7° Conferenza nazionale sull’Immigrazione dell’IG Metall

22-24 marzo 2007, Sprockhövel

 

“Europa – meglio con noi”

Documento di lavoro dell’IG Metall sulle politiche sull’immigrazione

 

Posizioni e richieste in materia di politiche sull’immigrazione

I.                    La migrazione a livello mondiale

II.                 L’Europa

III.               La Germania è un Paese di immigrazione

-         in Germania vivono 15,7 milioni di persone di origini migranti

-         vivere la pluralità significa “poter essere uguali e diversi”

-         pluralità non significa discrezionalità. Come ci si confronta con il pluralità?

IV.              Integrazione significa partecipazione paritetica

1.      integrazione nel mondo del lavoro, nel mercato del lavoro, nel sistema di sicurezza sociale (integrazione materiale)

2.      integrazione nelle forme democratiche dei processi decisionali a livello politico (integrazione politica)

3.      integrazione nelle reti informali di relazione, auto-organizzazione dei migranti a livello territoriale (integrazione sociale)

V.                 Il diritto di asilo non è un atto compassionevole

 

Impegni principali per il lavoro in materia di politiche sull’immigrazione (2007-2008)

I.                    Europeizzazione dell’IG Metall

II.                 Attuazione del piano nazionale per l’integrazione

- Formazione

- Qualificazione/formazione continua/Inquadramento e ammortizzatori sociali

III.               Attuazione della legge per la parità di trattamento (AGG)

IV.              Lavoro sull’immigrazione all’interno dell’organizzazione

-         formazione

-         progetti e azioni

 

Posizioni e rivendicazioni in materia di politiche sull’immigrazione

I.                    La migrazione a livello mondiale

Un fenomeno che accompagna la globalizzazione e la conseguente impostazione neoliberista dell’economia, è l’accelerazione del fenomeno migratorio a livello mondiale. Per quanto riguarda la migrazione, la globalizzazione significa che gli spazi di vita delle persone non rispettano i confini, né a livello concreto, né mediatico. Il desiderio ed il bisogno dell’essere umano di mettere radici e di avere una casa, anche a fronte di questo fenomeno resta immutato.

La Commissione Globale per la Migrazione Internazionale (CGIM) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per l’anno 2006 mettono in evidenza i seguenti dati:  

  • circa 200 milioni di persone (2,5% della popolazione mondiale, o un numero pari a quello degli abitanti a quelli del Brasile) hanno lasciato il proprio luogo di origine (nel 1970 erano 70 milioni di persone)
  • la componente di migranti per motivi di lavoro è stimata in 158 milioni di persone, nell’anno 2000 la percentuale di donne è stata pari a circa il 50%
  • una componente pari a 7,5 milioni di persone, ovvero circa il 5%, migra verso l’Europa

La migrazione nel mondo attuale non è unidimensionale:

  • Si tratta sia del movimento di persone in cerca di occupazione, forza lavoro a basso a costo, poveri, profughi, che nei Paesi occidentali ad elevata industrializzazione cercano migliori condizioni di vita e di lavoro o protezione,
  • che di persone altamente qualificate come imprenditori, studiosi, manager, ingegneri, diplomati e impiegati che (devono) spostarsi nel mondo.

In questo sta la contraddizione dei Paesi industrializzati ad elevato tasso di sviluppo, la cui politica sull’immigrazione di volta in volta vuole incoraggiare o impedire la migrazione. Le persone vengono sempre di più “classificate” in base a criteri di possibilità di uso e quindi inserite o escluse.

II.     Europa

Mentre alla fine degli anni ’90 nella politica dell’UE sull’immigrazione, la questione della sicurezza era uno dei temi oltre a quello del mercato del lavoro ed a quello demografico, dall’11 settembre 2001 in avanti, la discussione in materia di politica sull’immigrazione è incentrata primariamente dalla questione della sicurezza interna. Temi come il contrasto del terrorismo, le misure per il contrasto dell’immigrazione clandestina, la tratta delle persone, la prevenzione nei Paesi di origine, il controllo dei confini e le verifiche sull’integrazione degli stranieri vengono collegati tra loro in modo sistematico.

