Compagni
e compagne, invitati, vi porgo il saluto amichevole di tutti i lavoratori
livornesi, con un ringraziamento al Comitato centrale per aver deciso di
far partire da Livorno le celebrazioni del Centenario della Fiom unendosi
in questa scelta ai compagni che nel 1901 scelsero Livorno come luogo per
svolgere il Congresso che ne fece scaturire la sua fondazione.
Sono
onorato e nello stesso tempo orgoglioso di aprire i lavori di questo
convegno, con la consapevolezza che si tratta di un evento importante e
che vede la presenza di molti compagni e compagne che hanno dedicato una
vita a questa organizzazione, che hanno affrontato anche momenti
difficilissimi, lottando per la democrazia e il suo consolidamento, lotte
che ci consentono di essere qui anche oggi.
Come è nel nostro modo di essere, da "fiommino" non posso non
richiamare l'attenzione sulla spaventosa spirale di violenza che si sta
consumando tra Israele e Palestina, in una logica che non è altro che
follia, ancora una volta stiamo assistendo a brutalità
e assassinii, che logorano le condizioni della necessaria
convivenza tra culture e popoli diversi.
I
problemi irrisolti nei precedenti negoziati, dal rientro dei profughi
palestinesi, dagli insediamenti israeliani nei territori al destino di
Gerusalemme, hanno rinfocolato odio e intolleranza reciproche, questi
problemi potranno trovare soluzione solo dal negoziato, con la ricerca di
accordi equi, certi, condivisi: non è possibile immaginare che la
protezione della pace non abbia alternative.
Ogni occasione, anche questa, anche se le parole sono poca cosa, deve
essere colta per inviare appelli ai massimi dirigenti israeliani e alle
autorità palestinesi affinché compiano gli atti necessari per cessare il
conflitto e per la ripresa del negoziato e termini l'escalation di
violenza senza uscita nell'interesse dei popoli del Mediterraneo,
dell'Europa e del mondo.
Esprimo
anche un pensiero di forte solidarietà sia per le vittime e le loro
famiglie sia per tutti i lavoratori e cittadini che sono stati colpiti
dalla alluvione che ha avuto proporzioni drammatiche in Piemonte, in Val
d' Aosta e per tutte le
popolazioni rivierasche del Po, mettendo duramente alla prova i lavoratori
e le loro famiglie che si trovano improvvisamente nella sconfortante
prospettiva fatta di cassa integrazione e di difficoltà; in alcune nostre
fabbriche sono già in corso le iniziative di sottoscrizione, aderendo
all'appello di Fim, Fiom e Uilm nazionali, a partire dalla ex Marelli che
ha già fatto l'assemblea per lanciarla e che si allargherà agli altri
luoghi di lavoro.
Un pensiero va a tutti i caduti sul lavoro, lavoratori che hanno avuto la
vita spezzata sul lavoro, infortuni che hanno colpito e colpiscono in modo
massiccio i lavoratori della nostra categoria e che continuano a esserci
nel nostro paese.
La morte che non guarda in faccia nessuno continua a essere, purtroppo,
"la livella" che mette tutti alla pari, che non fa caso né alla
regione di provenienza né al colore della pelle né tantomeno alla
nazionalità, colpendo sempre più spesso lavoratori che sono venuti a
rompersi le reni nel nostro paese.
"Vite
spezzate " che dovrebbero far riflettere su quanto siano miserabili
le idee di destra che egoisticamente vedono nella separazione, nel
razzismo, nelle discriminazioni il mantenimento del loro benessere.
Nel 1901 il primo Congresso di fondazione della Fiom aveva all'ordine del
giorno, oltre la sua costituzione, argomenti quali la legislazione
sociale, la legge sugli infortuni, la legge sulla cassa di previdenza, il
lavoro dei fanciulli e delle donne, orari di lavoro, salario.
