Eucoba
I Ministri europei non raggiungono un accordo sull’orario di lavoro Al Consiglio per l’occupazione del 2 giugno 2005 a Lussemburgo, un gruppo di Stati Membri, capeggiato dal Regno Unito, ha rifiutato di accettare le proposte della Commissione in base alle quali la controversa clausola dell’opt-out dovrebbe avere termine nel 2012. Notizie
brevi: Non è stato raggiunto alcun accordo presso il Consiglio e non si sono svolte votazioni per rivedere la Direttiva sull’orario di lavoro. La proposta fatta ai Ministri era già un tentativo di compromesso sulla clausola di opt-out. L’11 maggio, il Parlamento Europeo aveva votato per cancellare interamente l’opt-out, mentre Regno Unito, Polonia ed altri Paesi dell’Europa dell’Est erano determinati a mantenerla. La mediazione proposta dalla Commissione prevedeva la continuazione dell’opt-out per tre anni dopo l’attuazione della direttiva, ovvero fino al 2012. Gli Stati Membri avrebbero poi potuto richiedere l’estensione a discrezione della Commissione “per ragioni relative alle disposizioni dei rispettivi mercati del lavoro”. La Commissione sperava di continuare a placare le industrie con elevata richiesta di lavoro stagionale, attraverso l’estensione del periodo sul quale sono calcolate le ore medie da quattro mesi a un anno, consentendo quindi ore aggiuntive in periodi con forti carichi di lavoro. Questo tuttavia non è risultato ancora accettabile per il Regno Unito, che considera l’opt-out un punto cruciale per la competitività economica. La legislazione attuale resterà in vigore ed è probabile che la questione si protragga fino al 2006. Dal corrispondente Eucob@: Jochen Gollbach
Revisione
della Direttiva Europea sull’orario di lavoro Posizioni
assunte dagli Stati Membri nel Consiglio (da confermare!) Proposta
COM Rimane
l’opt out, ma preferibilmente tramite la contrattazione collettiva, in
assenza della quale l’opt-out individuale resta possibile a condizioni
più rigide. Il
periodo di riferimento è di quattro mesi, ma può essere esteso a 12
mesi, dopo la consultazione delle “parti sociali”. Il
tempo di attesa inattivo non è orario di lavoro, a meno che non sia
diversamente regolamentato. I
riposi compensativi dovrebbero essere dati in tempi ragionevoli, non
oltre le 72 ore. I
paesi sono elencati in base alla loro posizione rispetto alla proposta
COM, p.es. +
favorevole alla proposta COM ++
vuole più “flessibilità” di quella offerta dalla proposta
COM, ma è disponibile al compromesso -
contrario alla proposta COM, ma disposto al compromesso 0
neutrale/indeciso (o poco chiaro) Rispetto
a quei paesi che già fanno uso dell’opt-out, o che vogliono
introdurlo: ++
l’opt-out è in uso in generale (più di un settore) +
l’opt-out è in uso in settori specifici Hc
l’opt-out è correntemente in uso per le mansioni di tipo
sanitario (relazione con il lavoro a chiamata) -+
non di uso corrente, ma prende in considerazione l’idea di
introdurlo -+hc
non di uso corrente, ma considera di introdurlo per le mansioni
di tipo sanitario --
non in uso e non intende introdurlo 0
indeciso
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