Manifestazione europea della Ces e dei movimenti, contro la guerra, il liberismo e il razzismo

Bruxelles, 19 marzo 2005

STOP BOLKESTEIN! STOP GATS!

 

Rotto il ghiaccio tra CES e movimenti europei.

Un passo avanti contro guerra, liberismo e razzismo

 

Inaspettata la grandissima partecipazione di lavoratori e lavoratrici a Bruxelles, incerto fino all’ultimo lo “scambio” di interventi: uno della CES dal palco dei movimenti, uno dei movimenti europei dal palco della CES; un enorme unico corteo di oltre 100.000 persone, nei suoi tre segmenti dei giovani, delle organizzazioni sindacali, dei movimenti sociali europei (tutti più mescolati tra loro di come si pensasse): si è rotto il ghiaccio tra sindacati europei e movimenti sociali.

C’è stato qualche limite organizzativo e qualche incertezza, una scarsa attenzione e forse, per una parte dei movimenti europei, poca convinzione sull’incontro tra movimenti e sindacati: per alcuni il timore di essere fagocitati, per altri quello di “osare troppo”. Il palco dei movimenti era troppo lontano dall’altro e non  ben caratterizzato e visibile, la contemporaneità degli interventi sui due palchi ha favorito l’affluenza di parte dei movimenti al punto di incontro sindacale, già sul percorso della manifestazione, senza fermarsi a quello dei movimenti.., ma l’arrivo di Josè Bové ha finito anche se con ritardo con il richiamare partecipazione. Ma il carattere storico di questo “primo incontro”non particolarmente risentito di questi limiti.  Il tutto non è avvenuto per caso, ma per almeno due ragioni fondamentali: quella del lavoro paziente nella tessitura delle relazioni tra movimenti e sindacati anche in ciascun paese e non solo nell’incontro a Bruxelles con la CES ,  e, ancor più importante, la decisione della Confederazione europea dei sindacati, presa anche sull’onda di quella del Forum sociale europeo di Londra, di realizzare una manifestazione europea antiliberista, di scendere in piazza, dopo molto tempo, contro la Direttiva Bolkestein , che lo stesso Segretario Generale John Monks ha definito nel suo intervento conclusivo Frankestein!

La partecipazione grande e molto animata di tanti lavoratori e lavoratrici dei paesi dell’est, inclusi o meno nell’Europa dei 25, ha chiaramente espresso la indisponibilità a farsi usare in funzione di agenti del dumping sociale previsto dalla Direttiva, in particolare con la regola del “paese di origine”, ha parlato del rifiuto della liberalizzazione totale dei servizi pubblici, ha rifiutato l’Europa “a due velocità” dei diritti. Il grande consenso attorno all’intervento, dal palco della CES, di Raffaella Bolini, per i movimenti europei, contro la guerra, strumento tragico di un liberismo in crisi, ha segnalato un sentire comune, pur nelle differenze delle posizioni formali. D’altra parte lo stesso Decaillon, rappresentante CES che ha parlato dal palco dei movimenti, dopo gli interventi di delegati e delegate sindacali - italiana, dell’Electrolux ; tedesco, della IgMetall; basco, della Pferd, occupata da un anno e mezzo; di un palestinese, - ha assunto il tema della pace tra gli obiettivi del sindacato europeo e si è espresso con radicalità contro la Bolkestein e le politiche liberiste dell’unione Europea.

Insomma il ghiaccio è rotto, le reciproche diffidenze indebolite, anche se non del tutto superate,  la comunicazione è aperta, l’11 aprile verrà fatta una valutazione congiunta: si tratta di procedere, nella reciproca autonomia, valorizzando questo passo in avanti. Non mollare la presa per il ritiro della Bolkestein, che non è avvenuto. Le forze che a questa direttiva sono contrarie (come si è ascoltato nella giornata di studio al Parlamento Europeo tra società civile e parlamentari) hanno adesso maggior autorevolezza e peso, ma il risultato finale non è scontato.

Un altro grande tema è emerso nella manifestazione di Bruxelles, anche grazie alla massiccia ed eloquente presenza della CGT francese, contraria al trattato costituzionale europeo, che sarà sottoposto a referendum in Francia tra meno di due mesi. Ne è stata messa in luce la distanza dalle  aspettative dei cittadini e cittadine d’Europa. Rimane intatta la critica profonda ed “europeista” che i movimenti hanno espresso nei confronti di un trattato che non può  essere considerato la “Costituzione” dell’Europa delle cittadine e dei cittadini, per la sua pesante connotazione liberista, per la negazione di pieni diritti del lavoro, sindacali, sociali, della cittadinanza di residenza per i migranti ; per l’assunzione di principio della logica del mercato come fonte dei rapporti economici e sociali, per l’assenza del ripudio della guerra e invece l’incremento del militarismo. A Bruxelles si è sentita la volontà di cambiamento in direzione di una Europa davvero sociale e in relazioni pacifiche con il resto del mondo, che già si sta esprimendo nelle campagne e nelle iniziative nazionali ed europee, che troverà nuovo alimento nei prossimi Fori sociali, del Mediterraneo ed europeo.