Tutti argomenti che racchiudono in sé i valori che hanno consentito alla
Fiom e alla Fiom nella Cgil, con la continua ricerca dell'unità dei
lavoratori e sindacale, di attraversare il secolo che ha visto guerre
mondiali, rivoluzioni e controrivoluzioni, dando le motivazioni per le
quali moltissimi compagni e compagne hanno dato la loro militanza e il
loro contributo.
Quei
punti avevano straordinariamente centrato gli aspetti fondamentali per la
democrazia e per dare il giusto valore al lavoro.
Chiedevano
regole, rifiutando la logica di considerare il lavoro subordinato
esclusivamente una prestazione fisica o manuale mercenaria, sottomessa;
volevano
rendere il lavoro come
condizione di dignità per i
lavoratori e le loro
famiglie;
volevano che ci fossero tutele come diritto di cittadino e non come
carità collettiva;
volevano tutelare il lavoro minorile e le discriminazioni di sesso;
consideravano la formazione professionale come diritto e crescita
collettiva culturale.
Il
tempo non è passato inutilmente, e nonostante siano trascorsi 100 anni,
questi argomenti sono sempre all'ordine del giorno, continuando a
evolversi; la stessa legge sulla riforma dell'assistenza emanata in questi
giorni dal governo ma prima ancora quella sui congedi parentali lo
dimostrano, ma sono argomenti che possono e sono messi sempre in
discussione.
Certo i bisogni sono qualitativamente diversi, si chiamano in modo
diverso: politica dei redditi, stato sociale, pari opportunità, qualità
della vita, tempi di vita e di lavoro, formazione continua, lavori
atipici.
Il mondo è diventato sicuramente più piccolo, dobbiamo fare i conti con
la globalizzazione, con le multinazionali che rincorrono il profitto senza
regole, che stanno portando forti regressioni nel diritto del lavoro anche
nel mondo industrializzato; nella società si sta pervadendo una cultura
che vede nell'individualismo il massimo della modernità.
La
ricerca di politiche sindacali che comunque ricreino regole di diritti e
libertà universali, equità, solidarietà sono valori collettivi, e sono
valori per i quali è sempre necessario dare il contributo di impegno
personale a una organizzazione che si batte per questi valori.
Credo sia giusto parlare dei sentimenti che proviamo e che spesso non
riusciamo a trasmettere, per pudore, il vissuto dentro l'organizzazione:
-
la solidarietà e l'amicizia che ognuno di noi ha trovato;
-
la condivisione dei momenti di gioia provata per una lotta riuscita;
-
gli sforzi per rendersi conto
dei perché di una sconfitta e ritrovare la forza per ricominciare;
-
la discussione politica, anche accesa, nella Fiom e dentro la Cgil;
-
il valore della militanza, la memoria storica del movimento,le esperienze
personali sono i pochi strumenti disponibili che possono e devono essere
tramandati.
Le celebrazioni del Centenario sono e possono essere un momento importante
per parlare anche di questo senza cadere nella retorica e nel
sentimentalismo.
Sono
cose obsolete ? Impraticabili?
Credo
che moltissimi di noi possono trovare il modo di dire alle nuove
generazioni orgogliosamente: io lo rifarei, ne è valsa la pena, è stato
giusto così.
Per
trasmettere il senso della nostra presenza nel mondo, per consegnare nel
futuro la Fiom alle nuove generazioni.
La
Fiom compie 100 anni, ma non li dimostra, sta dentro i processi di
cambiamento della società, sta rinnovandosi, anche tra i propri iscritti,
migliaia di giovani con la ripresa economica sono entrati nelle fabbriche
e molti si sono iscritti alla nostra organizzazione.
Il
Congresso di fondazione della Fiom, come riporta la cronaca della Gazzetta
Livornese votò un documento di saluto dei congressisti alla città di
Livorno con un ringraziamento alla Fratellanza Artigiana che li aveva
ospitati e si chiuse al grido "Viva Livorno" e con il canto
dell' inno dei lavoratori.
Chiudo
il mio intervento ricambiando idealmente quel saluto, con "Viva la
Fiom e con lei la Cgil e viva
i lavoratori!".