Nonostante queste misure, l’UE è lontana da un effettivo controllo dei movimenti migratori. Solo nel ottobre 2005, dopo gli eventi in Nordafrica (uccisione di 14 persone, respingimento di 400 persone a Ceuta e Melilla e trattenimento in campi militari di altre centinaia di persone da parte delle autorità marocchine) si è avviato un maggiore intreccio tra la politica giudiziaria e interna e quella estera e di sviluppo, con l’annuncio di un approccio trasversale verso questi argomenti. Di fatto però, fino ad oggi la politica è più orientata verso una chiusura restrittiva della “fortezza del benessere” in Europa. Ciò significa che non si discute in direzione di un’impostazione a lungo termine della politica sull’immigrazione, nella quale affrontane anche la ragioni, come la povertà.

Ad oggi è stata data scarsa importanza agli strumenti per promuovere un’integrazione nel mercato del lavoro e per una parificazione giuridica dei e delle migranti nell’UE.

Fanno eccezione le quattro direttive dell’UE contro la discriminazione, un manuale per l’integrazione e gli undici principi per l’integrazione a livello europeo, che sono stati approvati dalla Commissione con una rapidità sorprendente.

 

Richieste

  • Una strategia che parta dalle ragioni che inducono alla partenza e una politica comune a lungo termine in materia di immigrazione e asilo, che affronti anche i temi del mercato del lavoro e dell’integrazione.
  • Una legge europea sull’immigrazione e un diritto di cittadinanza europeo per tutti e una parificazione giuridica di persone residenti nell’UE e provenienti da Paesi terzi.
  • Lo sviluppo di uno standard comune di accoglienza dei profughi nei Paesi europei e della direttiva sulla qualificazione per l’integrazione nel mercato del lavoro.
  • Uno scambio sulle politiche degli stati nazionali sulla base del metodo aperto di coordinamento (OMC – open method of coordination) su un più elevato livello qualitativo e maggiore controllo sull’attuazione delle linee guida contro le discriminazioni e dei principi di integrazione.

III.               La Germania è un Paese di immigrazione

In base ai dati statistici attuali dell’Ente nazionale per la Migrazione e i Rifugiati (2005) in Germania vivono:

-         circa 6,7 milioni di cittadini di altri Paesi, ovvero l’8,1% della popolazione totale

-         circa 4 milioni di persone con origine tedesca provenienti dall’Europa orientale e ritornate in Germania (n.d.T. fenomeno riconducibile alle guerre mondiali)

-         circa 1,5 di bambine e bambini nati da matrimoni binazionali

-         circa 1 milione di persone che dopo la riforma della cittadinanza hanno assunto la cittadinanza tedesca

-         una quota composta da 30.000 profughi, che attualmente è in forte diminuzione (50.500 nel 2003 e 438.191 nel 1992)

 

Quindi in Germania vivono attualmente 15,7 milioni di persone riconducibili al fenomeno migratorio.

La Germania è un Paese di immigrazione e questo richiede una politica per l’immigrazione orientata all’integrazione. Per questo la questione della pluralità (pluralismo) è centrale. Il punto quindi non è né la chiusura e l’isolamento, né l’assimilazione, ma la necessità di impostare la comunità di una “società composta da maggioranze e minoranze”.

Questo significa prendere spunto dalla situazione attuale per:

  • impostare in modo adeguato i processi futuri e
  • sviluppare nuovi orientamenti per una “società composta da maggioranze e minoranze”. Questo richiede impostazioni e richieste specifiche in diversi settori.

