Atene, continua la lotta dei cantieri Skaramangas: "Tutti insieme, nessuno da solo".

Il 1° ottobre manifestazione europea dei sindacati dell'industria

 

Al cantiere di Skaramangas, Pireo, Atene 7 giugno 2013

Una corsa in scooter con un giovane delegato, mi porta al cantiere Skaramangas. Mi accompagna nella visita l'ingegnere Vassilis Manolakos, uno dei pochi lavoratori rimasti nel cantiere, insieme ad una squadra di vigili del fuoco, di addetti alla manutenzione e alla sicurezza. Il cantiere è grande, quasi 1000 ettari; oggi praticamente deserto. Ricostruito negli anni 50, dopo i bombaramenti del 1944, dall'armatore Stavros Niarchos, produceva per il civile e il militare. Rilevato nel 2002 da una azienda tedesca, Howaldtswerke-Deutsche Werft (HDW), poi entrata nellaThyssen Krupp Marine, nel 2010 il 75% della proprietà venne ceduto ad un imprenditore libanese (società Abu Dabi Mar). L'ingegnere spiega orgogliosamente che una delle 4 vasche per la riparazione è la più grande del Mediterraneo, serviva navi da tutto il mondo. La riparazione è la seconda attività dopo quella della costruzione nautica, la terza, dal 1986, è quella del materiale ferroviario (carrozze di treni e tram). Ma dal 18 aprile 2012 nessuno riceve più un soldo di salario. La maggior parte dovrebbe lavorare a rotazione un giorno a settimana, senza paga, ma il sindacato ha proclamato lo sciopero del “lunedì”, giudicando questa misura aziendale “ ingiusta, irrealistica, impraticabile e irresponsabile...Una misura distruttiva e pericolosa per l'azienda”. Solo 120 lavoratori, (manutenzione, sicurezza, pronto soccorso, vigili del fuoco) lavorano con orario pieno, a zero salario, e una spesa di 10 euro per il trasporto!

Le difficoltà del settore (il cantiere occupava 6000 lavoratori nel 1975, 1300 nel 2009!), non sono tuttavia quelle che ne hanno oggi determinato il fermo, una situazione sociale insostenibile e prospettive nere. Già nel 2010 la Commissione europea, in base alle norme sulla competitività, aveva deciso di proibire per 15 anni ogni altra forma di attività produttiva tranne quella militare per la Marina greca. E' visibile infatti un sottomarino da completare. E' vietata l'attività di riparazione e di costruzioni di navi commerciali, che potrebbero invece assicurare una funzione produttiva piena . I lavoratori sono diventati ostaggio del Governo e dell'azienda, che per far pressione sul Governo, e ottenere soldi, ha smesso di pagare i salari! Sono immediatamente scattati scioperi, organizzate manifestazioni, blocchi stradali, presidi, finché all'inizio di ottobre 2012 durante una manifestazione al Ministero della Difesa, la polizia ha caricato i 500 lavoratori effettuando 150 arresti e denunciando 12 lavoratori e sindacalisti, tra cui il presidente del sindacato metalmeccanico POEM, che andranno sotto processo il prossimo ottobre.

Nel febbraio del 2013 la Corte di giustizia europea ha stabilito che la direzione del cantiere deve restituire, con gli interessi (500 milioni di euro circa), i fondi erogati a titolo di sussidio ai cantieri dal Governo greco.

 


Tutti insieme, nessuno da solo

La vicenda è stata presentata dai sindacalisti greci a quelli italiani, francesi e belgi in una riunione tenutasi ad Atene in occasione dell'Alter Summit. Il presidente del sindacato del cantiere, Vassilis Karakitsiou ha dichiarato che intendono continuare la lotta. L'invito alla solidarietà ha ottenuto una risposta positiva: una delegazione di sindacati europei si recherà ad Atene a fine settembre in occasione del processo contro i 12 sindacalisti greci. Il sindacato IndustriAll Europa ha inoltre deciso una iniziativa di solidarietà concreta con il cantiere.

“Tutti insieme, nessuno da solo”, è lo slogan del Presidente del Poem Yannis Stefanopoulos, per condurre una lotta comune contro le misure di austerità e la distruzione dei diritti del lavoro e sociali, in tutta Europa. Mentre una campagna denigratoria accusa i lavoratori greci di non voler lavorare, la disoccupazione ha superato il 30% quella giovanile il 60%, e, beffa oltre al danno, il FMI dichiara che sono state sottovalutate le conseguenze sociali delle misure adottate!

La Commissione europea ha preso misure draconiane anche nei confronti del cantiere, in nome delle “leggi del mercato”, favorendo l'opinione, pericolosa quanto sbagliata, che si vogliano salvare i cantieri italiani e spagnoli a scapito di quelli greci! La realtà è che non esiste alcuna politica industriale europea che salvaguardi il settore della cantieristica. Dopo il lontano tentativo per un piano industriale, della Germania di Schroeder che acquistò il cantiere di Skaramangas, il disegno cadde nel vuoto, e la maggioranza della proprietà tedesca venne ceduta al libanese di Abu Dabi Mar.

Alla emergenza per la sopravvivenza del cantiere e per la vita dei lavoratori, si unisce dunque, dicono i sindacalisti, un problema di strategia industriale nazionale ed europea, senza la quale un settore altamente professionalizzato, di importanza vitale per il Mediterraneo e per l'Europa, rischia di scomparire a tutto vantaggio delle sole Cina e Corea. Le alternative sono possibili, a cominciare, dice il presidente del sindacato del cantiere, Vassilis Karakitsiou, dalla formazione in Grecia di un consorzio cantieristico, sotto controllo pubblico. Ma da subito è indispensabile agire per opporsi al pericolo di divisione tra lavoratori e alla solitudine dei lavoratori greci.


Alessandra Mecozzi