Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom-Cgil

Ringraziamo tutti per la presenza qui oggi e ci scusiamo con i compagni di religione musulmana per aver scelto un giorno di ramadan come giorno di questa iniziativa chiedendo a loro di fare un sacrificio in più; purtroppo i tempi delle nostre iniziative, le lotte, la vertenza contrattuale e la preparazione dell’importantissimo referendum sul contratto nazionale di lavoro che terremo dal 9 al 13 di dicembre, che necessita di un notevole lavoro preparatorio, ci impedivano di spostare questa data.

Prima di iniziare i nostri lavori vorrei però ricordare un momento l’operaio metalmeccanico Jamal Eddine Boulhalib, un lavoratore marocchino di 44 anni che è morto pochi giorni fa alle acciaierie Feralpi di Brescia, decapitato da una lamiera che non doveva essere dov’era e che lascia una moglie e quattro figli. Prima di tutto chiederei un minuto di raccoglimento per Jamal poi c’è anche qualche altra cosa da dire…

Grazie…

La vicenda di Jamal ci porta immediatamente alle ragioni di questa riunione, perché sulla base della vergognosa legge Bossi-Fini, in questo momento sua moglie e i suoi figli rischiano l’espulsione, in quanto non sono più legati a un posto di lavoro. Questo è un caso estremo, tragico, ma al quale credo che saremo in grado di reagire; la Fiom di Brescia ha iniziato una campagna di solidarietà nei confronti della famiglia di Jamal, sia per sostenerla con una sottoscrizione, a cui poi vedremo come si possa partecipare, sia con un’iniziativa specifica per fare in modo che la sua famiglia possa, se vuole, rimanere nel nostro paese. Ma, credo, questo fatto tragico, un lavoratore che muore per un grave incidente sul lavoro, e i suoi famigliari che rischiano immediatamente l’espulsione sulla base della Legge Bossi-Fini, ci dice a quale miseria morale sono arrivati coloro che ci governano e le leggi che si fanno.

Noi siamo qui per discutere di questo, siamo qui per discutere del contratto nazionale dei metalmeccanici, che per la prima volta dedica una parte, anche se piccola, ai problemi, particolari, dei lavoratori migranti; naturalmente lo facciamo sulla base di una prospettiva di uguaglianza totale nei diritti nel mondo del lavoro, che è ciò che ispira la nostra piattaforma di rinnovo contrattuale, ma anche partendo dalla consapevolezza, parafrasando un po’ don Milani, che solo partendo dall’esame delle differenza delle condizioni si può arrivare a una reale uguaglianza, e trattare in maniera uguale in condizioni differenti certe volte non produce uguaglianza. Quindi vogliamo costruire un’iniziativa specifica che parte da qui e che vorremo estendere in tutte le altre sedi ove ci sono ed è presente il lavoro migrante, anche perché, ed è un messaggio che da tempo mandiamo a tutta la categoria, noi non consideriamo i lavoratori migranti solo un problema di solidarietà, ma una possibile forza per la nostra categoria; pensiamo che la Fiom, che i lavoratori migranti nelle fabbriche metalmeccaniche, possano e debbano costituire un elemento di forza per tutti i metalmeccanici per conquistare il contratto nazionale.

Per queste ragioni siamo qui ed è inutile nascondere che abbiamo deciso di fare questa prima iniziativa della Fiom qui a Treviso, perché questa è la città con il sindaco più razzista d’Italia.

Per questo abbiamo deciso di dare questo segnale, ci vergogniamo di questo sindaco, ci vergogniamo come cittadini oltre che come lavoratori e come sindacalisti, ma bisogna sapere che questa non è zona franca, non è terra, come è stato detto, di “pura razza Piave”, frase che farebbe ridere chi pensasse alla sponsorizzazione di chissà quale marca di grappa, se non fosse invece una frase inquietante. Siamo qui perché non ci sono zone franche, i diritti valgono per tutte e tutti, in tutto il territorio nazionale e questo è anche lo spirito profondo della nostra battaglia.

Infine voglio ricordare, come abbiamo già fatto nelle manifestazioni dello sciopero di ieri, un fatto gravissimo che è accaduto nella notte di ieri, al quale abbiamo già dato prime risposte sia con posizioni ufficiali della nostra organizzazione, sia anche con la solidarietà che è stata espressa in tante manifestazioni sindacali. Nella notte tra giovedì e venerdì un ventina di giovani dei movimenti cosiddetti “no global” sono stati arrestati come se fossero pericolosissimi terroristi o mafiosi, tradotti nei carceri di massima sicurezza, sotto l’accusa di reati in gran parte ascrivibili ad articoli del Codice fascista Rocco del 1930. Reati d’opinione, reati di associazione sovversiva, reati tutti legati all’esercizio di attività e di militanza sociale. L’unica contestazione materiale, che emerge dai giornali, che viene fatta a questi giovani è quella di avere lanciato alcune foglie di cavolfiore a Napoli di fronte a una carica della polizia. Tutto il resto sono reati d’opinione, di cospirazione, di associazione. Sono fatti gravissimi, credevamo che il Codice Rocco non potesse più essere utilizzato nel nostro paese di fronte ai conflitti e alle lotte sociali; io credo che dobbiamo tutti impegnarci perché ci sia la più rapida scarcerazione di questi giovani e per esprimere la nostra solidarietà, abbiamo certamente piena fiducia nella magistratura come organismo complessivo nel nostro paese, ma sappiamo anche giudicare quelle che sono operazioni inquietanti e gravi come quella che è avvenuta.

A questi giovani io credo che vada anche in questo momento la solidarietà di questa assemblea.