 

Vivere la pluralità significa “poter essere uguali e diversi”

Questa pluralità ha effetti sulla vita di ogni giorno nelle città, nei luoghi di lavoro, nelle amministrazioni, nelle scuole, negli asili. Si tratta quindi di una questione che investe le pratiche quotidiane, che va affrontata e impostata. La pluralità o multiculturalità non è automaticamente collegata all’origine etnica. Questa sarebbe una semplificazione riduttiva.

Pluralità significa che non ci sono mondi unici e chiusi. A seconda dell’ambiente nel quale si muovono le persone, ci sono diverse appartenenze a diversi gruppi e identità che cambiano continuamente. Caratteristiche di queste appartenenze comuni possono essere l’origine sociale e culturale, il genere, l’età e molti altri fattori.

Questo significa che l’appartenenza a specifici gruppi può continuamente modificarsi. In questo possono essere insiti rischi come l’aumento di una progressiva individualizzazione, ma anche opportunità come nuove forme di solidarietà e di integrazione. Uno schema che vede nella pluralità qualcosa che vale la pena di vivere e di impostare, deve essere il cardine del ragionamento per orientare la discussione politica e sociale.

- Maggiori sono le differenze, più diventa urgente creare una parificazione formale e più cresce il bisogno di azioni impostate sulla comunicazione e sul consenso nell’affrontare rischi e crisi.

- Maggiore è la parificazione formale, più crescono le possibilità di dispiegare le differenze.

 

Pluralità non significa discrezionalità! Come affrontiamo questa pluralità?

Dal punto di vista dell’IG Metall, la società tedesca non è omogenea, ma eterogenea. In questa osservazione possono aprirsi nuovi spazi per relazioni sociali, reti, richieste ed azioni sociali. Per impostare la convivenza di questa pluralità è necessaria una cornice etica. In base a questo ragionamento, secondo la nostra politica sono da mettere al centro i valori civili, quali:

- il rispetto dei diritti umani

- i valori dello stato costituzionale democratico

- la Costituzione e le libertà individuali, come quella di religione o di opinione.

Su questa base vanno rispettate le specificità e promosso un senso comune basato sui diritti civili.

 

Richieste

  • L’approvazione e l’attuazione concreta di un piano nazionale di azione con l’obiettivo di inserire migranti negli enti pubblici, nei media, nei centri informativi a livello nazionale, regionale e comunale, sulla una base di una proporzionalità rispetto alla popolazione totale.
  • Una campagna di informazione dei responsabili nazionali per l’immigrazione ed i rifugiati, sui diritti e doveri dei migranti come cittadine cittadini con pari diritti (eventualmente nelle lingue maggiormente diffuse).
  • L’attuazione di offerte di integrazione, che crei un meccanismo di identificazione degli interessati con i valori democratici e costituzionali, senza che debbano abbandonare i propri valori.
  • Un piano di sviluppo urbanistico che impedisca la creazione di ghetti ed attento alla necessità di tenere conto degli aspetti sociali e comunicativi nei quartieri.
  • L’elaborazione di dati statistici sull’immigrazione come base per le misure di politica dell’integrazione.

IV.              Integrazione significa partecipazione paritetica

Per l’IG Metall integrazione significa una partecipazione diffusa alla vita politica, sociale e lavorativa. L’IG Metall è convinta del fatto che i problemi di integrazione diventano percepibili solo quando mancano livelli soddisfacenti di partecipazione paritetica delle persone migranti nei settori centrali della vita.

Senza parità di trattamento, promozione delle opportunità e certezza dei diritti, l’integrazione non può riuscire. Per questo è necessario creare un numero sufficiente di posti di lavoro e per la formazione professionale. La richiesta di una diversa politica delle risorse che generi finanziamenti per la creazione di posti per la formazione professionale (n.d.T.: per formazione professionale si intende l’apprendistato professionalizzante, che in Germania ha caratteristiche molto diverse dall’istituto italiano, che prevede lavoro pratico in azienda, ma anche un numero molto più elevato di ore formazione presso apposite strutture. Tale istituto è strettamente collegato al sistema scolastico, come naturale sbocco per tutti coloro che conseguono diplomi “intermedi” a conclusione di una frequenza scolastica complessiva di 9 o 10 anni, anziché 13 previsti per il diploma di maturità che si ottiene dopo il liceo) e per l’attivazione di un sistema pubblico per l’occupazione costituisce la base materiale per la riuscita di questo progetto. I settori elencati di seguito sono punti chiave in questo senso:

