"Per il contratto: l'integrità della
piattaforma"
Care compagne, cari compagni, delegate e delegati, lavoratrici e
lavoratori, il movimento
sindacale della categoria dei metalmeccanici vive in questi giorni un momento
complesso, delicato e di crisi unitaria che impone di misurarsi con una
situazione in continua e rapida evoluzione. Sono necessarie responsabilità e
attenzione ma anche un’autonomia di decisione che sia in grado di utilizzare
strumenti appropriati per dare garanzie di rapporto trasparente e di regole
certe per affrontare adeguatamente le difficoltà della trattativa. Nasce da qui la
necessità di convocare l’Assemblea nazionale della Fiom del 27 giugno a
Bologna. E il titolo
dell’assemblea è chiaro: “Per il contratto: l’integrità della
piattaforma”. Ci sono voluti 3 mesi di discussione per arrivare a formulare le
proposte di piattaforma unitaria Fim-Fiom-Uilm per il rinnovo del biennio
salariale del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Il confronto si è
articolato su come andava costruita e motivata la richiesta, a dimostrazione del
fatto che non c’è nulla di automatico in questo calcolo, come l’asprezza
della trattativa e le differenze emerse oggi fra le organizzazioni sindacali
confermano. Da subito la
Fiom, al recupero integrale della differenza fra inflazione programmata e reale
per il 1999-2000 e all’inflazione programmata per il 2001-2002, ha sommato la
necessità di redistribuire attraverso il Contratto nazionale una quota di
reddito legata al riconoscimento dei profitti accumulati dalle imprese negli
ultimi anni. Questa proposta,
coerente con il Protocollo del luglio ’93, contribuisce oltretutto
all’obiettivo della salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni,
obiettivo già a priori escluso prendendo come unico riferimento l’inflazione,
per il meccanismo del recupero a consuntivo dello scarto con l’inflazione
reale e perché, come l’esperienza dimostra, il recupero è sempre stato
parziale. La Fim pensava
invece a una piattaforma interamente costruita sull’inflazione, anche in
coerenza con la sua ipotesi di spostamento di peso contrattuale dal livello
nazionale al territorio o all’azienda, mentre la Uilm all’inflazione
aggiungeva un riconoscimento salariale per chi non ha fatto contrattazione di
secondo livello, introducendo così una sovrapposizione fra contratto nazionale
e aziendale. Fin dall’inizio, quindi, la differenza fra le organizzazioni
sindacali non è stata puramente sulle quantità, che sono la conseguenza delle
diverse proposte, ma di impianto strategico, soprattutto tenendo conto
dell’attacco sempre più esplicito al Ccnl da parte della Federmeccanica, che
passa anche attraverso un suo progressivo svuotamento. D’altra parte,
la Federmeccanica ha chiarito immediatamente il punto quando già prima della
presentazione della piattaforma ha dichiarato che il perimetro possibile per il
confronto era l’inflazione e dentro questo perimetro avrebbe affrontato la
trattativa per escludere la cosiddetta inflazione importata, cioè derivante dal
costo delle materie prime - il petrolio in particolare - e gli effetti di questa
sulle ragioni di scambio, cioè sull’aumento del costo dei prodotti. Già viene posta
la prima pregiudiziale, nel tentativo di condizionare la costruzione stessa
della piattaforma. Sempre nella trattativa la controparte manterrà questo
atteggiamento di rifiuto al riconoscimento della posizione sindacale come base
effettiva del confronto. Ci vorrà il
coinvolgimento delle tre confederazioni per trovare il punto di equilibrio tra
Fim, Fiom e Uilm per la piattaforma che proprio la complessità del confronto
rende per tutti più vincolante. Si arriva così alla richiesta di 135.000 lire
equivalenti a 4,65 punti. La Fiom ha
sacrificato quantitativamente la sua proposta iniziale, ma ha salvaguardato
l’impianto fatto di inflazione programmata, inflazione reale e riconoscimento
del buon andamento del settore. Ed è su questa quantità e su questa qualità
che i lavoratori hanno dato il loro ampio consenso con il referendum sulla
piattaforma. Federmeccanica,
con questo contratto, vuole
contribuire conclusivamente al superamento di un sistema di regole,
rappresentato dall’accordo del ’93. La Confindustria, da parte sua, vuole
