gli interventi di Livorno 26 - 27 ottobre 2000


Relazione introduttiva di Massimo Nenci,

segretario generale della Fiom Livorno.

 Massimo Nenci, segretario generale della Fiom Livorno

Compagni e compagne, invitati, vi porgo il saluto amichevole di tutti i lavoratori livornesi, con un ringraziamento al Comitato centrale per aver deciso di far partire da Livorno le celebrazioni del Centenario della Fiom unendosi in questa scelta ai compagni che nel 1901 scelsero Livorno come luogo per svolgere il Congresso che ne fece scaturire la sua fondazione. Sono onorato e nello stesso tempo orgoglioso di aprire i lavori di questo convegno, con la consapevolezza che si tratta di un evento importante e che vede la presenza di molti compagni e compagne che hanno dedicato una vita a questa organizzazione, che hanno affrontato anche momenti difficilissimi, lottando per la democrazia e il suo consolidamento, lotte che ci consentono di essere qui anche oggi. Come è nel nostro modo di essere, da "fiommino" non posso non richiamare l'attenzione sulla spaventosa spirale di violenza che si sta consumando tra Israele e Palestina, in una logica che non è altro che follia, ancora una volta stiamo assistendo a brutalità  e assassinii, che logorano le condizioni della necessaria convivenza tra culture e popoli diversi.
I problemi irrisolti nei precedenti negoziati, dal rientro dei profughi palestinesi, dagli insediamenti israeliani nei territori al destino di Gerusalemme, hanno rinfocolato odio e intolleranza reciproche, questi problemi potranno trovare soluzione solo dal negoziato, con la ricerca di accordi equi, certi, condivisi: non è possibile immaginare che la protezione della pace non abbia alternative. Ogni occasione, anche questa, anche se le parole sono poca cosa, deve essere colta per inviare appelli ai massimi dirigenti israeliani e alle autorità palestinesi affinché compiano gli atti necessari per cessare il conflitto e per la ripresa del negoziato e termini l'escalation di violenza senza uscita nell'interesse dei popoli del Mediterraneo, dell'Europa e del mondo.
Esprimo anche un pensiero di forte solidarietà sia per le vittime e le loro famiglie sia per tutti i lavoratori e cittadini che sono stati colpiti dalla alluvione che ha avuto proporzioni drammatiche in Piemonte, in Val d' Aosta e per  tutte le popolazioni rivierasche del Po, mettendo duramente alla prova i lavoratori e le loro famiglie che si trovano improvvisamente nella sconfortante prospettiva fatta di cassa integrazione e di difficoltà; in alcune nostre fabbriche sono già in corso le iniziative di sottoscrizione, aderendo all'appello di Fim, Fiom e Uilm nazionali, a partire dalla ex Marelli che ha già fatto l'assemblea per lanciarla e che si allargherà agli altri luoghi di lavoro. Un pensiero va a tutti i caduti sul lavoro, lavoratori che hanno avuto la vita spezzata sul lavoro, infortuni che hanno colpito e colpiscono in modo massiccio i lavoratori della nostra categoria e che continuano a esserci nel nostro paese. La morte che non guarda in faccia nessuno continua a essere, purtroppo, "la livella" che mette tutti alla pari, che non fa caso né alla regione di provenienza né al colore della pelle né tantomeno alla nazionalità, colpendo sempre più spesso lavoratori che sono venuti a rompersi le reni nel nostro paese.
"Vite spezzate " che dovrebbero far riflettere su quanto siano miserabili le idee di destra che egoisticamente vedono nella separazione, nel razzismo, nelle discriminazioni il mantenimento del loro benessere. Nel 1901 il primo Congresso di fondazione della Fiom aveva all'ordine del giorno, oltre la sua costituzione, argomenti quali la legislazione sociale, la legge sugli infortuni, la legge sulla cassa di previdenza, il lavoro dei fanciulli e delle donne, orari di lavoro, salario. Tutti argomenti che racchiudono in sé i valori che hanno consentito alla Fiom e alla Fiom nella Cgil, con la continua ricerca dell'unità dei lavoratori e sindacale, di attraversare il secolo che ha visto guerre mondiali, rivoluzioni e controrivoluzioni, dando le motivazioni per le quali moltissimi compagni e compagne hanno dato la loro militanza e il loro contributo.