 

1.                  Integrazione nel mondo del lavoro, nel mercato del lavoro, nel sistema di sicurezza sociale (integrazione materiale)

Schema formativo specificamente orientato sull’immigrazione

Sempre più giovani migranti raggiungono diplomi scolastici più qualificati e con medie migliori. Tuttavia:

- La quota di presenze nelle scuole differenziali è sproporzionatamente elevata, mentre è molto bassa nei licei e negli altri tipi di scuola con possibilità di proseguire gli studi.

- Quasi il 20% dei giovani lasciano gli studi senza un diploma e quasi la metà con la licenza media (n.d.T. Hauptschule, corso scolastico di soli 5 anni dopo i quattro anni di elementari).

Dal punto di vista dell’IG Metall tutte le istituzioni ed in particolare gli enti preposti alla formazione in Germania devono essere messi in condizione di rimuovere la disparità sociale attraverso schemi formativi moderni e che tengano conto della specificità dei migranti.

 

Richieste

  • Finanziamento gratuito di asili nido in cui sia centrale la formazione linguistica, tenendo conto anche delle conoscenze della madrelingua delle bambine e dei bambini.
  • Abolizione del sistema scolastico “a tre vie” e creazione di scuole a tempo pieno, con un lavoro interculturale e sociale in tutte le scuole, con la partecipazione di migranti con qualificati per la mediazione culturale.
  • La qualificazione del personale docente per poter affrontare con cognizione di causa le differenze culturali.
  • Lo svolgimento di interventi di prevenzione dell’abbandono scolastico (p.es. con l’introduzione diffusa di classi per la formazione pratica e la cooperazione e la promozione di un sistema di avviso tempestivo) e misure per il reintegro di giovani che rifiutano la scuola.

Una buona formazione professionale è la chiave per l’accesso al mercato del lavoro (n.d.T. vedi nota precedente sull’apprendistato)

È giusto che le possibilità di accesso ai posti per la formazione professionale crescano in corrispondenza di una maggiore qualificazione scolastica. Ma ricondurre una minore presenza nei posti per la formazione professionale solo ad una minore qualificazione scolastica, è riduttivo. Molti studi ed i dati oggettivi provano la presenza di penalizzazioni strutturali nell’accesso ai posti per la formazione professionale per giovani con origini migranti. Vengono penalizzati anche nei percorsi di selezione del personale. Una formazione professionale è tuttavia la base per l’integrazione professionale e perché i giovani abbiano le prospettive necessarie per costruirsi una vita.

Tenendo conto del fatto che dal 1992 i posti per la formazione professionale si sono ridotti circa dell’8% e del fatto che è aumentata la disoccupazione giovanile, si determina un peggioramento di fatto per quanto riguarda le possibilità di trovare un posto per la formazione professionale per i e le giovani con origini migranti. Sta di fatto che:

- La partecipazione alla formazione di giovani con origini migranti a partire dalla metà degli anni ’90 è in costante diminuzione. Dal 44% (1994) al 28% (2005).

- La presenza di giovani che non hanno nazionalità tedesca, nel giro di 10 anni si è quasi dimezzata dall’8% (1994) al 4,4% (2005).

- Il 36,5% non ha un diploma che attesta la conclusione di un corso di studi (a fronte del 11,3% per i tedeschi).

In questo modo hanno meno possibilità nel mercato del lavoro. La disoccupazione per loro è predeterminata. Spesso non resta altra scelta, come per molti dei loro genitori, che svolgere un lavoro dequalificato, sempre che gli sia possibile trovare posti di lavoro di questo genere.

