7° Conferenza nazionale sull’Immigrazione dell’IG Metall 22-24 marzo 2007, Sprockhövel
“Europa – meglio con
noi” Documento di lavoro
dell’IG Metall sulle politiche sull’immigrazione Posizioni e richieste in materia di politiche sull’immigrazione I. La migrazione a livello mondiale II. L’Europa III. La Germania è un Paese di immigrazione - in Germania vivono 15,7 milioni di persone di origini migranti - vivere la pluralità significa “poter essere uguali e diversi” - pluralità non significa discrezionalità. Come ci si confronta con il pluralità? IV. Integrazione significa partecipazione paritetica 1. integrazione nel mondo del lavoro, nel mercato del lavoro, nel sistema di sicurezza sociale (integrazione materiale) 2. integrazione nelle forme democratiche dei processi decisionali a livello politico (integrazione politica) 3. integrazione nelle reti informali di relazione, auto-organizzazione dei migranti a livello territoriale (integrazione sociale) V. Il diritto di asilo non è un atto compassionevole Impegni principali per il
lavoro in materia di politiche sull’immigrazione (2007-2008) I. Europeizzazione dell’IG Metall II. Attuazione del piano nazionale per l’integrazione - Formazione - Qualificazione/formazione continua/Inquadramento e ammortizzatori sociali III. Attuazione della legge per la parità di trattamento (AGG) IV. Lavoro sull’immigrazione all’interno dell’organizzazione - formazione - progetti e azioni
Posizioni e rivendicazioni in materia di politiche sull’immigrazione I. La migrazione a livello mondiale Un fenomeno che accompagna la globalizzazione e la conseguente impostazione neoliberista dell’economia, è l’accelerazione del fenomeno migratorio a livello mondiale. Per quanto riguarda la migrazione, la globalizzazione significa che gli spazi di vita delle persone non rispettano i confini, né a livello concreto, né mediatico. Il desiderio ed il bisogno dell’essere umano di mettere radici e di avere una casa, anche a fronte di questo fenomeno resta immutato.
La migrazione nel mondo attuale non è unidimensionale:
In
questo sta la contraddizione dei Paesi industrializzati ad elevato tasso
di sviluppo, la cui politica sull’immigrazione di volta in volta vuole
incoraggiare o impedire II. Europa Mentre
alla fine degli anni ’90 nella politica dell’UE sull’immigrazione,
la questione della sicurezza era uno dei temi oltre a quello del mercato
del lavoro ed a quello demografico, dall’11 settembre Nonostante queste misure, l’UE è lontana da un effettivo controllo dei movimenti migratori. Solo nel ottobre 2005, dopo gli eventi in Nordafrica (uccisione di 14 persone, respingimento di 400 persone a Ceuta e Melilla e trattenimento in campi militari di altre centinaia di persone da parte delle autorità marocchine) si è avviato un maggiore intreccio tra la politica giudiziaria e interna e quella estera e di sviluppo, con l’annuncio di un approccio trasversale verso questi argomenti. Di fatto però, fino ad oggi la politica è più orientata verso una chiusura restrittiva della “fortezza del benessere” in Europa. Ciò significa che non si discute in direzione di un’impostazione a lungo termine della politica sull’immigrazione, nella quale affrontane anche la ragioni, come la povertà. Ad oggi è stata data scarsa importanza agli strumenti per promuovere un’integrazione nel mercato del lavoro e per una parificazione giuridica dei e delle migranti nell’UE. Fanno eccezione le quattro direttive dell’UE contro la discriminazione, un manuale per l’integrazione e gli undici principi per l’integrazione a livello europeo, che sono stati approvati dalla Commissione con una rapidità sorprendente. Richieste
III. La Germania è un Paese di immigrazione In base ai dati statistici attuali dell’Ente nazionale per la Migrazione e i Rifugiati (2005) in Germania vivono: - circa 6,7 milioni di cittadini di altri Paesi, ovvero l’8,1% della popolazione totale - circa 4 milioni di persone con origine tedesca provenienti dall’Europa orientale e ritornate in Germania (n.d.T. fenomeno riconducibile alle guerre mondiali) - circa 1,5 di bambine e bambini nati da matrimoni binazionali - circa 1 milione di persone che dopo la riforma della cittadinanza hanno assunto la cittadinanza tedesca - una quota composta da 30.000 profughi, che attualmente è in forte diminuzione (50.500 nel 2003 e 438.191 nel 1992) Quindi in Germania vivono attualmente 15,7 milioni di persone
