"Per il contratto: l'integrità della piattaforma"

 

Care compagne, cari compagni, delegate e delegati, lavoratrici e lavoratori,

il movimento sindacale della categoria dei metalmeccanici vive in questi giorni un momento complesso, delicato e di crisi unitaria che impone di misurarsi con una situazione in continua e rapida evoluzione. Sono necessarie responsabilità e attenzione ma anche un’autonomia di decisione che sia in grado di utilizzare strumenti appropriati per dare garanzie di rapporto trasparente e di regole certe per affrontare adeguatamente le difficoltà della trattativa. 

Nasce da qui la necessità di convocare l’Assemblea nazionale della Fiom del 27 giugno a Bologna.

E il titolo dell’assemblea è chiaro: “Per il contratto: l’integrità della piattaforma”. Ci sono voluti 3 mesi di discussione per arrivare a formulare le proposte di piattaforma unitaria Fim-Fiom-Uilm per il rinnovo del biennio salariale del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Il confronto si è articolato su come andava costruita e motivata la richiesta, a dimostrazione del fatto che non c’è nulla di automatico in questo calcolo, come l’asprezza della trattativa e le differenze emerse oggi fra le organizzazioni sindacali confermano.

Da subito la Fiom, al recupero integrale della differenza fra inflazione programmata e reale per il 1999-2000 e all’inflazione programmata per il 2001-2002, ha sommato la necessità di redistribuire attraverso il Contratto nazionale una quota di reddito legata al riconoscimento dei profitti accumulati dalle imprese negli ultimi anni.

Questa proposta, coerente con il Protocollo del luglio ’93, contribuisce oltretutto all’obiettivo della salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni, obiettivo già a priori escluso prendendo come unico riferimento l’inflazione, per il meccanismo del recupero a consuntivo dello scarto con l’inflazione reale e perché, come l’esperienza dimostra, il recupero è sempre stato parziale.

La Fim pensava invece a una piattaforma interamente costruita sull’inflazione, anche in coerenza con la sua ipotesi di spostamento di peso contrattuale dal livello nazionale al territorio o all’azienda, mentre la Uilm all’inflazione aggiungeva un riconoscimento salariale per chi non ha fatto contrattazione di secondo livello, introducendo così una sovrapposizione fra contratto nazionale e aziendale. Fin dall’inizio, quindi, la differenza fra le organizzazioni sindacali non è stata puramente sulle quantità, che sono la conseguenza delle diverse proposte, ma di impianto strategico, soprattutto tenendo conto dell’attacco sempre più esplicito al Ccnl da parte della Federmeccanica, che passa anche attraverso un suo progressivo svuotamento.

D’altra parte, la Federmeccanica ha chiarito immediatamente il punto quando già prima della presentazione della piattaforma ha dichiarato che il perimetro possibile per il confronto era l’inflazione e dentro questo perimetro avrebbe affrontato la trattativa per escludere la cosiddetta inflazione importata, cioè derivante dal costo delle materie prime - il petrolio in particolare - e gli effetti di questa sulle ragioni di scambio, cioè sull’aumento del costo dei prodotti.

Già viene posta la prima pregiudiziale, nel tentativo di condizionare la costruzione stessa della piattaforma. Sempre nella trattativa la controparte manterrà questo atteggiamento di rifiuto al riconoscimento della posizione sindacale come base effettiva del confronto.

Ci vorrà il coinvolgimento delle tre confederazioni per trovare il punto di equilibrio tra Fim, Fiom e Uilm per la piattaforma che proprio la complessità del confronto rende per tutti più vincolante. Si arriva così alla richiesta di 135.000 lire equivalenti a 4,65 punti.

La Fiom ha sacrificato quantitativamente la sua proposta iniziale, ma ha salvaguardato l’impianto fatto di inflazione programmata, inflazione reale e riconoscimento del buon andamento del settore. Ed è su questa quantità e su questa qualità che i lavoratori hanno dato il loro ampio consenso con il referendum sulla piattaforma.

Federmeccanica, con questo contratto,  vuole contribuire conclusivamente al superamento di un sistema di regole, rappresentato dall’accordo del ’93. La Confindustria, da parte sua, vuole assegnare al Ccnl un semplice ruolo di tutela minima e annullare la contrattazione di secondo livello per distribuire in azienda salario flessibile quando e se ci sono sufficienti margini di redditività.