 

Richieste

Una sistematica attuazione di offerte di consulenza ed orientamento da parte del Ministero del Lavoro finalizzato all’orientamento al lavoro per studenti, docenti e genitori.

La considerazione delle competenze culturali e processi di selezione e test impostati tenendo conto dei destinatari, con l’obiettivo di elevare la presenza di giovani di origine migrante nella formazione professionale sul posto di lavoro.

Un sostegno specifico per giovani adulte e adulti senza una qualifica professionale per il recupero di diplomi scolastici e professionali.

Un’iniziativa mirata per elevare la partecipazione di giovani di origine migrante nei percorsi formativi finalizzati al pubblico impiego.

Una migliore qualificazione offre maggiori possibilità per un posto di lavoro sicuro!

La massiccia riduzione dei posti di lavoro nell’ambito del processo di cambiamento strutturale della produzione e soprattutto la disoccupazione di lunga durata come fenomeno di massa, colpiscono i e le migranti in modo particolare. L’occupazione stabile in Germania si riduce a livello generale. Ma le lavoratrici ed i lavoratori migranti ne sono colpiti in modo sproporzionatamente elevato.

- Il tasso di disoccupazione tra i e le migranti è doppio rispetto ad altre categorie di lavoratrici e lavoratori.

Per questo molti e molte migranti devono accettare lavori dequalificati, a tempo e vengono progressivamente confinati in situazioni di precariato. Spesso è l’unico modo di ottenere un’attività retribuita. Oltre alle conseguenze generali della precarietà, come le conseguenze sulla salute, l’incertezza rispetto al proprio futuro, per loro il rischio di povertà è chiaramente maggiore rispetto alle persone di origine tedesca.

 

Richieste

  • L’abolizione dell’”esame di ingresso” nel mercato del lavoro perché le persone di origine migrante possano lavorare nel luogo in cui hanno trovato lavoro.
  • L’esclusione di conseguenze negative rispetto al permesso di soggiorno per persone in regime di assistenza sociale (Hartz IV).
  • Un accesso partitario ed illimitato alla formazione professionale, indipendentemente dalla situazione del permesso di soggiorno.
  • Una politica di selezione del personale basata sui principi della “diversità” e di una “politica di parificazione interculturale” con la partecipazione dei consigli d’azienda e del sindacato.
  • Un’impostazione più efficace delle misure di qualificazione e dell’offerta di occupazione dell’agenzia nazionale per il lavoro orientata su persone con storie di immigrazione.
  • Il riconoscimento competenze, capacità e titoli di studio conseguiti all’estero.

 

2. Integrazione nelle forme democratiche di decisione politica (integrazione politica)

La maggior parte delle persone migranti abitano in Germania da molto tempo o ci sono nate. Nel 2001 circa il 34% del totale avevano una media di residenza di 20 anni, tra cui il 15% di 30 anni Questo significa che la Germania è centrale nella loro vita. Fino ad oggi cittadini dei Paesi non appartenenti all’UE vengono esclusi dalla partecipazione politica ai processi decisionali. Nemmeno a livello comunale esiste per loro la possibilità di partecipare attivamente alle decisioni locali che li riguardano direttamente.

 

Richieste

  • L’estensione del diritto di voto a tutte le cittadine ed a tutti i cittadini che vivono stabilmente in Germania nelle elezioni comunali, regionali e nazionali.
  • Ammissione generale della doppia cittadinanza e facilitazione dell’integrazione (è stato proposto un emendamento che specifica che l’accesso alla cittadinanza deve essere possibile dopo 3 anni).
  •  

 

3. Integrazione nelle reti informali di relazione, auto-organizzazione dei e delle migranti nei luoghi di residenza (integrazione sociale)

Molti migranti si sentono a casa in Germania, le loro prospettive di vita sono orientate a proseguire la loro vita in questo paese su una base di benessere e di sicurezza. Molti di loro comprano e costruiscono case o appartamenti, gestiscono attività e creano così posti di lavoro. Queste tendenze positive tuttavia non devono ingannare sul fatto che la situazione di molte e molti migranti per quanto riguarda il lavoro la formazione, l’abitare e la gestione del tempo libero è a tutt’oggi in una condizione di forte emarginazione. Vengono discriminati attraverso meccanismi restrittivi nelle procedure per i permessi di soggiorno, lavoro e di accesso alla cittadinanza.

