Lucia Alejandra Lucero De Cavalcanti – Fiom Parma

Io vengo da Parma, sono una lavoratrice metalmeccanica, sono argentina e sono anche la prima funzionaria immigrata della Cgil in provincia di Parma.

Noi a Parma abbiamo già un coordinamento rsu immigrati che si occupa di affiancare l’ufficio immigrati per dare maggiori informazioni; le rsu in fabbrica hanno la possibilità di portare delle informazioni più precise.

Mi riallaccio al problema della casa già proposto in un precedente intervento. Quando a me è capitato di dover cercare una casa in affitto, io mi presentavo come americana, perché sono sudamericana, poi c’è il Nord America e il Centro America. Bisogna anche abituarsi a dire nordamericani o statunitensi, per non portare a confusione. Fortunatamente quel titolo non l’hanno comprato, l’America è tutta.

Riguardo al sindaco Gentilini, è capitato anche a me di vedere in televisione un programma in cui qualcuno diceva che l’Italia era andata avanti dopo che gli emigranti italiani erano andati via, con la fatica di chi è rimasto in Italia, non è vero. In Argentina nel ’55 c’è stato un censimento ed è risultato che chi aveva origini italiane nella popolazione erano 6 milioni di cittadini. E tutti loro aiutavano le famiglie che vivevano in Italia; chi ha detto quelle cose non si ricorda di tanti emigranti italiani andati a lavorare nelle miniere, dove molti hanno lasciato la vita. Questo mi sembra veramente un insulto.

Si accennava anche alla politica economica dell’Argentina. A me è capitato di dover andar via ai primi sintomi di un cambiamento economico-politico-sociale molto importante; io sono approdata qui nel ’90 fuggendo da quello che erano le privatizzazioni – io lavoravo alle ferrovie dello Stato –, si prevedeva già che tutto sarebbe andato a finire in mano alle holding straniere. I risultati ora sono quelli che potete vedere sui giornali: in un paese che è il granaio del mondo ci sono dei bambini che muoino di fame. Al congresso della Fiom di Parma io già accennai che i primi sintomi io li vedo ora qui, ci sono stati dei gesti scaramantici da tutti quanti, ma si possono anche fare i calcoli che, ovviamente non in un immediato futuro, continuando con questa politica economica si arriva a quei risultati perché la globalizzazione porta anche a questo: la politica economica non la decidi più tu, la decidono all’estero.

Mi capita di dover fare in questo periodo i giri di consultazione nelle fabbriche per la piattaforma metalmeccanica; fabbriche dove c’è una grossa percentuale di lavoratori che vengono dal Mezzogiorno. Loro capiscono un po’ di più la situazione degli immigrati perché anche loro sono lontani dalle loro famiglie, hanno un difficile inserimento. Da loro ottengo un consenso, non da tutti i lavoratori metalmeccanici, voglio essere sincera, è un’autocritica e una critica che faccio al metalmeccanico in genere.

Vanno bene gli attivi dei delegati – parlo sempre sui temi dell’immigrazione – per sensibilizzare le rsu in modo che in fabbrica facciano un lavoro capillare di quelle che sono le esigenze degli immigrati, però parlo anche agli immigrati in modo che loro in prima linea devono difendere i propri diritti, non dopo che è uscita la Legge Bossi-Fini, ma anche prima bisogna seguire il sindacato e tutte le iniziative, perché si tratta della difesa dei propri diritti, mentre sei in Italia considerati italiano, di un certo tipo, ma italiano, perché qui nascono i tuoi figli, qui magari finirai i tuoi giorni, dunque devi farti riconoscere anche dalla popolazione.

In questo senso il mio è un appello anche a tutti coloro che non sono in questa sala per difendere i propri diritti e mi auguro che, nella piattaforma metalmeccanica, i temi riguardanti l’immigrazione non siano il primo punto di caduta.