Licenziamenti di massa in Serbia


 

A febbraio del 2010 la fabbrica serba di automobili ZASTAVA era stata divisa in due parti:

 

La Fiat Auto Serbia (FAS) proprietaria degli stabilimenti di produzione delle auto che aveva assunto con un nuovo contratto individuale circa 1000 lavoratori.

La Zastava Auto che risultava in pratica una scatola vuota, rimasta di proprietà pubblica a cui venivano affidati i restanti 1.600 lavoratori non assunti dalla Fiat.

Il governo Serbo, a ridosso della fine dell’anno, ha improvvisamente dichiarato la chiusura totale della Zastava Auto e la conseguente messa in mobilità di tutti i lavoratori a partire dal 5 gennaio.

 

Tutto ciò contrariamente a quello che a questi lavoratori si era prospettato precedentemente ovvero che dato che la Fiat Auto Serbia avrebbe dovuto arrivare ad avere circa 2.500 dipendenti alla fine del 2011, i dipendenti ancora sospesi dal lavoro sarebbero stati chiamati man mano ad entrare in FAS.

Con il licenziamento effettuato dal governo serbo, la Fiat non ha nessun obbligo contrattuale rispetto alla riassunzione dei lavoratori Zastava in mobilità.

 

I lavoratori hanno reagito immediatamente entrando in sciopero ed effettuando anche un tentativo di occupazione del comune di Kragujevac, località in cui il tasso di disoccupazione è elevato ed in cui sarà difficilissimo per questi lavoratori essere ricollocati.

La Fiat ovviamente se ne è lavata le mani sostenendo che la questione riguardava il governo nonostante siano stati i suoi esperti a fare dei tests di ammissione agli operai.

Peccato che di questi test i lavoratori non abbiano mai ricevuto i risultati e il sindacato serbo non abbia mai avuto informazioni di quanti lavoratori li avessero passati.

 

È evidente che la Fiat ha ottenuto tutto quello che gli occorreva:

  • La cancellazione del marchio Zastava

  • La proprietà degli impianti

  • Finanziamenti del governo serbo a pioggia

  • Un ampio serbatoio di lavoratori a cui attingere a seconda delle necessità produttive

  • Una Newco a cui conferire produzioni e stabilimenti, mentre al governo resta una bad company su cui si scaricano i debiti ed i lavoratori eccedenti.


Non c’è male come inizio!

 


 

Ufficio Europa Fiom-Cgil

 

Roma, 11 gennaio 2011