Ma anche l’aumento di tendenze di estrema destra e razziste e di violenze ed aggressioni così caratterizzate, così come la diffusione di posizioni di destra nel ceto medio e nella popolazione in generale, ostacolano una necessaria integrazione. Una conseguenza dell’esclusione sociale, della repressione e dell’estremismo di destra, è l’isolamento ed il ritrarsi involontario di molti gruppi di migranti nel proprio mondo culturale di riferimento. Lì le persone sperano di trovare protezione, sicurezza e riconoscimento.

 

Quindi: l’integrazione sociale non sopporta la discriminazione e l’esclusione.

Richieste

  • Arrestare meccanismi e provvedimenti dello Stato che ostacolano l’integrazione come p.es. il test sulle ideologie, il test per l’accesso al mondo del lavoro.
  • La non-esclusione di minoranze religiose o ideologiche i cui orientamenti non configgono con la costituzione.
  • La lotta coerente contro i fattori che determinano gli orientamenti di estrema destra ed il rafforzamento delle potenzialità di integrazione della società. Di questo fanno parte il finanziamento di programmi contro la violenza di destra, il confronto con i partiti che a quell’area fanno riferimento, così come il divieto di organizzazioni neonaziste. Va avviata la costruzione di un ampio patto sociale e di una società civile determinata.

VI.              Il diritto di asilo non è un atto compassionevole

Nell’approvazione della nuova legge sull’immigrazione nel 2004, sono stati raggiunti miglioramenti per quanto riguarda il diritto di soggiorno per motivi umanitari. In base a questa legge, sia le persecuzioni per motivi di genere che quelle non causate dagli Stati, vengono riconosciute come motivi per la fuga. Queste nuove basi giuridiche tuttavia non hanno risolto i problemi.

 

Richieste

  • Un’applicazione illimitata della Convenzione di Ginevra sui Profughi.
  • Il ripristino del preesistente articolo specifico della costituzione (§16a).
  • La rimozione del divieto di lavoro per i 200.000 richiedenti asilo (n.d.T. traduzione letterale “tollerati”).
  • Un diritto certo di permanenza per tutti i migranti che risiedono in Germania da oltre 3 anni.
  • La regolarizzazione delle persone senza documenti – nessuno è clandestino (n.d.T. traduzione letterale “illegale”).
  • L’abolizione della detenzione finalizzata all’espulsione, delle procedure negli aeroporti e del meccanismo basato sul susseguirsi di espulsioni per poter rientrare.

Così come la Germania è un Paese di immigrazione, la migrazione è un processo aperto. Per la IG Metall è necessario che questo processo sia impostato su una base aperta al mondo e democratica e rivendicare la partecipazione attiva dei e delle migranti in tutti i settori della vita, così come lo sviluppo di strategie per una pratica concreta in questo senso. Questo richiede sia un’equa distribuzione delle possibilità di vita, che la garanzia dell’esistenza e del benessere per tutte e tutti.

 

Impegni principali per il lavoro in materia di politiche sull’immigrazione (2007-2008)

Gli impegni principali in materia di immigrazione scaturiscono principalmente dalle decisioni dell’IG Metall nella pratica quotidiana a livello politico, sindacale e nei luoghi di lavoro. In molte delle articolazioni locali dell’IG Metall (strutture territoriali e provinciali, centri formativi, distretti, organismi dirigenti) il tema dell’immigrazione viene affrontato come argomento trasversale. Inoltre vengono proseguite e rafforzate le alleanze e la cooperazione con i partners dell’IG Metall (organizzazioni per il diritto di asilo, organizzazioni dei e delle migranti, ministeri, ecc.).