riconducibili al fenomeno migratorio. La Germania è un Paese di immigrazione e questo richiede una politica per l’immigrazione orientata all’integrazione. Per questo la questione della pluralità (pluralismo) è centrale. Il punto quindi non è né la chiusura e l’isolamento, né l’assimilazione, ma la necessità di impostare la comunità di una “società composta da maggioranze e minoranze”. Questo significa prendere spunto dalla situazione attuale per:
Vivere la pluralità significa “poter essere uguali e diversi” Questa pluralità ha effetti sulla vita di ogni giorno nelle città, nei luoghi di lavoro, nelle amministrazioni, nelle scuole, negli asili. Si tratta quindi di una questione che investe le pratiche quotidiane, che va affrontata e impostata. La pluralità o multiculturalità non è automaticamente collegata all’origine etnica. Questa sarebbe una semplificazione riduttiva. Pluralità significa che non ci sono mondi unici e chiusi. A seconda dell’ambiente nel quale si muovono le persone, ci sono diverse appartenenze a diversi gruppi e identità che cambiano continuamente. Caratteristiche di queste appartenenze comuni possono essere l’origine sociale e culturale, il genere, l’età e molti altri fattori. Questo significa che l’appartenenza a specifici gruppi può continuamente modificarsi. In questo possono essere insiti rischi come l’aumento di una progressiva individualizzazione, ma anche opportunità come nuove forme di solidarietà e di integrazione. Uno schema che vede nella pluralità qualcosa che vale la pena di vivere e di impostare, deve essere il cardine del ragionamento per orientare la discussione politica e sociale. - Maggiori sono le differenze, più diventa urgente creare una parificazione formale e più cresce il bisogno di azioni impostate sulla comunicazione e sul consenso nell’affrontare rischi e crisi. - Maggiore è la parificazione formale, più crescono le possibilità di dispiegare le differenze. Pluralità non significa discrezionalità! Come affrontiamo questa
pluralità? Dal punto di vista dell’IG Metall, la società tedesca non è omogenea, ma eterogenea. In questa osservazione possono aprirsi nuovi spazi per relazioni sociali, reti, richieste ed azioni sociali. Per impostare la convivenza di questa pluralità è necessaria una cornice etica. In base a questo ragionamento, secondo la nostra politica sono da mettere al centro i valori civili, quali: - il rispetto dei diritti umani - i valori dello stato costituzionale democratico - la Costituzione e le libertà individuali, come quella di religione o di opinione. Su questa base vanno rispettate le specificità e promosso un senso comune basato sui diritti civili. Richieste
IV. Integrazione significa partecipazione paritetica Per l’IG Metall integrazione significa una partecipazione diffusa alla vita politica, sociale e lavorativa. L’IG Metall è convinta del fatto che i problemi di integrazione diventano percepibili solo quando mancano livelli soddisfacenti di partecipazione paritetica delle persone migranti nei settori centrali della vita. Senza parità di trattamento, promozione delle opportunità e certezza dei diritti, l’integrazione non può riuscire. Per questo è necessario creare un numero sufficiente di posti di lavoro e per la formazione professionale. La richiesta di una diversa politica delle risorse che generi finanziamenti per la creazione di posti per la formazione professionale (n.d.T.: per formazione professionale si intende l’apprendistato professionalizzante, che in Germania ha caratteristiche molto diverse dall’istituto italiano, che prevede lavoro pratico in azienda, ma anche un numero molto più elevato di ore formazione presso apposite strutture. Tale istituto è strettamente collegato al sistema scolastico, come naturale sbocco per tutti coloro che conseguono diplomi “intermedi” a conclusione di una frequenza scolastica complessiva di 9 o 10 anni, anziché 13 previsti per il diploma di maturità che si ottiene dopo il liceo) e per l’attivazione di un sistema pubblico per l’occupazione costituisce la base materiale per la riuscita di questo progetto. I settori elencati di seguito sono punti chiave in questo senso:
1.