assegnare al Ccnl un semplice ruolo di tutela minima e annullare la
contrattazione di secondo livello per distribuire in azienda salario flessibile
quando e se ci sono sufficienti margini di redditività. L’attacco è al
sindacato, all’idea stessa di rappresentanza di un punto di vista collettivo e
autonomo. E questo perché le condizioni di lavoro, il salario, la stessa
permanenza nel lavoro devono essere in mano all’impresa per gestirle
unilateralmente per conto del mercato finanziario che la comanda. Una concorrenza
basata tutta sui costi in cui si è collocato il capitalismo italiano, avendo
scelto di non competere su qualità e innovazione, rende ancora più imperative
queste tendenze tipiche della globalizzazione sul modello americano. La
precarietà della condizione nelle sue diverse articolazioni è ormai per i
padroni imprescindibile: da qui anche la battaglia per l’abolizione
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per la libertà a licenziare, da
qui le forzature per una nuova legge sui contratti a termine che faccia decadere
ogni regola. Per il sistema
delle imprese l’unico conflitto su cui bisogna concentrarsi è quello per le
conquiste dei mercati nella concorrenza globale, che va sostenuta nell’impresa
dal patto corporativo con i lavoratori. Se questo è il
fondamento teorico, per chi come noi non solo non si vuole adattare, ma
rivendica la pretesa del cambiamento e di un progetto per un diverso modello
sociale e di lavoro, la contrapposizione è inevitabile. Sul piano del
merito, la trattativa disvela l’esattezza della nostra analisi: la mancata protezione del potere d’acquisto per i livelli
bassi e medio-bassi, le elargizioni di quote unilaterali di salario non
contrattato gestita dalle imprese come strumento di consenso e di pressione; il
prezzo pagato tutto dai salari dell’aumento dei costi delle materie prime e
del petrolio in primo luogo; la svalutazione competitiva dell’euro che ha
sostenuto la crescita delle esportazioni. Le nostre ragioni
ci sono tutte. Ma per
Federmeccanica è come se la trattativa non fosse nemmeno iniziata: così emerge
la proposta della sola inflazione programmata (85.000 lire) al termine della
fase di moratoria, che rigetta la piattaforma, a meno che non ci sia da parte
nostra l’assenso alla destrutturazione del sistema attraverso un meccanismo di
assorbimenti dei superminimi individuali e della contrattazione di secondo
livello. Unitariamente
viene decisa la lotta, che culmina con lo splendido sciopero del 18 maggio,
unitariamente viene ribadito che se il governo modifica l’inflazione
programmata con il documento di giugno per coerenza con l’andamento
dell’inflazione reale che vola al 3%, la piattaforma verrà automaticamente
rivalutata. Federmeccanica
produce una nuova ”fantasia” e fa una proposta per chiudere, vista la
riuscita degli scioperi: 115.000 lire di cui 85.000 lire di inflazione
programmata, 12.000 lire sostanzialmente come pezzettino di inflazione reale,
18.000 lire come anticipo dell’inflazione reale dei primi 6 mesi del 2001, da
scalare poi nella futura piattaforma e dati magari al termine del 2002; si
tratta infatti di un anticipo riferito al 2001, ma le modalità - le tranches - sono tutte da discutere. Questa proposta,
presentata ancora una volta come pregiudiziale per riaprire il tavolo,
rappresenterebbe per Federmeccanica un risultato pieno: la piattaforma verrebbe
scardinata nella quantità e nella qualità. Questo è lo scontro di oggi. La Fiom ha
espresso il suo dissenso a proseguire la trattativa subordinata
all’accettazione dello schema della Federmeccanica e ha proposto a Fim e Uilm
il referendum fra i lavoratori sul mantenimento della piattaforma. Fim e Uilm
considerano la cifra proposta non sufficiente ma accettano di andare avanti
sulla base dell’impianto alternativo della controparte. Il valore
dell’unità per la Fiom è fondamentale, da sempre, ma esso deve sempre essere
accompagnato da regole certe ed esigibili dall’universo di donne e di uomini
che rappresentiamo. Anzi, sottolineiamo che l’unità è un valore che va
condiviso in tutte le sue rappresentazioni ma anche, per ovvi motivi, da ogni
singolo soggetto. In gioco c’è la funzione del contratto, la rappresentanza
autonoma di diritti che confliggono con il modello delle imprese. Per questo, ci