I compagni e le compagne di origine migrante sono parte costituente ed irrinunciabile del lavoro sindacale come iscritti e iscritte, fiduciari, delegati e delegate sindacali, rappresentanti dell’organizzazione giovanile nei luoghi di lavoro.

  • Nell’IG Metall sono presenti circa il 10% di iscritte ed iscritti migranti provenienti da 140 Paesi, la presenza di donne migranti tra le iscritte è pari al 17,4%.
  • Più di 10.000 funzionari sono attivi come fiduciari e nei consigli d’azienda, tra cui ca. 6.700 fiduciari, che sono il 13% del totale (di cui circa il 12% sono donne migranti), ca. 3.300 delegate/i che sono il 4,5% (di cui il 16,2% sono donne migranti).
  • Tra i rappresentanti dei giovani e degli apprendisti (n.d.T. vedi note precedenti) sono attivi ca. 400 funzionari/e di origine migrante, pari al 5% del totale (di cui il 10% sono donne migranti).

Per poter mettere in pratica concretamente i seguenti punti, serve un’azione trasversale ed un intreccio con i settori centrali di impegno dell’IG Metall. Questo richiede la collaborazione con i relativi settori funzionali, le strutture territoriali ed i centri di formazione.

I.                    Europeizzazione dell’IG Metall

Gli iscritti e le iscritte migranti possono dare un contributo attivo al rafforzamento del profilo europeo dell’IG Metall. Possono svolgere una funzione importante nella costruzione di ponti e come “ambasciatori” in conferenze, seminari, nel lavoro dei CAE, così come in tutti i campi di azione del lavoro quotidiano.  

  • Va costruita una mappatura sistematica delle possibilità di impegno e di scambio tra i compagni e le compagne.

Inoltre, il tema dell’immigrazione sta entrando di nuovo con forza all’ordine del giorno dell’UE, e questo significa:

  • Mettere il lavoro nei Coordinamenti Migranti al centro della discussione per renderlo più incisivo dal punto di vista politico.
  • Scambio con altri sindacati della FEM e della CES, partecipazione ai forum europei e collegamento con i movimenti sociali.
  • Collaborazione a livello europeo e radicamento nel pro-memoria sulla politica europea dell’IG Metall nei Coordinamenti Migranti locali e regionali.

II.                 Attuazione del piano nazionale per l’integrazione

Formazione

La richiesta di un numero di posti per la formazione professionale sufficientemente qualificati ed una revisione dei relativi meccanismi di finanziamento deve riavere una centralità.

  • L’attivazione di collegamenti mirati con i consigli d’azienda nelle grandi imprese per affrontare il problema della discriminazione di giovani di origine migrante all’atto dell’assunzione.
  • La sperimentazione di programmi di qualificazione sul tema “apprendimento interculturale nella formazione professionale” per gli apprendisti (n.d.T. vedi note precedenti).

 

Qualificazione/formazione continua/Inquadramento e ammortizzatori sociali

Il presupposto per un’integrazione efficace è la partecipazione alla vita lavorativa. La qualificazione settoriale e linguistica sono e restano decisivi per un futuro sicuro. Questo vale in particolar modo per i e le migranti.

  • Attuazione di accordi per la qualificazione contrattati a livello aziendale in collegamento con lo sviluppo di consulenze mirate e dei corrispondenti interventi formativi nei confronti dei e delle migranti.
  • Garanzia tramite accordi per la parità di trattamento ed interventi formativi da stipulare a livello aziendale in aziende pilota.
  • Radicamento del tema di una “politica di parità interculturale” nei Coordinamenti Migranti, così come nell’intera organizzazione.

