Dichiarazione di Berlino

Sostegno allo sciopero indetto dall’IG Metall per l’estensione delle 35 ore settimanali alle regioni della Germania Est.

 

Il 5 giugno 2003 si è svolta a Berlino una riunione di coordinamento europeo indetta dalla Fem per esprimere l’appoggio e la solidarietà dei sindacati metalmeccanici riguardo gli scioperi in corso nell’Est della Germania.

Alla riunione hanno partecipato:

-                                  Reinhard Kuhlmann e Bart Samyn, segretario generale e vicesegretario generale Fem

-                                  Klaus Zwickel e Jurgen Peters, segretario generale e vicesegretario generale dell’IG Metall

-                                  Seppo Parkarinen, Metalli, Finlandia

-                                  Jan Oke Olsson, Svenska Metall, Svezia

-                                  Alte Hoie, Fellesforbundet, Norvegia

-                                  Adam Ditner, Solidarnosc Metall, Polonia

-                                  Jan Uhlir, OS Kovo, Repubblica Ceca

-                                  Emil Machyna, OZ Kovo, Slovacchia

-                                  Karoly Szoke, Vasas, Ungheria

-                                  Drago Gajzer, Skei, Slovenia

-                                  Fausto Durante, Fiom, Italia

Lo sciopero indetto dall’IG Metall ha come obiettivo l’estensione delle 35 ore settimanali di lavoro alle regioni dell’Est della Germania, a distanza di tredici anni dall’unificazione. Al termine della riunione, è stata approvata all’unanimità la “Dichiarazione di Berlino”, che qui riportiamo.

 

Dichiarazione di Berlino

Sciopero nell’industria metalmeccanica e siderurgica della Germania Est

Solidarietà dei sindacati metalmeccanici europei

Siamo alla vigilia dell’allargamento a Est dell’Unione Europea. Questo passo contribuirà a rafforzare l’Europa solo se i cittadini europei lo vivranno come un progetto sociale. L’Europa potrà essere economicamente forte solo se vi sarà giustizia sociale, perciò i sindacati europei lottano per un aumento della crescita economica e dell’occupazione. Oggi corriamo il rischio di scivolare verso la recessione. Ciò accade principalmente per colpa della Banca Centrale Europea che non reagisce in modo efficace alla debolezza della domanda nell’UE, e anche per colpa dei criteri di stabilità UE che stanno frustrando le possibilità di ripresa economica negli stati membri invece di spingere l’economia. Nel quadro dell’allargamento dell’UE, la vertenza collettiva circa l’allineamento dell’orario di lavoro nella Germania Est agli standard definiti per la Germania Ovest ha una valenza esemplare per lo sviluppo del modello sociale europeo. Noi consideriamo il modello sociale europeo soprattutto come un modello basato su sistemi di welfare ben sviluppati e su corrette relazioni tra lavoro e capitale.

L’Europa deve scegliere: i principali attori europei reagiranno alla crisi attuale tagliando gli standard sociali oppure useranno la crisi per stabilizzare le proprie fondamenta? Al di là dei limiti strutturali, noi siamo di fronte a limiti dovuti a fattori economici. Dobbiamo affrontare questi limiti migliorando la domanda interna al fine di evitare un ulteriore declino dei fattori di crescita. In particolare, proprio a causa dell’allargamento dell’UE, dobbiamo garantire che gli standard sociali non vengano diminuiti al livello delle nazioni circostanti ma siano orientati verso il principio di uno stato sociale fondato sulla solidarietà. La deregolamentazione e la diminuzione degli standard sociali non garantiscono automaticamente la coesione sociale e la crescita economica; al contrario, esse portano alla crisi economica e ad una inaccettabile differenziazione e disgregazione sociale.

Il progetto di coordinamento della contrattazione collettiva della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) punta ad evitare la competizione nel peggioramento delle condizioni di lavoro. Il nostro progetto riguarda non solo le paghe e i salari ma anche l’orario di lavoro. Già nel 1997, la Fem ha definito una carta sull’orario di lavoro impegnando i sindacati affiliati a limitare l’orario annuo a un massimo di 1.750 ore. A fronte del prossimo allargamento ad Est, il conflitto nell’industria metalmeccanica della Germania Est acquista una dimensione europea. E’ evidente che gli imprenditori vogliono usare l’allargamento per mettere la Germania Est contro la Germania Ovest. I lavoratori della Germania Est lavorano un mese all’anno in più per guadagnare il salario collettivamente concordato all’Ovest. I sindacati si battono contro questo peggioramento degli standard sociali, unendo nella solidarietà tutti i lavoratori europei.