L’attacco è al sindacato, all’idea stessa di rappresentanza di un punto di vista collettivo e autonomo. E questo perché le condizioni di lavoro, il salario, la stessa permanenza nel lavoro devono essere in mano all’impresa per gestirle unilateralmente per conto del mercato finanziario che la comanda.

Una concorrenza basata tutta sui costi in cui si è collocato il capitalismo italiano, avendo scelto di non competere su qualità e innovazione, rende ancora più imperative queste tendenze tipiche della globalizzazione sul modello americano. La precarietà della condizione nelle sue diverse articolazioni è ormai per i padroni imprescindibile: da qui anche la battaglia per l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per la libertà a licenziare, da qui le forzature per una nuova legge sui contratti a termine che faccia decadere ogni regola.

Per il sistema delle imprese l’unico conflitto su cui bisogna concentrarsi è quello per le conquiste dei mercati nella concorrenza globale, che va sostenuta nell’impresa dal patto corporativo con i lavoratori.

Se questo è il fondamento teorico, per chi come noi non solo non si vuole adattare, ma rivendica la pretesa del cambiamento e di un progetto per un diverso modello sociale e di lavoro, la contrapposizione è inevitabile.

Sul piano del merito, la trattativa disvela l’esattezza della nostra analisi:  la mancata protezione del potere d’acquisto per i livelli bassi e medio-bassi, le elargizioni di quote unilaterali di salario non contrattato gestita dalle imprese come strumento di consenso e di pressione; il prezzo pagato tutto dai salari dell’aumento dei costi delle materie prime e del petrolio in primo luogo; la svalutazione competitiva dell’euro che ha sostenuto la crescita delle esportazioni.

Le nostre ragioni ci sono tutte.  Ma per Federmeccanica è come se la trattativa non fosse nemmeno iniziata: così emerge la proposta della sola inflazione programmata (85.000 lire) al termine della fase di moratoria, che rigetta la piattaforma, a meno che non ci sia da parte nostra l’assenso alla destrutturazione del sistema attraverso un meccanismo di assorbimenti dei superminimi individuali e della contrattazione di secondo livello.

Unitariamente viene decisa la lotta, che culmina con lo splendido sciopero del 18 maggio, unitariamente viene ribadito che se il governo modifica l’inflazione programmata con il documento di giugno per coerenza con l’andamento dell’inflazione reale che vola al 3%, la piattaforma verrà automaticamente rivalutata.

Federmeccanica produce una nuova ”fantasia” e fa una proposta per chiudere, vista la riuscita degli scioperi: 115.000 lire di cui 85.000 lire di inflazione programmata, 12.000 lire sostanzialmente come pezzettino di inflazione reale, 18.000 lire come anticipo dell’inflazione reale dei primi 6 mesi del 2001, da scalare poi nella futura piattaforma e dati magari al termine del 2002; si tratta infatti di un anticipo riferito al 2001, ma le modalità - le tranches - sono tutte da discutere.

Questa proposta, presentata ancora una volta come pregiudiziale per riaprire il tavolo, rappresenterebbe per Federmeccanica un risultato pieno: la piattaforma verrebbe scardinata nella quantità e nella qualità. Questo è lo scontro di oggi. 

La Fiom ha espresso il suo dissenso a proseguire la trattativa subordinata all’accettazione dello schema della Federmeccanica e ha proposto a Fim e Uilm il referendum fra i lavoratori sul mantenimento della piattaforma. Fim e Uilm considerano la cifra proposta non sufficiente ma accettano di andare avanti sulla base dell’impianto alternativo della controparte.

Il valore dell’unità per la Fiom è fondamentale, da sempre, ma esso deve sempre essere accompagnato da regole certe ed esigibili dall’universo di donne e di uomini che rappresentiamo. Anzi, sottolineiamo che l’unità è un valore che va condiviso in tutte le sue rappresentazioni ma anche, per ovvi motivi, da ogni singolo soggetto. In gioco c’è la funzione del contratto, la rappresentanza autonoma di diritti che confliggono con il modello delle imprese. Per questo, ci sarà un’ostinata azione di ricerca, da parte nostra, degli elementi utili ed espliciti a riprendere il cammino unitario e il referendum tra le lavoratrici e i lavoratori è lo strumento di sintesi possibile cui appellarsi quando le divergenze sembrano non essere ricomponibili.

