Lai, delegato Fiom rsu Zorzi di Treviso

 

Io voglio ringraziare la Fiom nazionale per questa iniziativa che è molto importante perché vuol dire darci la possibilità di esprimere il nostro parere. E’ un passo in avanti per noi e non deve rimanere un episodio.

E’ importante che questa assemblea sia stata fatta proprio qui a Treviso, che è una realtà molto particolare; si dice che questa sia tra le città più ricche non solo dell’Italia ma dell’Europa e la presenza di 31.000 lavoratori immigrati vuol dire una grossa partecipazione allo sviluppo di questa città. La maggior parte di queste persone, però, dormono ancora fuori, nelle case abbandonate, nelle roulotte, da anni, e non riusciamo a trovare una soluzione per questo.

Il confronto, quindi, con immigrati che vengono da altri territori, da altre realtà non può quindi che essere un’opportunità in più per trovare nuove soluzioni a questi problemi.

Tanti dicono che gli stranieri devono solo lavorare, rispettare le regole e stare zitti: noi stiamo lavorando, stiamo pagando le tasse come tutti e siamo in regola – per adesso almeno – con il permesso di soggiorno, ma stare anche zitti forse è troppo. Dopo aver fatto i nostri doveri, il minimo è chiedere i nostri diritti.

Oggi si parla della Bossi-Fini che è una legge vergognosa e che colpisce non solo i clandestini ma anche i regolari, può colpire tutti noi. Ma perché, ad esempio, non esiste una legge per i nostri figli nati in Italia, che non hanno nessun legame con il paese d’origine, che vanno a scuola con i bambini italiani ma che hanno un avvenire incerto. Non bisogna pensare solo a sfruttare la gente, ma dare l’opportunità almeno a quelli che rispettano le leggi e che lavorano di organizzare un futuro migliore.

Per questo io chiedo a tutti gli stranieri di fare una mobilitazione generale per rivendicare i nostri diritti, anche se, secondo me, adesso come adesso non parliamo neanche più di diritti ma della nostra dignità, e quando c’è in ballo la dignità di una persona dobbiamo essere coerenti, decisi e combattere vicino alla Cgil per avere il minimo di dignità. Se il 7% dei lavoratori veneti sono stranieri, vuol dire che non sono pochi e una mobilitazione vuol dire maggiore informazione per tutti. Come diceva chi mi ha preceduto non si deve dire noi stranieri e voi italiani, non ci sono due tipi di operai: un operai è un operaio, punto e basta. Non penso che qualcuno butta i soldi dalla finestra, se uno non è capace di fare l’operaio non lo pagano. Se lo pagano vuol dire che sa fare l’operaio ed è operaio come tutti gli altri.

Finisco chiedendo ancora a tutti gli stranieri di mobilitarsi e di informare gli altri, perché non si può pensare che il problema è degli altri, non è così, chi vuole qualcosa deve lottare.