III.               Attuazione della legge per la parità di trattamento (AGG)

La Germania è il fanalino di coda nell’attuazione delle direttive europee contro le discriminazioni. Ma dal 18 agosto 2006 la legge è in vigore (con ulteriori modifiche del 12.12.2006). Servono sostegni pratici per l’attuazione, perché trovino applicazione in base al nostro orientamento:

  • Costituzione di sostegni operativi per consigli d’azienda e fiduciari (anche utilizzando gli strumenti già esistenti).
  • Costituzione uno schema formativo di base per delegati/e sindacali e sua applicazione nell’ambito di appositi corsi di formazione.
  • Raccolta di esempi di casi concreti e loro valutazione, pubblicizzazione sia all’interno dell’IG Metall che verso l’esterno.
  • La pratica di uno scambio di esperienze organizzato e con cadenza regolare.

IV.              Lavoro sull’immigrazione all’interno dell’organizzazione

La presenza di migranti nelle rappresentanze aziendali, ma anche negli organismi dirigenti dell’IG Metall (direzioni locali, delegazioni trattanti, ecc.) in proporzione al numero di iscritti va aumentata in base alle decisioni assunte nel programma di lavoro del 9 aprile 2003.

·        Va garantita una maggiore coerenza nella realizzazione di questo impegno, così come la trasparenza e la verifica sugli interventi svolti e sulle situazioni di criticità.

 

Formazione

Gli iscritti e le iscritte di origine migrante possono partecipare a tutte le iniziative di formazione dell’IG Metall e lo fanno nella pratica quotidiana. Tuttavia assume particolare rilevanza lo sviluppo degli schemi formativi e di consulenza. In questo senso è centrale non solo il gruppo di utenza dei e delle migranti, ma anche quello di coloro che non hanno origini migranti.

·        Va aumentata la presenza di formatori e formatrici di origine migrante e costruiti specifici incontri per scambi mirati tra di loro.

·        I programmi formativi centrali e regionali devono tenere conto in modo crescente degli aspetti rilevanti rispetto al tema dell’immigrazione (modifiche della società, delle istituzioni), sia nell’impostazione concettuale, che nel lavoro concreto all’interno dei seminari.

·        Il tema della didattica e della metodologia interculturale nel lavoro di formazione sindacale va sviluppato in modo sistematico.

·        Negli interventi di qualificazione per formatrici, formatori, operatrici ed operatori va messo all’ordine del giorno l’argomento della competenza interculturale.

·        Vanno sviluppati gli schemi per un lavoro formativo antirazzista.

 

Progetti e azioni

I progetti e programmi di ricerca con rilevanza in materia di politiche sull’immigrazione (sullo schema del progetto XENOS) vanno ulteriormente sostenuti e sviluppati.

  • Avvio di un progetto sul tema “migranti in condizioni di lavoro precarie ed effetti sulla condizione materiale, sanitaria e di soggiorno delle persone”.
  • Attivazione di progetti per il proselitismo tra lavoratrici e lavoratori di lingua russa e provenienti dai Paesi neocomunitari.
  • Proselitismo mirato tra giovani di origine migrante.
  • Scambi sul tema delle nuove strategie dei diritti (partiti e movimenti) nell’organizzazione ed interventi come iniziative pubbliche, p.es. “un consiglio contro la destra”, iniziative culturali e azioni contro la destra, sia a livello centrale, che territoriale e regionale.
  • Maggiore utilizzo dello strumento dato dai mezzi di comunicazione in lingua madre, p.es. stazione radio Metropol FM (Berlino), in modo che l’IG Metall si faccia conoscere anche da persone esterne al mondo del lavoro.

Oltre al dibattito politico-ideologico, l’IG Metall prosegue il suo impegno – anche come organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori e per i diritti delle persone – per la parità di trattamento, le pari opportunità e la certezza dei diritti. Un pilastro del lavoro sindacale è un’idea di società nella quale ogni persona possa esprimersi liberamente.

 

(traduzione a cura di Sveva Haertter)