OSSERVATORIO SULLA CONTRATTAZIONE

Proposta della commissione europea di revisione della direttiva sull’orario di lavoro

 

La commissione europea vuole proporre la revisione della direttiva sull’orario di lavoro già da tempo.

Sono mesi che le confederazioni europee stanno sviluppando quello che chiamano “dialogo sociale” e ci sono state numerose audizioni sulle nuove proposte della direzione.

La commissione non ha tenuto minimamente conto delle obiezioni e delle proposte delle confederazioni e oggi si riscontra una frattura notevole tanto che la CES ha proposto delle azioni comuni a livello europeo.

Qui di seguito vi indico le proposte peggiori contenute nel testo e che se fossero approvate modificherebbero radicalmente la condizione di lavoro delle persone ripristinando una sorte di schiavismo e la totale titolarità dell’impresa sui tempi di lavoro.

1.       L’orario di lavoro settimanale non viene più contemplato; viene previsto solo il limite di 48 ore settimanali possibili per un periodo di 4 mesi estendibile con accordo sindacale a 12 mesi!

2.       La corte europea si era espressa sulla definizione del lavoro a chiamata considerando la reperibilità come tempo di lavoro. La proposta attuale stabilisce che solo la parte lavorata è da considerare tempo di lavoro (i lavoratori interessati sono soprattutto il personale medico). Vengono allungati i tempi del diritto al riposo.

3.       L’attuale situazione consentiva la deroga delle 48 ore solo attraverso un accordo individuale tra lavoratore ed impiegato. La commissione ora prevede che gli stati membri in assenza di accordo collettivo (ai vari livelli) possano oltrepassare le 48 ore mentre l’accordo individuale non può superare le 65 ore settimanali.

4.       Le proposte per un consistente allungamento dell’orario di lavoro non trovano nessuna regola di compatibilità tra lavoro produttivo e lavoro di cura.

Come potete immaginare una nuova direttiva con questi contenuti sarebbe oggettivamente la fine dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale concordato nei contratti di lavoro e nelle leggi degli Stati membri (anche i paesi in allargamento negli ultimi anni hanno adeguato con legge l’orario di lavoro standard europeo a 40 ore). E’ evidente che la filosofia e i contenuti presi a riferimento non sono quelli dello standard europeo ma quelli Inglesi che peraltro gli Stati membri hanno più volte sollecitato ad un’armonizzazione.

L’attacco è quindi non solo alle condizioni di lavoro ma alla contrattazione che sinora ha definito oltre le leggi dei vari paesi l’effettivo orario di lavoro che come sappiamo nella maggioranza dei 15 paesi è inferiore alle 40 ore.

La CES ha individuato alcune iniziative tutte di tipo politico-lobbistico (incontri con il Consiglio dei Ministri, forze politiche e forze parlamentari ecc.)

Ritengo indispensabile una discussione su questo tema e un riscontro delle iniziative (se ci sono) confederali. E’ indispensabile opporsi a questo progetto di direttiva attraverso tutte le pratiche possibili, all’interno degli stati membri e a livello europeo. Bisogna sviluppare iniziative di informazione, discussione, richiesta ai partiti ed al parlamento italiano, iniziative di lotta.

Appena possibile vi consegnerò la bozza della direttiva europea.

 

Sabina Petrucci

 

Roma, 22 ottobre 2004