Integrazione nel mondo del lavoro, nel mercato del lavoro,
nel sistema di sicurezza sociale (integrazione materiale) Schema
formativo specificamente orientato sull’immigrazione Sempre più giovani migranti raggiungono diplomi scolastici più qualificati e con medie migliori. Tuttavia: - La quota di presenze nelle scuole differenziali è sproporzionatamente elevata, mentre è molto bassa nei licei e negli altri tipi di scuola con possibilità di proseguire gli studi. - Quasi il 20% dei giovani lasciano gli studi senza un diploma e quasi la metà con la licenza media (n.d.T. Hauptschule, corso scolastico di soli 5 anni dopo i quattro anni di elementari). Dal punto di vista dell’IG Metall tutte le istituzioni ed in particolare gli enti preposti alla formazione in Germania devono essere messi in condizione di rimuovere la disparità sociale attraverso schemi formativi moderni e che tengano conto della specificità dei migranti. Richieste
Una
buona formazione professionale è la chiave per l’accesso al mercato
del lavoro (n.d.T. vedi nota precedente sull’apprendistato) È giusto che le possibilità di accesso ai posti per la formazione professionale crescano in corrispondenza di una maggiore qualificazione scolastica. Ma ricondurre una minore presenza nei posti per la formazione professionale solo ad una minore qualificazione scolastica, è riduttivo. Molti studi ed i dati oggettivi provano la presenza di penalizzazioni strutturali nell’accesso ai posti per la formazione professionale per giovani con origini migranti. Vengono penalizzati anche nei percorsi di selezione del personale. Una formazione professionale è tuttavia la base per l’integrazione professionale e perché i giovani abbiano le prospettive necessarie per costruirsi una vita. Tenendo conto del fatto che dal 1992 i posti per la formazione professionale si sono ridotti circa dell’8% e del fatto che è aumentata la disoccupazione giovanile, si determina un peggioramento di fatto per quanto riguarda le possibilità di trovare un posto per la formazione professionale per i e le giovani con origini migranti. Sta di fatto che: - La partecipazione alla formazione di giovani con origini migranti a partire dalla metà degli anni ’90 è in costante diminuzione. Dal 44% (1994) al 28% (2005). - La presenza di giovani che non hanno nazionalità tedesca, nel giro di 10 anni si è quasi dimezzata dall’8% (1994) al 4,4% (2005). - Il 36,5% non ha un diploma che attesta la conclusione di un corso di studi (a fronte del 11,3% per i tedeschi). In questo modo hanno meno possibilità nel mercato del lavoro. La disoccupazione per loro è predeterminata. Spesso non resta altra scelta, come per molti dei loro genitori, che svolgere un lavoro dequalificato, sempre che gli sia possibile trovare posti di lavoro di questo genere. Richieste Una sistematica attuazione di offerte di consulenza ed orientamento da parte del Ministero del Lavoro finalizzato all’orientamento al lavoro per studenti, docenti e genitori. La considerazione delle competenze culturali e processi di selezione e test impostati tenendo conto dei destinatari, con l’obiettivo di elevare la presenza di giovani di origine migrante nella formazione professionale sul posto di lavoro. Un sostegno specifico per giovani adulte e adulti senza una qualifica professionale per il recupero di diplomi scolastici e professionali. Un’iniziativa mirata per elevare la partecipazione di giovani di origine migrante nei percorsi formativi finalizzati al pubblico impiego. Una
migliore qualificazione offre maggiori possibilità per un posto di
lavoro sicuro! La massiccia riduzione dei posti di lavoro nell’ambito del processo di cambiamento strutturale della produzione e soprattutto la disoccupazione di lunga durata come fenomeno di massa, colpiscono i e le migranti in modo particolare. L’occupazione stabile in Germania si riduce a livello generale. Ma le lavoratrici ed i lavoratori migranti ne sono colpiti in modo sproporzionatamente elevato. - Il tasso di disoccupazione tra i e le migranti è doppio rispetto ad altre categorie di lavoratrici e lavoratori. Per questo molti e molte migranti devono accettare lavori dequalificati, a tempo e vengono progressivamente confinati in situazioni di precariato. Spesso è l’unico modo di ottenere un’attività retribuita. Oltre alle conseguenze generali della precarietà, come le conseguenze sulla salute, l’incertezza rispetto al proprio futuro, per loro il rischio di povertà è chiaramente maggiore rispetto alle persone di origine tedesca. Richieste
2.