sarà un’ostinata azione di ricerca, da parte nostra, degli elementi utili ed
espliciti a riprendere il cammino unitario e il referendum tra le lavoratrici e
i lavoratori è lo strumento di sintesi possibile cui appellarsi quando le
divergenze sembrano non essere ricomponibili. La Fiom sta
tentando di contrastare una strategia fondata sul comando delle donne e degli
uomini che lavorano. Per questo oggi difende con forza l’integrità della
piattaforma. 21 giugno 2001: Comunicato della segreteria nazionale della Fiom La Segreteria nazionale della Fiom, nel Comitato centrale del 18 giugno scorso, ha proposto a Fim e Uilm di fare una consultazione, con referendum, delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici per decidere se continuare la battaglia per il contratto sulla base della piattaforma rivendicativa unitaria oppure fare propria la pregiudiziale di Federmeccanica per riaprire la trattativa per il contratto. La Federmeccanica vincola la continuazione della trattativa all’accettazione da parte del sindacato di un anticipo di inflazione di 18.000 lire. Tale cifra deve essere restituita in occasione del rinnovo contrattuale del 2003; inoltre esclude la richiesta in piattaforma di un aumento salariale riferito all’aumento della ricchezza prodotta nel settore metalmeccanico (buon andamento di settore). La risposta di Fim e Uilm è stata del tutto negativa sul referendum; hanno confermato la volontà di riaprire la trattativa di settore con Federmeccanica accettandone la pregiudiziale. Fim e Uilm hanno poi deciso di fare assemblee degli iscritti nelle fabbriche. La Segreteria nazionale della Fiom, sulla base delle decisioni del Comitato centrale, proclama otto ore di sciopero e proporrà all’assemblea delle delegate, dei delegati e dei quadri Fiom del 27 giugno a Bologna di effettuarle venerdì 6 luglio con manifestazioni. La Segreteria nazionale della Fiom ribadisce che le condizioni indispensabili per l’unità d’azione con Fim e Uilm si basano sulla unitarietà degli obiettivi. Al momento attuale tale unità non esiste, come documentato dalle posizioni di Fim e Uilm nazionali. E’ per questo che appare impossibile dichiarare insieme uno sciopero nazionale, proprio perché gli obiettivi sono divergenti e quindi non avrebbe un significato chiaro e trasparente l’adesione dei lavoratori allo sciopero e per di più presenterebbe un fronte di lotta diviso nei confronti di Federmeccanica. Roma, 21 giugno 2001 Gli ultimi comunicati 12 giugno 2001: Comunicato della Direzione
nazionale Fiom La Direzione
nazionale della Fiom valuta gli scioperi fin qui fatti, e in particolare lo
sciopero del 18 maggio con il suo straordinario risultato, non solo una conferma
decisiva per la piattaforma unitaria presentata da Fim, Fiom, Uilm, ma anche
come disponibilità a continuare la lotta fino al suo pieno raggiungimento. La Direzione
della Fiom ribadisce che la base per la ripresa della trattativa è il
riconoscimento senza alcuna pregiudiziale dell’interezza della piattaforma
unitaria, nella sua qualità e quantità. La Direzione della Fiom respinge la
proposta di Federmeccanica pari a 97.000 lire in quanto modifica le quantità e la struttura
stessa della piattaforma unitaria. Infatti la Federmeccanica, al posto delle
50.000 lire (inflazione reale e andamento di settore) che mancano per arrivare
alle 135.000 lire della piattaforma, propone un anticipo dell’inflazione del
2001 (18.000 lire) che non è oggetto di questa trattativa, provocando così un
ridimensionamento drastico del differenziale dell’inflazione 1999-2000 (1,2) e
la cancellazione dell’andamento di settore (0,55). In sintesi la piattaforma
unitaria di Fim, Fiom, Uilm chiede invece 85.000 lire d’inflazione programmata
per il 2001-2002; 35.000 lire d’inflazione reale per 1999-2000; 15.000 lire di
andamento di settore. Inoltre, come stabilito dagli Esecutivi unitari del 24
aprile, la piattaforma verrà rivalutata nel caso in cui il Dpef modificherà i
tassi d’inflazione programmata. Per sostenere questa impostazione, che allo
stato attuale non è accolta da Federmeccanica, la Fiom propone a Fim e Uilm la
proclamazione di scioperi per il mese di giugno a sostegno della piattaforma, a
partire da 2 ore di sciopero con assemblee per la consultazione di tutti i