Quei punti avevano straordinariamente centrato gli aspetti fondamentali per la democrazia e per dare il giusto valore al lavoro.
Chiedevano regole, rifiutando la logica di considerare il lavoro subordinato esclusivamente una prestazione fisica o manuale mercenaria, sottomessa;
volevano rendere il lavoro  come condizione di dignità  per i lavoratori  e le loro famiglie; volevano che ci fossero tutele come diritto di cittadino e non come carità collettiva; volevano tutelare il lavoro minorile e le discriminazioni di sesso; consideravano la formazione professionale come diritto e crescita collettiva culturale.
Il tempo non è passato inutilmente, e nonostante siano trascorsi 100 anni, questi argomenti sono sempre all'ordine del giorno, continuando a evolversi; la stessa legge sulla riforma dell'assistenza emanata in questi giorni dal governo ma prima ancora quella sui congedi parentali lo dimostrano, ma sono argomenti che possono e sono messi sempre in discussione. Certo i bisogni sono qualitativamente diversi, si chiamano in modo diverso: politica dei redditi, stato sociale, pari opportunità, qualità della vita, tempi di vita e di lavoro, formazione continua, lavori atipici. Il mondo è diventato sicuramente più piccolo, dobbiamo fare i conti con la globalizzazione, con le multinazionali che rincorrono il profitto senza regole, che stanno portando forti regressioni nel diritto del lavoro anche nel mondo industrializzato; nella società si sta pervadendo una cultura che vede nell'individualismo il massimo della modernità.
La ricerca di politiche sindacali che comunque ricreino regole di diritti e libertà universali, equità, solidarietà sono valori collettivi, e sono valori per i quali è sempre necessario dare il contributo di impegno personale a una organizzazione che si batte per questi valori. Credo sia giusto parlare dei sentimenti che proviamo e che spesso non riusciamo a trasmettere, per pudore, il vissuto dentro l'organizzazione:
- la solidarietà e l'amicizia che ognuno di noi ha trovato;
- la condivisione dei momenti di gioia provata per una lotta riuscita;
- gli sforzi  per rendersi conto dei perché di una sconfitta e ritrovare la forza per ricominciare;
- la discussione politica, anche accesa, nella Fiom e dentro la Cgil;
- il valore della militanza, la memoria storica del movimento,le esperienze personali sono i pochi strumenti disponibili che possono e devono essere tramandati. Le celebrazioni del Centenario sono e possono essere un momento importante per parlare anche di questo senza cadere nella retorica e nel sentimentalismo.
Sono cose obsolete ? Impraticabili?  
Credo che moltissimi di noi possono trovare il modo di dire alle nuove generazioni orgogliosamente: io lo rifarei, ne è valsa la pena, è stato giusto così. Per trasmettere il senso della nostra presenza nel mondo, per consegnare nel futuro la Fiom alle nuove generazioni.  La Fiom compie 100 anni, ma non li dimostra, sta dentro i processi di cambiamento della società, sta rinnovandosi, anche tra i propri iscritti, migliaia di giovani con la ripresa economica sono entrati nelle fabbriche e molti si sono iscritti alla nostra organizzazione. Il Congresso di fondazione della Fiom, come riporta la cronaca della Gazzetta Livornese votò un documento di saluto dei congressisti alla città di Livorno con un ringraziamento alla Fratellanza Artigiana che li aveva ospitati e si chiuse al grido "Viva Livorno" e con il canto dell' inno dei lavoratori.
Chiudo il mio intervento ricambiando idealmente quel saluto, con "Viva la Fiom e con lei la Cgil  e viva i lavoratori!".