Integrazione nelle forme democratiche di decisione politica
(integrazione politica) La maggior parte delle persone migranti abitano in Germania da molto tempo o ci sono nate. Nel 2001 circa il 34% del totale avevano una media di residenza di 20 anni, tra cui il 15% di 30 anni Questo significa che la Germania è centrale nella loro vita. Fino ad oggi cittadini dei Paesi non appartenenti all’UE vengono esclusi dalla partecipazione politica ai processi decisionali. Nemmeno a livello comunale esiste per loro la possibilità di partecipare attivamente alle decisioni locali che li riguardano direttamente. Richieste
3.
Integrazione nelle reti informali di relazione, auto-organizzazione dei
e delle migranti nei luoghi di residenza (integrazione sociale) Molti migranti si sentono a casa in Germania, le loro prospettive di vita sono orientate a proseguire la loro vita in questo paese su una base di benessere e di sicurezza. Molti di loro comprano e costruiscono case o appartamenti, gestiscono attività e creano così posti di lavoro. Queste tendenze positive tuttavia non devono ingannare sul fatto che la situazione di molte e molti migranti per quanto riguarda il lavoro la formazione, l’abitare e la gestione del tempo libero è a tutt’oggi in una condizione di forte emarginazione. Vengono discriminati attraverso meccanismi restrittivi nelle procedure per i permessi di soggiorno, lavoro e di accesso alla cittadinanza. Ma anche l’aumento di tendenze di estrema destra e razziste e di violenze ed aggressioni così caratterizzate, così come la diffusione di posizioni di destra nel ceto medio e nella popolazione in generale, ostacolano una necessaria integrazione. Una conseguenza dell’esclusione sociale, della repressione e dell’estremismo di destra, è l’isolamento ed il ritrarsi involontario di molti gruppi di migranti nel proprio mondo culturale di riferimento. Lì le persone sperano di trovare protezione, sicurezza e riconoscimento. Quindi:
l’integrazione sociale non sopporta la discriminazione e
l’esclusione. Richieste
VI. Il diritto di asilo non è un atto compassionevole Nell’approvazione
della nuova legge sull’immigrazione nel 2004, sono stati raggiunti
miglioramenti per quanto riguarda il diritto di soggiorno per motivi
umanitari. In base a questa legge, sia le persecuzioni per motivi di
genere che quelle non causate dagli Stati, vengono riconosciute come
motivi per Richieste
Così
come la Germania è un Paese di immigrazione, la migrazione è un
processo aperto. Per Impegni principali per il lavoro in materia di politiche
sull’immigrazione (2007-2008) Gli impegni principali in materia di immigrazione scaturiscono principalmente dalle decisioni dell’IG Metall nella pratica quotidiana a livello politico, sindacale e nei luoghi di lavoro. In molte delle articolazioni locali dell’IG Metall (strutture territoriali e provinciali, centri formativi, distretti, organismi dirigenti) il tema dell’immigrazione viene affrontato come argomento trasversale. Inoltre vengono proseguite e rafforzate le alleanze e la cooperazione con i partners dell’IG Metall (organizzazioni per il diritto di asilo, organizzazioni dei e delle migranti, ministeri, ecc.). I compagni e le compagne di origine migrante sono parte costituente ed irrinunciabile del lavoro sindacale come iscritti e iscritte, fiduciari, delegati e delegate sindacali, rappresentanti dell’organizzazione giovanile nei luoghi di lavoro.
