Grave e pericolosissima sentenza della corte di giustizia sui diritti salariali dei lavoratori in distacco

 

Dopo le sentenze dei casi Viking e Laval la corte Europea ha sentenziato di nuovo contro i diritti dei lavoratori europei, aprendo a scenari inquietanti sui temi del dumping sociale e della concorrenza sleale. Le condizioni di lavoro diventano elemento essenziale per la concorrenza a ribasso.

I giudici europei hanno emesso una sentenza che stabilisce che una società polacca che pagava i suoi dipendenti distaccati in Germania al di sotto del minimo previsto aveva il diritto di farlo.

La corte europea era stata coinvolta dalla giustizia della Bassa Sassonia in Germania per un contenzioso che opponeva un’azienda polacca in subappalto ad un’azienda tedesca su un cantiere in costruzione nel quadro di un appalto pubblico.

La legislazione del Land Bassa Sassonia sugli appalti nel mercato pubblico impone alle aziende un obbligo scritto a “ versare ai lavoratori il minimo applicabile per accordo collettivo” il cui non rispetto prevede sanzioni. In questo caso il contratto coinvolto era quello delle costruzioni e lavori pubblici.

L’azienda tedesca che aveva l’appalto ha subappaltato una parte dei lavori ad un’impresa polacca i cui lavoratori hanno percepito solamente il 46.57% del salario minimo previsto.

La Corte ha considerato che “il tasso dei salari fissati per accordo non può essere imposto attraverso una misura legislativa dello Stato membro ai prestatari di servizi transnazionali che distaccano dei lavoratori sul territorio dello stesso Stato membro.

La sentenza è stata aspramente criticata dalla sinistra europea (GUE) che dal presidente del gruppo socialista.

La CES ha immediatamente preso posizione contro la sentenza affermando che “La corte non riconosce agli Stati membri il diritto di utilizzare gli strumenti adatti per combattere una concorrenza sleale e per proteggere i lavoratori”. 

 

La Responsabile dell’ufficio Europa
Sabina Petrucci

Roma, 7 aprile 2008