La Fiom sta tentando di contrastare una strategia fondata sul comando delle donne e degli uomini che lavorano. Per questo oggi difende con forza l’integrità della piattaforma.


ULTIM'ORA

21 giugno 2001: Comunicato della segreteria nazionale della Fiom

La Segreteria nazionale della Fiom, nel Comitato centrale del 18 giugno scorso, ha proposto a Fim e Uilm di fare una consultazione, con referendum, delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici per decidere se continuare la battaglia per il contratto sulla base della piattaforma rivendicativa unitaria oppure fare propria la pregiudiziale di Federmeccanica per riaprire la trattativa per il contratto.

La Federmeccanica vincola la continuazione della trattativa all’accettazione da parte del sindacato di un anticipo di inflazione di 18.000 lire. Tale cifra deve essere restituita in occasione del rinnovo contrattuale del 2003; inoltre esclude la richiesta in piattaforma di un aumento salariale riferito all’aumento della ricchezza prodotta nel settore metalmeccanico (buon andamento di settore).

La risposta di Fim e Uilm è stata del tutto negativa sul referendum; hanno confermato la volontà di riaprire la trattativa di settore con Federmeccanica accettandone la pregiudiziale. Fim e Uilm hanno poi deciso di fare assemblee degli iscritti nelle fabbriche. La Segreteria nazionale della Fiom, sulla base delle decisioni del Comitato centrale, proclama otto ore di sciopero e proporrà all’assemblea delle delegate, dei delegati  e dei quadri Fiom del 27 giugno a Bologna di effettuarle venerdì 6 luglio con manifestazioni.

La Segreteria nazionale della Fiom ribadisce che le condizioni indispensabili per l’unità d’azione con Fim e Uilm si basano sulla unitarietà degli obiettivi.

Al momento attuale tale unità non esiste, come documentato dalle posizioni di Fim e Uilm nazionali. E’ per questo che appare impossibile dichiarare insieme uno sciopero nazionale, proprio perché gli obiettivi sono divergenti e quindi non avrebbe un significato chiaro e trasparente l’adesione dei lavoratori allo sciopero e per di più presenterebbe un fronte di lotta diviso nei confronti di Federmeccanica.

Roma, 21 giugno 2001


Gli ultimi comunicati

12 giugno 2001: Comunicato della Direzione nazionale Fiom

La Direzione nazionale della Fiom valuta gli scioperi fin qui fatti, e in particolare lo sciopero del 18 maggio con il suo straordinario risultato, non solo una conferma decisiva per la piattaforma unitaria presentata da Fim, Fiom, Uilm, ma anche come disponibilità a continuare la lotta fino al suo pieno raggiungimento.

La Direzione della Fiom ribadisce che la base per la ripresa della trattativa è il riconoscimento senza alcuna pregiudiziale dell’interezza della piattaforma unitaria, nella sua qualità e quantità. La Direzione della Fiom respinge la proposta di Federmeccanica pari a 97.000 lire in quanto modifica le quantità

e la struttura stessa della piattaforma unitaria. Infatti la Federmeccanica, al posto delle 50.000 lire (inflazione reale e andamento di settore) che mancano per arrivare alle 135.000 lire della piattaforma, propone un anticipo dell’inflazione del 2001 (18.000 lire) che non è oggetto di questa trattativa, provocando così un ridimensionamento drastico del differenziale dell’inflazione 1999-2000 (1,2) e la cancellazione dell’andamento di settore (0,55). In sintesi la piattaforma unitaria di Fim, Fiom, Uilm chiede invece 85.000 lire d’inflazione programmata per il 2001-2002; 35.000 lire d’inflazione reale per 1999-2000; 15.000 lire di andamento di settore. Inoltre, come stabilito dagli Esecutivi unitari del 24 aprile, la piattaforma verrà rivalutata nel caso in cui il Dpef modificherà i tassi d’inflazione programmata. Per sostenere questa impostazione, che allo stato attuale non è accolta da Federmeccanica, la Fiom propone a Fim e Uilm la proclamazione di scioperi per il mese di giugno a sostegno della piattaforma, a partire da 2 ore di sciopero con assemblee per la consultazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici entro il 20 giugno con la presenza dei dirigenti delle strutture sindacali di Fim, Fiom, Uilm.

