Il settore metalmeccanico nel 2001 secondo FedermeccanicaE’ stata finalmente pubblicata l’Indagine annuale sull’industria metalmeccanica, 2001 (XXV edizione), curata dalla Federmeccanica. Diciamo “finalmente” anche perché è stata saltata quella del 2000; quindi gli ultimi dati erano quelli relativi al ‘99. Prima di passare all’esposizione di alcuni dei principali contenuti, vediamo quali sono le caratteristiche dell’Indagine. Vi hanno partecipato 2.194 imprese che occupano 345.709 addetti, rispetto ad un “universo” Federmeccanica composto da oltre 10mila aziende e circa 800mila addetti. Il tasso di risposta è del 22% in termini di imprese e del 43,2% in termini di occupati. Le
informazioni provengono soprattutto dalle imprese del Centro-Nord e da quelle di
grandi dimensioni. I comparti più rappresentati sono quelli della Meccanica
generale, Macchine utensili e degli Impianti industriali. Gli occupati. Questi risultano formati per il 61,2% da operai e per il 38,6% da impiegati e intermedi. La distribuzione per qualifica nei diversi comparti ci dà una presenza del 99% circa nell’industria elettronica; nell’Aeronautica 42,7%; negli Elettrodomestici e nell’Elettronica civile 43,7%, Elettromeccanica 45,3%. Nei restanti settori è maggiormente diffusa la qualifica operaia con quote superiori al 70% nella Siderurgia, Fonderie di II fusione e Mezzi di trasporto. Nell’ambito degli operai la categoria più numerosa è la 3a (41,6%): era il 38,2% nel ’99. Fra gli impiegati la più affollata è la 6a (36,9%); nella 5a c’è il 29,7%. I livelli più bassi (2°, 3° e 4°) raccolgono il 5,7% degli impiegati. Nella distribuzione degli occupati per sesso si può vedere come dall’82% del ’99 per gli uomini si passa all’80,4%, mentre le donne aumentano rappresentando il 19,6%. Le donne sono inquadrate per il 58,3% tra gli operai, mentre il 41,6% in quella impiegatizia. Tra i maschi il 65,8% ha la qualifica di operaio, gli impiegati e gli intermedi sono il 32,9%. Il comparto in cui è maggiore la presenza delle donne è quello degli Elettrodomestici ed Elettronica civile (32,4%). Continua a crescere la percentuale di imprese che dichiara di avere alle proprie dipendenze lavoratori stranieri extracomunitari: si passa dal 27,7% del ’96 al 45,6% del 2001. Oggi risultano essere l’1,7% dell’occupazione metalmeccanica (era l’1,1% nel ’99 e lo 0,73% nel ’98: va qui osservato che quello che è più utile tenere in conto non è tanto l’ammontare della presenza straniera quanto la progressione nella presenza). Il fenomeno interessa le imprese medio-piccole mentre è quasi irrilevante in quelle con più di 1.000 addetti. In
rapporto alla distribuzione della forza in base all’organizzazione
dell’orario di lavoro, il maggior numero di operai (45,9%) lavora su turno
unico, il 37,8% è distribuito su due turni, il 14,9% su tre ed il restante 1,4%
su altre tipologie di turnazione, quali, ad esempio, il 6x6. Dinamica dell’occupazione. Nel 2001 le imprese partecipanti all’Indagine evidenziano una flessione occupazionale mediamente del 2,2% e andamenti negativi in tutti i comparti. Le diminuzioni sono state rilevanti nei Mezzi di trasporto (-4,2%) e nella Siderurgia (-3,8%). A livello dimensionale le maggiori riduzioni si sono avute nelle imprese con oltre 5.000 addetti (-8,8%). La
percentuale di assunzioni a tempo indeterminato è stata mediamente del 39,1%;
formazione lavoro: 20%; tempo determinato: 36%; apprendistato: 3,3%. Le
assunzioni a tempo parziale (1,3%) risultano nel tempo in continua discesa (2,6%
nel ’98) e riguardano in larga maggioranza le donne. Orario di lavoro. L’orario giornaliero medio, al netto delle pause retribuite, è pari a 7 ore e 42 minuti (media tra normalisti e turnisti). Nel 2001 le ore di straordinario (inclusa la manutenzione) sono state pari a 72,8 pro capite per gli operai, in continua diminuzione (83,5 nel ’99 e 95,2 nel ’98). Aumentato il ricorso alla Cig. La media 2001 è raddoppiata (53,5 ore), rispetto al 1999 (27,5). I comparti che hanno fatto maggiormente ricorso alla Cig sono stati nell’ordine i Mezzi di trasporto e gli Impianti industriali. A livello di settore il maggior numero di assenze (che nella media del metalmeccanico è di 129,7 ore), si registra nella Navalmeccanica (156,9), seguito dai Mezzi di trasporto (146,6) e dagli Elettrodomestici (143,6). Il motivo più frequente è costituito dalle malattie non professionali (in media 70,1 ore annue). Il tasso di assenteismo (assenze/ore lavorabili) è risultato mediamente del 7,9. L’orario annuo effettivo pro capite è risultato per gli operai nel 2001 (senza la Cig) mediamente di 1.622,6 ore (14 ore in meno rispetto all’Indagine del ’99) e per gli impiegati di 1.771,8. Se si tiene conto della Cig gli stessi valori passano a 1.567,5 (1.611,4 nel ’99) e a 1.765 per gli impiegati. Per