lavoratori e le lavoratrici entro il 20 giugno con la presenza dei dirigenti
delle strutture sindacali di Fim, Fiom, Uilm. 18 giugno
2001: Documento conclusivo del
Comitato centrale della Fiom Il Comitato
centrale della Fiom respinge la proposta della Federmeccanica di 97.000 lire di
aumento salariale con 18.000 lire di anticipo d’inflazione rispetto
all’inflazione programmata nel biennio (1,7% + 1,2%), la cifra proposta da
Federmeccanica, quindi, è di 115.000 lire. Le 18.000 lire verranno recuperate
dalle aziende nel gennaio del 2003, cioè nella
prossima piattaforma contrattuale. Tale posizione della Federmeccanica impedisce
di raggiungere le 135.000 lire della piattaforma unitaria, snatura la struttura
contrattuale tagliando una parte consistente dell’inflazione reale (4,1
punti), già pagata col salario dei lavoratori nel 2000, e liquida del tutto
l’andamento di settore. Il Comitato centrale della Fiom invita Fim e Uilm ad
attenersi alla cifra proposta da Federmeccanica, evitando di aggiungere cifre
salariali mai dichiarate in sede formale né in sede informale. Il Comitato
centrale della Fiom risottolinea la sua proposta a Fim e Uilm di svolgere un
referendum tra le lavoratrici e i lavoratori per decidere il mantenimento
integrale della piattaforma unitaria oppure la sua modifica secondo i criteri
indicati da Federmeccanica, criteri che rappresentano la liquidazione della
piattaforma unitaria assieme a un taglio sostanziale del potere d’acquisto del
salario. Il Comitato centrale convoca l’Assemblea nazionale delle delegate e
dei delegati Fiom (6.000 lavoratori) per il 27 giugno a Bologna con la presenza
del segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, per verificare la
situazione in atto in modo tale - se permanesse l’attuale fase di stallo - da
prendere le iniziative necessarie per rilanciare la piattaforma rivendicativa
unitaria. Il Comitato centrale della Fiom infatti ritiene che l’unico modo per
superare le attuali divergenze fra le organizzazioni metalmeccaniche è quello
di riprendere unitariamente le lotte per il contratto sulla base della
piattaforma unitaria e invita Fim e Uilm a riprendere il percorso previsto alla
presentazione della piattaforma, che è stata votata a stragrande maggioranza
dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici. Le tappe della trattativa
20 dicembre 2000: la
piattaforma di Fim, Fiom, Uilm Le scriventi
Segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, a seguito della lettera di disdetta
della parte economica del Ccnl inviata il 19 settembre 2000, formulano le
seguenti richieste in base a quanto previsto dall’Accordo interconfederale del
23 luglio 1993 al punto 2.2. Un aumento medio pari a 135.000 lire per il 5°
livello di inquadramento. Un corrispondente adeguamento del valore punto in
vista del rinnovo del 31 dicembre 2002. La definizione di una quota contratto
per i lavoratori non iscritti al sindacato. Tali richieste saranno sottoposte
alla valutazione dei lavoratori tramite assemblee e referendum. Saranno pertanto
confermate definitivamente a consultazione conclusa. Il documento
politico Le richieste sono
coerenti con quanto previsto dal punto 2.2 dell’Accordo interconfederale del
23 luglio 1993, a partire dall’obiettivo, ivi previsto, della salvaguardia del
potere d’acquisto delle retribuzioni. Si basano in particolare sul tasso di
inflazione programmata per il biennio 2001-2002; sul differenziale tra
inflazione reale e programmata del biennio 1999-2000 e sul buon andamento
dell’economia e del settore.Tengono inoltre conto di una valutazione
complessiva delle ragioni di scambio e dell’andamento delle retribuzioni. 23
gennaio 2001: Esecutivi unitari Gli Esecutivi
nazionali unitari di Fim, Fiom e Uilm si sono riuniti oggi a Roma per una
verifica dell’andamento della consultazione sulla piattaforma predisposta
dalle Segreterie nazionali per il rinnovo economico biennale del contratto. Sono
in corso infatti in questi giorni, in tutte le aziende metalmeccaniche,
assemblee informative finalizzate al referendum che si svolgerà dal 31 gennaio
al 2 febbraio prossimi. Gli interventi
dei segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Giorgio Caprioli, Claudio Sabattini
e Antonino Regazzi, e il dibattito, hanno sottolineato la validità delle
