Emmanuel Nafy

Vorrei innanzitutto ringraziare i ragazzi “no global”, perché sono persone che lottano per noi, per i nostri diritti, rischiano la vita e quindi quando si trovano in una situazione come questa (gli arresti accaduti nella notte di ieri) penso che noi stranieri prima di tutto dobbiamo contribuire e lottare insieme a voi per la loro liberazione.

Detto questo io vorrei dire che ci sono tanti immigrati nelle fabbriche, tanti che pensano che con il permesso di soggiorno si esauriscono tutti quanti i loro problemi. E invece no. Questa mattina avete detto tutto, io voglio solo dire un paio di cose.

Riguardo la morte tragica di quel lavoratore marocchino uno si chiede: ma le Rls dove erano? Cosa facevano? L’immigrato viene messo in una fabbrica, nel posto più pericoloso, senza dirgli qual è il pericolo che lui corre; fino a perdere la vita. Penso che bisogna insegnare alle persone, istruirli su quello che fanno e quello che non fanno. Questo veramente mi ha lasciato molto indignato, perché si tratta della vita: di una vita umana, non di un oggetto.

Per passare ad altre cose, io vorrei ricordarvi che il 15 di maggio, a Vicenza, siamo scesi in piazza. I giornali parlavano di 7.000-8.000 persone, noi diciamo di più: c’erano tanti italiani ma anche molti stranieri. E questa è una data che noi ricorderemo sempre, perché siamo scesi in piazzi per chiedere e contestare la allora non ancora approvata Legge Bossi-Fini – perché già vedevamo i problemi che sarebbero sorti dopo la sua approvazione, quello che si vede oggi. E’ una legge, purtroppo,  che va contro tutto quello che fa la Comunità europea. Un compagno ricordava una scadenza a livello europeo (Claudio Treves)… penso che non bisogna abbassare la guardia. E’ stata approvata la legge ma bisogna continuare a lottare, ogni realtà – la Fiom e la Cgil tutta, tutte le organizzazioni – deve arrivare a fare una piattaforma o qualcosa da presentare dove all’interno ci sia il problema degli stranieri, perché è sull’integrazione che dobbiamo batterci.

Nessuno straniero dice: “Vado là a lavorare un anno e poi torno a casa”, non bisogna ignorare la determinante per la quale gli immigrati lasciano il loro paese per venire qua. Molti sono di paesi in guerra: addirittura la Bossi-Fini non riconosce più i permessi umanitari. E’ una cosa vergognosa.

Io sono contento che mi avete dato questo spazio, vorrei solo dirvi anche che se vogliamo che il signor sindaco Gentilini abbia paura di noi, dobbiamo avere il diritto di voto: perché quando saprà che possiamo non votarlo e che con i nostri voti perderà la sua poltrona, io penso che inizierà a fare un po’ i conti e a rispettare anche gli immigrati che arrivano in questo paese.