 

18 giugno 2001: Documento conclusivo del Comitato centrale della Fiom

Il Comitato centrale della Fiom respinge la proposta della Federmeccanica di 97.000 lire di aumento salariale con 18.000 lire di anticipo d’inflazione rispetto all’inflazione programmata nel biennio (1,7% + 1,2%), la cifra proposta da Federmeccanica, quindi, è di 115.000 lire. Le 18.000 lire verranno recuperate dalle aziende nel gennaio del 2003, cioè  nella prossima piattaforma contrattuale. Tale posizione della Federmeccanica impedisce di raggiungere le 135.000 lire della piattaforma unitaria, snatura la struttura contrattuale tagliando una parte consistente dell’inflazione reale (4,1 punti), già pagata col salario dei lavoratori nel 2000, e liquida del tutto l’andamento di settore. Il Comitato centrale della Fiom invita Fim e Uilm ad attenersi alla cifra proposta da Federmeccanica, evitando di aggiungere cifre salariali mai dichiarate in sede formale né in sede informale. Il Comitato centrale della Fiom risottolinea la sua proposta a Fim e Uilm di svolgere un referendum tra le lavoratrici e i lavoratori per decidere il mantenimento integrale della piattaforma unitaria oppure la sua modifica secondo i criteri indicati da Federmeccanica, criteri che rappresentano la liquidazione della piattaforma unitaria assieme a un taglio sostanziale del potere d’acquisto del salario. Il Comitato centrale convoca l’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom (6.000 lavoratori) per il 27 giugno a Bologna con la presenza del segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, per verificare la situazione in atto in modo tale - se permanesse l’attuale fase di stallo - da prendere le iniziative necessarie per rilanciare la piattaforma rivendicativa unitaria. Il Comitato centrale della Fiom infatti ritiene che l’unico modo per superare le attuali divergenze fra le organizzazioni metalmeccaniche è quello di riprendere unitariamente le lotte per il contratto sulla base della piattaforma unitaria e invita Fim e Uilm a riprendere il percorso previsto alla presentazione della piattaforma, che è stata votata a stragrande maggioranza dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici.

Le tappe della trattativa

 

20 dicembre 2000: la piattaforma di Fim, Fiom, Uilm

Le scriventi Segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, a seguito della lettera di disdetta della parte economica del Ccnl inviata il 19 settembre 2000, formulano le seguenti richieste in base a quanto previsto dall’Accordo interconfederale del 23 luglio 1993 al punto 2.2. Un aumento medio pari a 135.000 lire per il 5° livello di inquadramento. Un corrispondente adeguamento del valore punto in vista del rinnovo del 31 dicembre 2002. La definizione di una quota contratto per i lavoratori non iscritti al sindacato. Tali richieste saranno sottoposte alla valutazione dei lavoratori tramite assemblee e referendum. Saranno pertanto confermate definitivamente a consultazione conclusa.

Il documento politico

Le richieste sono coerenti con quanto previsto dal punto 2.2 dell’Accordo interconfederale del 23 luglio 1993, a partire dall’obiettivo, ivi previsto, della salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni. Si basano in particolare sul tasso di inflazione programmata per il biennio 2001-2002; sul differenziale tra inflazione reale e programmata del biennio 1999-2000 e sul buon andamento dell’economia e del settore.Tengono inoltre conto di una valutazione complessiva delle ragioni di scambio e dell’andamento delle retribuzioni.

23 gennaio 2001:  Esecutivi unitari

Gli Esecutivi nazionali unitari di Fim, Fiom e Uilm si sono riuniti oggi a Roma per una verifica dell’andamento della consultazione sulla piattaforma predisposta dalle Segreterie nazionali per il rinnovo economico biennale del contratto. Sono in corso infatti in questi giorni, in tutte le aziende metalmeccaniche, assemblee informative finalizzate al referendum che si svolgerà dal 31 gennaio al 2 febbraio prossimi.