ragioni che hanno portato a formulare una richiesta salariale di 135.000 lire al
5° livello, basata sull’inflazione programmata per il biennio 2001-2002,
sull’integrale recupero dello scostamento realizzatosi tra inflazione
programmata e reale, ma anche sull’andamento economico e delle retribuzioni
nel settore metalmeccanico. È stato inoltre ripercorso quanto previsto dal
documento politico che accompagna la piattaforma, dando particolare rilievo
all’esigenza, a partire dal prossimo rinnovo normativo del contratto
nazionale, di generalizzare il secondo livello di contrattazione e di riformare
l’inquadramento professionale. Pertanto, i
segretari generali hanno rinnovato l’invito ai lavoratori e alle lavoratrici
metalmeccaniche a partecipare alle assemblee e a votare a favore della
piattaforma. 2 febbraio 2001: Referendum - La
piattaforma approvata con oltre il 78% dei consensi Incontro del 7
febbraio 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm Federmeccanica e
Assistal hanno manifestato la propria netta contrarietà alla
rivendicazione avanzata nella piattaforma presentata dal sindacato
metalmeccanico e alle ragioni sulle quali essa è costruita. Peraltro, Fim
Fiom e Uilm, respingendo le accuse della controparte, hanno sottolineato la
compatibilità di tali richieste con quanto previsto dall’Accordo
interconfederale del luglio 1993, puntualizzando l’assoluta coerenza della
rivendicazione salariale con le regole e, quindi, con gli obiettivi della
salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni. Incontro del 20
febbraio 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm Federmeccanica ha
ulteriormente chiarito che la sua disponibilità alla trattativa è limitata all’ambito dell’inflazione e quindi esclude di
fatto la possibilità di aumenti salariali nel Ccnl basati su una valutazione
dell’andamento del settore. Tale impostazione
è stata respinta da Fim, Fiom e Uilm che hanno ribadito l’interezza delle
ragioni che stanno alla base della richiesta, coerentemente con quanto previsto
dal Protocollo ‘93. Nel corso
dell’incontro è stato inoltre evidenziato dalle segreterie di Fim, Fiom e
Uilm che nel cosiddetto ”Patto di stabilità”, concordato tra ministero del
Tesoro e Unione europea, la previsione dell’inflazione per il biennio
2001-2002 è superiore a quella programmata. Incontro del 7
marzo 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm Le parti hanno
iniziato ad approfondire il problema del recupero dell’inflazione pregressa. Nel biennio
1999-2000, l’inflazione reale è stata del 4,1% con un differenziale
dell’1,2% rispetto a quella programmata. Federmeccanica ha sostenuto che
questo dato dipende completamente dalle ragioni di scambio. Fim, Fiom, Uilm
hanno argomentato che il peggioramento delle ragioni di scambio è ampiamente
compensato dal miglioramento della posizione competitiva del nostro paese.
Miglioramento che è confermato anche dal sostanziale allineamento del tasso di
sviluppo e del tasso di inflazione a quelli degli altri paesi dell’Unione
europea. L’andamento
delle retribuzioni è stato poi analizzato da Federmeccanica presentando dati
propri e di fonte Istat secondo i quali le retribuzioni stesse sarebbero
comunque aumentate più dell’inflazione. Fim, Fiom, Uilm hanno replicato
segnalando che i dati medi nascondono sia il preoccupante problema della
crescita degli aumenti unilaterali, che tolgono spazio a quelli contrattuali
erodendo il ruolo di autorità salariale di entrambe le parti, sia la differenza
tra i lavoratori che fanno la contrattazione aziendale e quelli che non la
fanno. Da parte di Fim, Fiom, Uilm è stata perciò rifiutata la validità
contrattuale di tali dati. Incontro
dell’11 aprile 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm Si sono
registrate divergenze tra le parti sul metodo con cui condurre il negoziato. La
Federmeccanica non ha quantificato la propria proposta salariale impegnandosi a
farlo in occasione del prossimo incontro. Incontro del 19
aprile 2001: Comunicato Fim, Fiom, Uilm Nel decisivo
incontro del 19 aprile, a pochi giorni dalla scadenza della moratoria,
Federmeccanica, per il rinnovo biennale del contratto, ha formalizzato una
proposta salariale di 85.000 lire, equivalenti alla sola inflazione programmata.