quanto riguarda l’istituto della Banca ore, attivato nel Ccnl del ’99, i
lavoratori che hanno chiesto di accantonare ore di straordinario in Banca ore
sono stati pari all’8,1% dei lavoratori totali nelle unità produttive in cui
l’istituto è stato attivato (8,6% del totale). Retribuzioni. Vengono rilevate nel mese di dicembre e sono formate da paga base di fatto più gli eventuali incentivi erogati su base mensile (si escludono straordinario,turni e festività). I valori di retribuzione annua contengono quindi la retribuzione di dicembre per 13 mensilità, più eventuali premi di produzione, 14° e retribuzione variabile. - Nel 2000 la retribuzione pro capite annua nella media generale è stata di 43.313.000 lire (22.369 €), evidenziando un incremento in valore assoluto di 552,09 € e del 2,5% in percentuale rispetto al ’99. I 45,45 € di aumento mensile registrati nel 2000 attengono per il 50% alla modifica dei minimi contrattuali (1° aprile 2000) e per il 50% da slittamenti salariali a livello aziendale (contrattazione, superminimi individuali, passaggi di livello. - Nel 2001 la retribuzione pro capite annua è stata pari a 44.752.000 (23.112 €), ovvero +741,12 € (3,3%) rispetto al mese di dicembre 2000. Se ne ricava un aumento mensile medio di 57,33 € dovuto per il 64% alla prima tranche di aumenti contrattuali (ccnl 3.7.01) e per il restante 36% dagli slittamenti salariali. Manca in questi importi l’indennità di vacanza contrattuale (aprile-giugno 2001) e "una tantum" di 450.000 lire (232,41 €) corrisposta in due tranches di 300.000 (154,94 €) e 150.000 (77,47 €) lire (luglio 2001 e luglio 2002). La retribuzione media degli impiegati ha registrato nel 2001 un aumento del 3,2%; quella media operaia del 3,1%; quella delle categorie speciali del 3,7%. Tra le categorie operaie la maggiore crescita retributiva si è avuta al 5° liv. (3,5%), quella minore al 1° liv. (1,9%). Per 2°, 3° e 4° liv. l’aumento medio è stato del 3%. Tra gli impiegati si è avuto un aumento del 4,4% per quelli del 3° liv. e del 2,2% per il 4°. Fatta
pari a 100 la retribuzione del 1° liv., al 5° operai è pari a 151,7 e quella
del 7° quadri a 321,5. Dall’analisi del coefficiente di variazione semplice,
indicatore sintetico della dispersione intorno al valore medio risulta che nel
2001 (confermando i dati del 2000) si è avuto un appiattimento del ventaglio
retributivo essendo il coefficiente passato dal 30,2% del ’99 all’attuale
28%. Sindacalizzazione e scioperi. Nel 67,1% delle imprese partecipanti all’Indagine Federmeccanica sono presenti lavoratori iscritti a un’organizzazione sindacale. Nella classe di ampiezza fino a 50 dipendenti le aziende con addetti sindacalizzati sono circa il 50% del totale, salgono al 98,3% in quella con 201-500. Il tasso medio di sincalalizzazione nel 2001 si riduce passando dal 37,7% del ’99 al 36% del 2001. I settori con la sindacalizzazione più alta sono la Navalmeccanica con il 64,4%, il Siderurgico con il 56,8% e le Fonderie di II fusione con il 47,8%; all’opposto si colloca il comparto dell’Elettronica con l’8,6%. La Fiom-Cgil raccoglie il 46,2% degli iscritti, seguita dalla Fim-Cisl con il 26,7% e dalla Uilm-Uil con il 12,1% (Fismic, 4,9%). Nel 2001 le prime due sigle sono cresciute rispettivamente dell’1% e dello 0,8%, mentre la terza è diminuita dell’1,6%. Nel 2001 le ore di sciopero pro capite sono risultate pari a 8,1, un valore prossimo a quello del ’99 (8,4). Contrattazione integrativa aziendale. Su 2.194 imprese intervistate circa il 44% applica un contratto aziendale, ma la percentuale risulta pari all’88% in termini di addetti a causa della forte correlazione tra dimensione aziendale e contrattazione di 2° livello. Sotto i 50 addetti solo il 22,8% ha un contratto aziendale; tale incidenza raggiunge il 92,2% nella classe dimensionale 501-1.000. Nel 48% delle unità produttive metalmeccaniche vi sono rappresentanze sindacali aziendali (86% solo Rsu, 6,1% solo Rsa). La quasi totalità degli eletti nelle Rsu appartengono a Fiom, Fim e Uilm (91,2%), con una netta prevalenza della componente Fiom-Cgil. |