Rassegna
stampa 13 ottobre 2005 Da
«Liberazione» Roma,
dalla quinta conferenza sulla contrattazione collettiva arriva la prima,
storica, rivendicazione comune dei sindacati dei metalmeccanici di tutta
Europa Di
Andrea Milluzzi «Ogni metalmeccanico europeo deve aver diritto ad un minimo di cinque giorni all'anno dedicati alla formazione»: è questa la prima, storica, rivendicazione comune per i lavoratori dell'Unione europea. E' stata decisa ieri a Roma, al termine della quinta conferenza sulla contrattazione collettiva della Fem (la federazione europea dei metalmeccanici), che ha fissato anche una scadenza: entro i prossimi 4 anni tutti i sindacati aderenti alla Fem dovranno scrivere questa rivendicazione nelle proprie piattaforme contrattuali. In un'Europa sempre più transnazionale quindi, anche i sindacati devono varcare i confini per dar vita ad un'azione contrattuale a livello europeo. E quella di ieri, per citare Peter Scherrer, segretario generale della Fem «è una pietra miliare nel lungo cammino dei sindacati europei». Sei milioni di iscritti, 65 sindacati in 30 Paesi, la potenza Fem è pronta alla sfida, quella che ha scelto come titolo della due giorni romana: «Una rivendicazione comune per un futuro comune». Con lei marciano compatte, Fim, Fiom e Uilm: «Se mi chiedi se il sindacato riuscirà veramente a costruire una piattaforma europea mi fai la domanda da 100 milioni - dice alla fine dei lavori Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom- però è necessario farlo, perché altrimenti saremo tutti più deboli. Ed è importante farlo perché i processi in atto nella globalizzazione finiranno per mettere lavoratori contro lavoratori e noi diventeremmo sindacati di mercato». Il processo di unità parte in un momento chiave per l'Europa, la nuova Europa a 25: dalla Costituzione schiacciata sul mercato (e per questa respinta dai referendum francese e olandese) alla direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi, la stretta sui diritti dei lavoratori si fa sempre più pressante: «Sappiamo che la conferenza cade in un momento in cui le circostanze intorno sono difficili e che non è facile raggiungere l'obiettivo che ci siamo prefissati, ma dobbiamo farlo - spiega il vice presidente della Fem, Bart Samyn - Se la situazione prende una brutta strada noi non possiamo limitarci a difendere quello che abbiamo, ma dobbiamo lavorare a nostre iniziative. Dobbiamo fare un passo avanti». E' soddisfatto del risultato raggiunto, Samyn, e spiega perché: «La prima rivendicazione comune ha importanza di per sé, in quanto storica. Poi c'è un secondo livello che è quello della visibilità: stiamo facendo vedere ai lavoratori europei che lavoriamo per loro e non per mettere un operaio francese contro un operaio italiano, tanto per fare un esempio. E vorrei aggiungere - conclude Samyn - che se il sindacato parlasse con una sola voce in Europa, sarebbe un vantaggio non solo per noi e per i lavoratori, ma anche per le imprese». Alla fine della conferenza sono quindi due i punti da cui i sindacati europei dei metalmeccanici partono per costruire barricate comuni contro lo strapotere della globalizzazione e del liberismo: lotta alla precarietà e diritto alla formazione. La «pietra miliare» è stata posta, adesso si tratta di vincere una scommessa enorme, ma irrinunciabile. Da
«il manifesto» I cinque giorni voluti dalla Fem Il
diritto individuale a un minimo di cinque giorni all'anno dedicati alla
formazione per tutti i metalmeccanici europei: è questa la
rivendicazione comune che entro i prossimi quattro anni dovrà essere
inserita da tutti i sindacati aderenti alla Fem nelle proprie
piattaforme contrattuali. Lo ha deciso la quinta Conferenza sulla
contrattazione collettiva della Federazione europea metalmeccanici. «Una
rivendicazione comune per un futuro comune», lo slogan che campeggiava
nella sala della Conferenza di Roma. «Con questa prima rivendicazione
comune, poniamo una pietra miliare lungo il cammino dei sindacati
europei - ha detto Peter Scherrer, segretario generale Fem - E' la prima
volta che un'organizzazione di categoria mette a punto a livello europeo
una vera e propria rivendicazione contrattuale. «Nel nuovo contesto
globale - ha aggiunto il vicesegretario della Fem, Bart Samyn - le
imprese multinazionali giocano sui diversi tavoli nazionali la carta del
dumping sociale, per far arretrare i sindacati e a peggiorare le
condizioni del lavoro industriale». |