Per le imprese boom dei profitti Non sarà certo la variazione congiunturale di uno o più indicatori, pur importanti, a modificare il giudizio sullo stato dell’economia italiana. L’autunno del sistema produttivo italiano è ormai evidente da quasi quattro anni; la globalizzazione dell’economia ha solo tolto il velo a ritardi di antica data. Il lavoro per un effettivo recupero e rilancio dell’apparato economico del Paese rimane ancora quasi tutto da fare. Ciò nonostante da strumenti importanti, come quello fornito annualmente da Mediobanca, si ricavano preziose indicazioni e riscontri oggettivi, evitando che si inseguano spiegazioni e giustificazioni fuorvianti (vedi, ad esempio la litania sulle responsabilità, inesistenti, del costo del lavoro). Lo strumento in questione è rappresentato dal Rapporto annuale che Mediobanca ha presentato ai primi di agosto relativo allo stato economico e finanziario di 2007 società italiane (industriali e non) nel periodo 1995-2004. Il campione delle imprese in sé, largamente rappresentativo di quelle grandi e medie, dà alcune prime indicazioni. Solo 97 delle 1.263 imprese a controllo privato sono quotate in Borsa e di queste solo una piccola parte è di media dimensione. Inoltre tra le imprese manifatturiere il 36,3% del totale è a controllo estero, in particolare nei settori chimico, alimentare e meccanico-elettronico. Nel complesso delle imprese esaminate, il fatturato è aumentato del 7,6% nel 2004 (uno dei risultati migliori dell’ultimo decennio!). Un peso particolare hanno avuto le vendite delle imprese energetiche (sostenute dalla domanda e dai prezzi dei prodotti petroliferi), mentre le imprese manifatturiere, che hanno realizzato risultati più contenuti, hanno visto prevalere nelle vendite la componente estera sul mercato interno. Il valore aggiunto, rappresentativo dei profitti, delle 2007 società mostra un andamento positivo tra i più elevati degli ultimi dieci anni, con un peso particolare dell’industria di base (+10,1 nel 2003, +9,7% nel 2004), attraverso una performance particolarmente positiva dei comparti siderurgico e metallurgico. A livello dimensionale buono il risultato delle medie imprese. Prosegue anche nel 2004 il calo degli occupati (-19mila), con un peso prevalente delle imprese industriali su quelle terziarie. Un risultato positivo non scontato proviene, come ricorda il Rapporto, dalla produttività del lavoro, che “nell’industria manifatturiera è aumentata nel 2004 del 3,0%; tenuto conto di una variazione pressoché equivalente dei prezzi di vendita, il valore del prodotto per occupato si è incrementato del 6,2%, e cioè 3,3 punti in più del costo unitario del lavoro”. Come indica la tabella in fondo un particolare apporto è giunto nel periodo ’96-’04 dai settori alimentare e, soprattutto nel 2004, da quelli siderurgico e metallurgico. Dunque i conti economici delle imprese esaminate si sono chiusi nel 2004 con un risultato positivo, in particolare se confrontato con i risultati dell’intero periodo. Ed è da sottolineare come il miglioramento del risultato d’esercizio possa essere riferito sia alle aziende in utile che a quelle in perdita: le prime vedono maggiori profitti, le seconde minori perdite. Ma sulle fragili spalle delle imprese italiane pesa - secondo i dati di Mediobanca - una crescente pressione fiscale: l’incidenza delle tasse (tra le aziende in utile) è passata dal 30,3 del 2003 al 34,1% del 2004; in particolare risultano penalizzate le medie imprese con il 46,7%. Come già ricordato attraverso l’indicatore del valore aggiunto, il risultato positivo dei margini operativi netti (Mon) nel 2004 si è concentrato nel decennio esaminato soprattutto nei settori dell’energia e dei servizi pubblici, mentre è risultato contenuto del settore manifatturiero. In particolare nel settore dei trasporti il margine si mostra negativo e in questa direzione giocano un ruolo “le aziende a controllo pubblico che erogano servizi sovvenzionati; per queste società il fatturato non recupera i costi operativi”. Nell’insieme il 2004 non è dunque stato un anno negativo (dal campione mancano però le piccole imprese), anzi. Certo, nella crescita del fatturato hanno pesato, come ricordato, le imprese energetiche (+16,3%) e quelle delle costruzioni (+13,6%) piuttosto che le manifatturiere, ma queste ultime hanno comunque realizzato un incremento del 5,5%, realizzato nonostante un forte regresso del comparto tessile, elettronico e delle fibre chimiche. Da notare infine come l’aggregato delle 2007 imprese mostri un rendimento inferiore al costo del capitale medio, ovvero come le risorse impiegate invece di creare valore lo distruggano. Ciò risulta vero sia per l’insieme delle imprese manifatturiere che per quelle terziarie, mentre quelle energetiche lavorano in positivo per riequilibrare i conti: si tratta comunque di un dato che mostra una tendenza al miglioramento rispetto al 2003. Molto lavoro, sia in termini di proposte che di azioni, resta ancora da fare.
La
produttività del lavoro nel 2004
(Versione ampia rispetto a quella pubblicata) |