Gli interventi dei segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Giorgio Caprioli, Claudio Sabattini e Antonino Regazzi, e il dibattito, hanno sottolineato la validità delle ragioni che hanno portato a formulare una richiesta salariale di 135.000 lire al 5° livello, basata sull’inflazione programmata per il biennio 2001-2002, sull’integrale recupero dello scostamento realizzatosi tra inflazione programmata e reale, ma anche sull’andamento economico e delle retribuzioni nel settore metalmeccanico. È stato inoltre ripercorso quanto previsto dal documento politico che accompagna la piattaforma, dando particolare rilievo all’esigenza, a partire dal prossimo rinnovo normativo del contratto nazionale, di generalizzare il secondo livello di contrattazione e di riformare l’inquadramento professionale.

Pertanto, i segretari generali hanno rinnovato l’invito ai lavoratori e alle lavoratrici metalmeccaniche a partecipare alle assemblee e a votare a favore della piattaforma.

 

2 febbraio 2001: Referendum - La piattaforma approvata con oltre il 78% dei consensi

 

Incontro del 7 febbraio 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm

Federmeccanica e Assistal hanno manifestato la propria netta contrarietà  alla  rivendicazione avanzata nella piattaforma presentata dal sindacato metalmeccanico e alle ragioni sulle quali essa è costruita.

Peraltro, Fim Fiom e Uilm, respingendo le accuse della controparte, hanno sottolineato la compatibilità di tali richieste con quanto previsto dall’Accordo interconfederale del luglio 1993, puntualizzando l’assoluta coerenza della rivendicazione salariale con le regole e, quindi, con gli obiettivi della salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni.

 

Incontro del 20 febbraio 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm

Federmeccanica ha ulteriormente chiarito che la sua disponibilità alla trattativa è  limitata all’ambito dell’inflazione e quindi esclude di fatto la possibilità di aumenti salariali nel Ccnl basati su una valutazione dell’andamento del settore.

Tale impostazione è stata respinta da Fim, Fiom e Uilm che hanno ribadito l’interezza delle ragioni che stanno alla base della richiesta, coerentemente con quanto previsto dal Protocollo ‘93.

Nel corso dell’incontro è stato inoltre evidenziato dalle segreterie di Fim, Fiom e Uilm che nel cosiddetto ”Patto di stabilità”, concordato tra ministero del Tesoro e Unione europea, la previsione dell’inflazione per il biennio 2001-2002 è superiore a quella programmata.

 

Incontro del 7 marzo 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm

Le parti hanno iniziato ad approfondire il problema del recupero dell’inflazione pregressa.

Nel biennio 1999-2000, l’inflazione reale è stata del 4,1% con un differenziale dell’1,2% rispetto a quella programmata. Federmeccanica ha sostenuto che questo dato dipende completamente dalle ragioni di scambio. Fim, Fiom, Uilm hanno argomentato che il peggioramento delle ragioni di scambio è ampiamente compensato dal miglioramento della posizione competitiva del nostro paese. Miglioramento che è confermato anche dal sostanziale allineamento del tasso di sviluppo e del tasso di inflazione a quelli degli altri paesi dell’Unione europea.

L’andamento delle retribuzioni è stato poi analizzato da Federmeccanica presentando dati propri e di fonte Istat secondo i quali le retribuzioni stesse sarebbero comunque aumentate più dell’inflazione. Fim, Fiom, Uilm hanno replicato segnalando che i dati medi nascondono sia il preoccupante problema della crescita degli aumenti unilaterali, che tolgono spazio a quelli contrattuali erodendo il ruolo di autorità salariale di entrambe le parti, sia la differenza tra i lavoratori che fanno la contrattazione aziendale e quelli che non la fanno. Da parte di Fim, Fiom, Uilm è stata perciò rifiutata la validità contrattuale di tali dati.

 

Incontro dell’11 aprile 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm

Si sono registrate divergenze tra le parti sul metodo con cui condurre il negoziato. La Federmeccanica non ha quantificato la propria proposta salariale impegnandosi a farlo in occasione del prossimo incontro.

 

Incontro del 19 aprile 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm

Nel decisivo incontro del 19 aprile, a pochi giorni dalla scadenza della moratoria, Federmeccanica, per il rinnovo biennale del contratto, ha formalizzato una proposta salariale di 85.000 lire, equivalenti alla sola inflazione programmata. Ha inoltre aggiunto che la condizione per una possibilità di innalzamento di questa cifra è l’accettazione del meccanismo degli assorbimenti di quote di salario aziendale, già rifiutato dal sindacato nel precedente incontro.