Per poter mettere in pratica concretamente i seguenti punti, serve un’azione trasversale ed un intreccio con i settori centrali di impegno dell’IG Metall. Questo richiede la collaborazione con i relativi settori funzionali, le strutture territoriali ed i centri di formazione. I. Europeizzazione dell’IG Metall Gli
iscritti e le iscritte migranti possono dare un contributo attivo al
rafforzamento del profilo europeo dell’IG Metall. Possono svolgere una
funzione importante nella costruzione di ponti e come “ambasciatori”
in conferenze, seminari, nel lavoro dei CAE, così come in tutti i campi
di azione del lavoro quotidiano.
Inoltre, il tema dell’immigrazione sta entrando di nuovo con forza all’ordine del giorno dell’UE, e questo significa:
II. Attuazione del piano nazionale per l’integrazione Formazione La richiesta di un numero di posti per la formazione professionale sufficientemente qualificati ed una revisione dei relativi meccanismi di finanziamento deve riavere una centralità.
Qualificazione/formazione continua/Inquadramento e ammortizzatori
sociali Il presupposto per un’integrazione efficace è la partecipazione alla vita lavorativa. La qualificazione settoriale e linguistica sono e restano decisivi per un futuro sicuro. Questo vale in particolar modo per i e le migranti.
III. Attuazione della legge per la parità di trattamento (AGG) La Germania è il fanalino di coda nell’attuazione delle direttive europee contro le discriminazioni. Ma dal 18 agosto 2006 la legge è in vigore (con ulteriori modifiche del 12.12.2006). Servono sostegni pratici per l’attuazione, perché trovino applicazione in base al nostro orientamento:
IV. Lavoro sull’immigrazione all’interno dell’organizzazione La presenza di migranti nelle rappresentanze aziendali, ma anche negli organismi dirigenti dell’IG Metall (direzioni locali, delegazioni trattanti, ecc.) in proporzione al numero di iscritti va aumentata in base alle decisioni assunte nel programma di lavoro del 9 aprile 2003. · Va garantita una maggiore coerenza nella realizzazione di questo impegno, così come la trasparenza e la verifica sugli interventi svolti e sulle situazioni di criticità. Formazione Gli iscritti e le iscritte di origine migrante possono partecipare a tutte le iniziative di formazione dell’IG Metall e lo fanno nella pratica quotidiana. Tuttavia assume particolare rilevanza lo sviluppo degli schemi formativi e di consulenza. In questo senso è centrale non solo il gruppo di utenza dei e delle migranti, ma anche quello di coloro che non hanno origini migranti. · Va aumentata la presenza di formatori e formatrici di origine migrante e costruiti specifici incontri per scambi mirati tra di loro. · I programmi formativi centrali e regionali devono tenere conto in modo crescente degli aspetti rilevanti rispetto al tema dell’immigrazione (modifiche della società, delle istituzioni), sia nell’impostazione concettuale, che nel lavoro concreto all’interno dei seminari. · Il tema della didattica e della metodologia interculturale nel lavoro di formazione sindacale va sviluppato in modo sistematico. · Negli interventi di qualificazione per formatrici, formatori, operatrici ed operatori va messo all’ordine del giorno l’argomento della competenza interculturale. · Vanno sviluppati gli schemi per un lavoro formativo antirazzista. Progetti e azioni I progetti e programmi di ricerca con rilevanza in materia di politiche sull’immigrazione (sullo schema del progetto XENOS) vanno ulteriormente sostenuti e sviluppati.
Oltre al dibattito politico-ideologico, l’IG Metall prosegue il suo impegno – anche come organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori e per i diritti delle persone – per la parità di trattamento, le pari opportunità e la certezza dei diritti. Un pilastro del lavoro sindacale è un’idea di società nella quale ogni persona possa esprimersi liberamente. (traduzione a cura di Sveva
Haertter) |