di noi ogni tanto fanno la
battuta e dicono "Per fortuna non c'è il terzo mandato", anche se
alcuni stanno lavorando per averlo. Credo che, però, dobbiamo stare attenti
perché se ottengono il terzo mandato, lo votano, quindi non è solo un problema
di sindaco, è un problema più generale che ci vede, noi, in questa provincia,
esposti più di altri. E credo sia importante visto che, ormai,Treviso è
diventata il simbolo di una resistenza, di un'integrazione pulita, trasparente,
che questa assemblea si svolga qui. Perché noi siamo saliti alla ribalta anche
per la vicenda del Duomo, dove appunto si è fermata la protesta
degli amici marocchini che sono stati sfrattati in maniera violenta da
questo sindaco. Poi, dopo quei 15 giorni, poco si è parlato della soluzione al
problema che la Cgil in primis, insieme a "Fratelli d'Italia",
ha portato avanti e sta portando avanti, perché ci sono due famiglie che non
abbiamo ancora ricollocato. Perché quando vai a fare il contratto d'affitto,
dici che sono persone che vengono da altri paesi - gli abbiamo detto che erano
americani e ci hanno detto di sì, gli abbiamo detto che sono marocchini e ci
hanno detto di no – questa la dice lunga sul tessuto culturale che ogni giorno
ci vede di fronte a situazioni di questa natura e credo sia importante al di là
dei casi emblematici, mettere in ordine tutta quella parte di immigrazione che
tace, e che vive ancora in condizioni drammatiche. Io
volevo dare solo qualche cifra. Gli stranieri in Veneto sono sestuplicati in
dieci anni, sono passati da 25.000 a 140.000. L'incidenza sulla popolazione in
questi dieci anni è passata dallo 0,6% al 3,1%. Gli extracomunitari (quindi i
cittadini di paesi non appartenenti alla Ue) sono il 94%, in Veneto siamo sopra
la media nazionale: 28.000 dalla ex Jugoslavia, 24.000 marocchini, 14.000
albanesi, 8.500 rumeni, 8.000 ghanesi, 5.000 cinesi, 4.600 nigeriani, 4.300
senegalesi e poi a scorrere numeri più bassi, altre dieci nazionalità,
compreso altri paesi dell'Asia. A Treviso, per restare solo in questa provincia,
ci sono 31.000 immigrati, il 3,9% dell'intera popolazione, e di questi 25.000
sono attivi, più della metà nel settore metalmeccanico. La Fiom, per effetto
anche di questi numeri è cambiata. Su 5.300 iscritti, più del 10% ormai sono
immigrati, e quindi è chiaro che dobbiamo porci anche la questione di come
riusciamo a rappresentare di più e meglio questo aspetto sociale che sta dentro
la nostra organizzazione. E vi dò altri due dati per capire quanto dobbiamo
faticare, il prima possibile io spero, per sradicare la cultura impersonata dal
sindaco di Treviso, Gentilini. Le nascite da stranieri sono il 7,3% sul totale,
nel Veneto. Vuol dire che entro il 2010 le previsioni demografiche indicano una
crescita oltre i 200.000 nel solo Veneto, ripartite poi nelle rispettive
province. Quindi credo che questi dati devono farci capire che la nostra
categoria, la Cgil nel suo insieme, non può tardare a mettere in ordine quelle
che sono le rivendicazioni e le richieste e le conquiste da raggiungere per
arrivare a un'integrazione buona, e non quella proposta dalla Bossi-Fini, perché
sappiamo perfettamente – lo dicevano anche nella trasmissione dell'altro
giorno, "Ballarò", dove si parlava non di sanatorie, ma di
regolarizzazione – che le sorti di queste persone sono decise solo
dall'interesse dell'imprenditore, quindi sono come tanti Jamal. Noi
abbiamo raccolto in questi ultimi venti giorni della sanatoria della
regolarizzazione, dei drammi impressionanti: 2.000 euro, 5.000 euro per avere la
firma su un kit di aziende dove neanche si lavorava, e per di più questa
legge non ci consente – e
lo dico perché credo sia utile che poi anche i livelli superiori alla
nostra organizzazione si muovano su questo, laddove abbiamo lavoratori,
lavoratrici immigrati che lavorano regolarmente e quindi pagano i contributi, le
tasse e quant'altro, ma quel lavoro regolare lo fanno per effetto di un
documento falso – bene, questi non siamo riusciti a regolarizzarli. Abbiamo
tentato in tutti i modi, con la prefettura, con gli industriali, con le singole
imprese a cominciare dalla De Longhi, dalla Zanussi, quelle più grosse, perché
qui gli immigrati non li abbiamo solo al lavoro nell'edilizia, nelle piccole
imprese, sono anche le braccia nelle grandi imprese. |