Ha inoltre aggiunto che la condizione per una possibilità di innalzamento di
questa cifra è l’accettazione del meccanismo degli assorbimenti di quote di
salario aziendale, già rifiutato dal sindacato nel precedente incontro. Fim, Fiom, Uilm
giudicano la proposta quantitativamente insufficiente a costituire una base
utile per ricercare un accordo, oltre che qualitativamente inaccettabile in
quanto introduce elementi di modifica degli assetti contrattuali. Fim, Fiom, Uilm
indicono pertanto 2 ore di sciopero, come inizio di una fase di mobilitazione,
le cui modalità saranno definite nella riunione degli Esecutivi nazionali
unitari convocati per il 24 aprile. Tale riunione definirà anche un tempestivo
programma di assemblee di informazione e confronto con i lavoratori. La proposta
di Federmeccanica rivela la volontà sostanziale di non rispettare l’Accordo
di luglio e la politica dei redditi in esso concordata, il cui fondamentale
obiettivo è la tutela del potere d’acquisto dei salari. Per questi motivi
Fim, Fiom, Uilm nazionali invitano tutte le strutture ad attivarsi per
sensibilizzare e mobilitare i lavoratori contro tale pericolosa volontà
politica della controparte. 24 aprile 2001: Esecutivi
unitari - 10 ore di sciopero La proposta di
85.000 lire e degli assorbimenti formalizzata dalla Federmeccanica all’ultimo
incontro, non solo è quantitativamen-te inaccettabile come base per ricercare
un accordo, ma rivela un disegno di rimessa in discussione dei due livelli
contrattuali che affiderebbe al contratto nazionale la sola inflazione
programmata e tutto il resto a un livello aziendale insufficien-temente esteso e
largamente dipendente dalla redditività. Sparisce
completamente, oltre alla richiesta sul settore, il diritto a un recupero del
differenziale di inflazione e con ciò il fondamentale obiettivo dell’accordo
di luglio, che è la tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni. Tutto ciò
avviene in un preoccupante quadro di inflazione reale (3%), ben superiore a
quella programmata per il 2001 (1,7%), che rende ancor più necessario un
accordo di pieno recupero. A questo
riguardo, Fim Fiom Uilm giudicano insufficiente l’azione del governo per
ridurre l’inflazione, che è stata trascinata, negli ultimi mesi, da prezzi
interni in gran parte amministrati o amministrabili. Gli Esecutivi
nazionali di Fim, Fiom e Uilm, riuniti a Roma il 24 aprile 2001, confermano
pertanto le due ore di sciopero, già proclamate in conclusione dell’incontro
con Federmeccanica del 19 aprile, da realizzarsi con assemblee di discussione e
confronto con i lavoratori. Ritengono però necessaria una risposta ampia di
lotte e proclamano perciò ulteriori otto ore di sciopero per tutta la
categoria, da realizzarsi nel mese di maggio, e lo sciopero di tutti gli
straordinari. Di tali otto ore,
almeno quattro andranno realizzate nella giornata nazionale di lotta di venerdì
18 maggio, con manifestazioni provinciali. Invitano quindi tutte le strutture di
Fim, Fiom, Uilm ad attivarsi per sensibilizzare e mobilitare i lavoratori contro
la pericolosa volontà politica della controparte. 18 maggio 2001: Sciopero
nazionale Manifestazioni
nella maggior parte dei capoluoghi di provincia con presidi, cortei e comizi che
hanno coinvolto più di mezzo milione di lavoratori. 5 giugno 2001: Federmeccanica
in un incontro informale avanza la proposta di 115.000 lire comprensive di
18.000 lire quale anticipo sull’inflazione reale del 2001 e con l’esclusione
dell’andamento di settore. Si apre la
divaricazione fra le valutazioni di Fim, Fiom e Uilm. Un tentativo di ricomporre
l’unità del punto di vista anche con il contributo dei segretari di Cgil,
Cisl e Uil non dà risultati. 12 giugno 2001: Comunicato della Direzione nazionale Fiom 14 giugno 2001: incontro a
delegazione ristretta. La Fim dichiara,
di fronte alla controparte, di essere disposta ad accettare la base della
controproposta padronale che di fatto nega l’impianto della piattaforma
unitaria. 18 giugno 2001: Documento conclusivo del Comitato centrale della Fiom 21 giugno 2001: Comunicato della segreteria nazionale della Fiom 27 giugno 2001: Assemblea
nazionale delle delegate, dei delegati e dei quadri della Fiom-Cgil |