La riduzione dell’orario di lavoro è una priorità nell’agenda politica dei sindacati europei: dalla Spagna alla Francia, dalla Svezia alla Finlandia, le 35 ore di lavoro settimanale sono diventate un principio europeo. In aggiunta all’orario di lavoro settimanale, la politica dei sindacati metalmeccanici europei punta anche alla riduzione dell’orario di lavoro annuo.

La regola di coordinamento Fem per la contrattazione collettiva punta a contrastare il dumping salariale in Europa. Attraverso un sistema di informazione a livello continentale, i sindacati europei si scambiano rapidamente informazioni sui negoziati collettivi in corso nelle rispettive nazioni. Componente essenziale di questo lavoro di coordinamento è l’impegno dei sindacati europei ad evitare, nei limiti del possibile, che attività di crumiraggio interrompano o danneggino gli scioperi. I Cae (comitati aziendali europei) svolgono un ruolo importante al fine di mettere concretamente in pratica la solidarietà. La Fem, quindi, impegna i Cae in questo sistema di supporto e di informazione. Nel caso di uno sciopero, lo scambio di informazioni a livello transnazionale e l’attiva solidarietà sindacale sono diventati la norma. Con l’euro, non esiste più una contrattazione collettiva nazionale intesa in senso stretto!

Le indicazioni di Berlino:

Primo: L’IG Metall farà quanto possibile per impedire che l’allargamento ad Est dell’UE venga usato impropriamente come strumento per un aumento della competizione tra lavoratori tedeschi dell’Est e dell’Ovest. Lo sciopero nella Germania Est dimostra che un’Europa sociale può esistere solo se, al di là dei criteri economici, vengono tenuti in considerazione i principi della giustizia sociale. I lavoratori della Germania Est non devono diventare lavoratori di seconda classe, e lo stesso vale per i lavoratori dell’Europa dell’Est riguardo a quelli dell’Europa dell’Ovest.

Secondo: I sindacati europei dei metalmeccanici confermano la loro solidarietà con lo sciopero nell’industria metalmeccanica della Germania Est, rifiutano ogni forma di trasferimento di produzioni così come di boicottaggio dello sciopero e, se necessario, si impegnano ad intraprendere le azioni opportune in proposito.

Terzo: L’orario di lavoro nella Germania Est va gradualmente adattato a quello della Germania Ovest. Inoltre, tale politica di adattamento dovrà tenere in considerazione la differenza dei livelli di efficienza tra le aziende.

Quarto: Il dinamismo dell’allargamento dell’UE non deve essere utilizzato al ribasso per attuare trasferimenti di produzioni in Europa. E’ vero che investimenti aggiuntivi sono molto importanti per l’adattamento delle strutture produttive alla competizione internazionale e per creare occupazione nei paesi candidati. Tuttavia, è anche di importanza vitale per i sindacati impedire ogni tentativo di usare impropriamente i necessari trasferimenti di investimenti nell’Europa dell’Est e di fare in modo che gli standard di salario e orario dell’Est europeo diventino i parametri delle condizioni sociali anche nell’Europa dell’Ovest. Se questa prospettiva fosse il modello per gli attori europei, si innescherebbe un processo al ribasso che porterebbe a standard di secondo livello.

Quinto: I sindacati europei dei metalmeccanici sono preoccupati per il rifiuto del confronto da parte degli imprenditori tedeschi. I negoziati corretti e orientati a raggiungere un accordo tra le parti sociali sono indispensabili, specie nei casi di conflitto. Quindi, la capacità e la volontà di negoziare devono mostrarsi come il principale meccanismo per risolvere la crisi. Sfortunatamente, nel quadro dell’allargamento dell’UE, per alcuni degli imprenditori tedeschi il modello sociale europeo non è altro che una formalità. Insieme all’IG Metall, i sindacati europei dei metalmeccanici protestano contro ogni tentativo di influenzare l’autonoma e libera contrattazione collettiva come affermata e garantita nella Costituzione e nella legislazione tedesca del lavoro. La libera contrattazione collettiva è una componente essenziale e definita delle relazioni industriali in Europa e come tale deve essere difesa.

Sesto: I sindacati europei dei metalmeccanici considerano la vertenza nella Germania Est come un’opportunità per affermare che l’incombente recessione può essere superata non diminuendo ma aumentando l’offensiva macroeconomica. Le riduzioni dell’orario di lavoro e le corrette politiche salariali non sono di ostacolo alla ripresa. Ciò che davvero danneggia la spinta dell’economia sono i restrittivi criteri di stabilità, le esitazioni della Banca Centrale Europea e gli atteggiamenti dei governi nazionali concentrati solo sui risparmi strutturali. L’allargamento dell’UE offre l’opportunità di dimostrare che, specie in fasi di difficoltà, il modello sociale europeo e la solidarietà dei sindacati possono contribuire positivamente a regolare il cambiamento.

 

Berlino, 5 giugno 2003