Dichiarazione congiunta della Fem –Emcef-Efbww (Federazioni europee metalmeccanici, chimici e costruzioni)
Protesta in Gran
Bretagna: la FEM,EMCEF e EFBWW chiedono azioni urgenti per far fronte
alle cause Con l’intensificarsi della crisi economica in Europa e l’ansia per il proprio futuro, i lavoratori esprimono tutta la rabbia per una politica che ha ancora come priorità il capitale sul lavoro. Le scene testimoniate nella raffineria della Total a Lindsey e nelle altre raffinerie della Gran Bretagna, devono essere collocate in questo contesto. Sono l’espressione della necessità di lavorare nel proprio paese. E’ indubbio che tali episodi mettono pericolosamente i lavoratori gli uni contro gli altri alimentando un clima di xenofobia che tutti i sindacati unitariamente devono rifiutare. I sindacati dovrebbero lottare per mettere in Europa al centro della crisi gli interessi dei lavoratori e non delle aziende e misure urgenti per salvaguardare l’occupazione, l’organizzazione sindacale dei lavoratori, e le condizioni di lavoro. Vanno affrontate le vere cause di questo malessere. Va sviluppata immediatamente un’inchiesta sull’uso della catena di subappalti che taglia le condizioni sociali, i lavoratori sindacalizzati e gli accordi collettivi sulle condizioni di lavoro nelle nostre aziende. La presunta clausola di esclusione di utilizzo della manodopera locale deve essere eliminata. Nel 1996 la direttiva sul distacco dei lavoratori era stata pensata per controbilanciare il libero movimento dei servizi nelle’Europa e la direttiva aveva previsto un “principio di accoglienza del paese ospitante” che assicurava ai lavoratori distaccati perlomeno il minimo previsto nelle condizioni di lavoro nel paese ospitante. Dopo le sentenze 2007 e 2008 della Corte di giustizia Europea- casi Viking, Laval, Ruffert e Lussemburgo - la Direttiva è tornata indietro e né gli Stati membri né il sindacato hanno titolarità di rafforzare le condizioni di lavoro dei distaccati sopra al minimo garantito. Il principio fondamentale di salario eguale a lavoro eguale è stato rimpiazzato da salario minimo per lavoro eguale. Nel contesto delle sentenze della Corte i sindacati non possono difendere i diritti dei lavoratori senza incorrere in una controversia legale, anche quando vi sono tutte le giustificazioni per farlo. Le aziende hanno tutto il potere nelle loro mani per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri. Tutto ciò rappresenta un insostenibile squilibrio di potere che alimenterà molte tensioni sociali. Il progetto di integrazione Europea è sempre di più messo in discussione dai lavoratori che si ritrovano vittime sia del mercato interno che della competizione sociale. Queste dimostrazioni di frustrazione richiedono delle assunzioni di responsabilità specialmente in questo periodo di campagna per il rinnovo del Parlamento Europeo. La FEM,EMCEF e EFBWW condanno l’utilizzo di questi problemi per condurre campagne di divisione e xenofobia. Abbiamo bisogno di solidarietà tra i lavoratori e un’integrazione sociale europea maggiore se vogliamo combattere ogni rigurgito nazionalista e populista. Facciamo appello alle istituzioni politiche ed al mondo delle imprese a livello Europeo per affrontare questa situazione con urgenza attraverso: Una risposta urgente alla richiesta del commissario Spidla, delle presidenze francesi, ceche e svedesi per un’analisi comune con le parti sociali con proposte concrete sulla mobilità dei lavoratori. Modificare lo squilibrio creato dalle recenti sentenze della Corte Europea tra diritti fondamentali dei lavoratori e libertà del mercato interno modificando la direttiva come requisito minimo permettendo così di sviluppare una protezione più alta dei lavoratori introducendo anche un Protocollo sul progresso sociale nel nuovo trattato. Vietare la discriminazione indiretta nei confronti dei lavoratori del paese ospitante e proibire esplicitamente clausole di esclusione della forza lavoro locale nei contratti di subappalto. Sviluppare un quadro forte sulla responsabilità sociale delle imprese e sugli aspetti sociali sulle commesse pubbliche e private e sull’esternalizzazione.
Sabina Petrucci |