Fim, Fiom, Uilm giudicano la proposta quantitativamente insufficiente a costituire una base utile per ricercare un accordo, oltre che qualitativamente inaccettabile in quanto introduce elementi di modifica degli assetti contrattuali.

Fim, Fiom, Uilm indicono pertanto 2 ore di sciopero, come inizio di una fase di mobilitazione, le cui modalità saranno definite nella riunione degli Esecutivi nazionali unitari convocati per il 24 aprile. Tale riunione definirà anche un tempestivo programma di assemblee di informazione e confronto con i lavoratori. La proposta di Federmeccanica rivela la volontà sostanziale di non rispettare l’Accordo di luglio e la politica dei redditi in esso concordata, il cui fondamentale obiettivo è la tutela del potere d’acquisto dei salari.

Per questi motivi Fim, Fiom, Uilm nazionali invitano tutte le strutture ad attivarsi per sensibilizzare e mobilitare i lavoratori contro tale pericolosa volontà politica della controparte.

 

24 aprile 2001: Esecutivi unitari - 10 ore di sciopero

La proposta di 85.000 lire e degli assorbimenti formalizzata dalla Federmeccanica all’ultimo incontro, non solo è quantitativamen-te inaccettabile come base per ricercare un accordo, ma rivela un disegno di rimessa in discussione dei due livelli contrattuali che affiderebbe al contratto nazionale la sola inflazione programmata e tutto il resto a un livello aziendale insufficien-temente esteso e largamente dipendente dalla redditività.

Sparisce completamente, oltre alla richiesta sul settore, il diritto a un recupero del differenziale di inflazione e con ciò il fondamentale obiettivo dell’accordo di luglio, che è la tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni.

Tutto ciò avviene in un preoccupante quadro di inflazione reale (3%), ben superiore a quella programmata per il 2001 (1,7%), che rende ancor più necessario un accordo di pieno recupero.

A questo riguardo, Fim Fiom Uilm giudicano insufficiente l’azione del governo per ridurre l’inflazione, che è stata trascinata, negli ultimi mesi, da prezzi interni in gran parte amministrati o amministrabili.

Gli Esecutivi nazionali di Fim, Fiom e Uilm, riuniti a Roma il 24 aprile 2001, confermano pertanto le due ore di sciopero, già proclamate in conclusione dell’incontro con Federmeccanica del 19 aprile, da realizzarsi con assemblee di discussione e confronto con i lavoratori. Ritengono però necessaria una risposta ampia di lotte e proclamano perciò ulteriori otto ore di sciopero per tutta la categoria, da realizzarsi nel mese di maggio, e lo sciopero di tutti gli straordinari.

Di tali otto ore, almeno quattro andranno realizzate nella giornata nazionale di lotta di venerdì 18 maggio, con manifestazioni provinciali. Invitano quindi tutte le strutture di Fim, Fiom, Uilm ad attivarsi per sensibilizzare e mobilitare i lavoratori contro la pericolosa volontà politica della controparte.

18 maggio 2001: Sciopero nazionale

Manifestazioni nella maggior parte dei capoluoghi di provincia con presidi, cortei e comizi che hanno coinvolto più di mezzo milione di lavoratori.

5 giugno 2001: Federmeccanica in un incontro informale avanza la proposta di 115.000 lire comprensive di 18.000 lire quale anticipo sull’inflazione reale del 2001 e con l’esclusione dell’andamento di settore.

Si apre la divaricazione fra le valutazioni di Fim, Fiom e Uilm. Un tentativo di ricomporre l’unità del punto di vista anche con il contributo dei segretari di Cgil, Cisl e Uil non dà risultati.

12 giugno 2001: Comunicato della Direzione nazionale Fiom

14 giugno 2001: incontro a delegazione ristretta.

La Fim dichiara, di fronte alla controparte, di essere disposta ad accettare la base della controproposta padronale che di fatto nega l’impianto della piattaforma unitaria.

18 giugno 2001: Documento conclusivo del Comitato centrale della Fiom

21 giugno 2001: Comunicato della segreteria nazionale della Fiom

27 giugno 2001: Assemblea nazionale delle delegate, dei delegati e dei quadri della Fiom-Cgil