Sintesi dell’intervento del professor Gianfranco Viesti (unico intervento di fonte accademica nel corso dei lavori), alla Conferenza nazionale della Cgil per il Mezzogiorno, svoltasi a Napoli il 29 novembre 2002.

 

Il docente ha esordito evidenziando alcuni limiti delle linee d’intervento (in termini di politica industriale) praticate dal governo, limiti legati non solo alla loro erroneità quanto alla loro parzialità o all’eccessivo ricorso: è il caso, ad esempio, degli incentivi alle imprese.

Anche sullo strumento del credito di imposta sono state espresse riserve in quanto non selettivo; e anche per il caso dei patti territoriali è stata espressa una riserva per i quali è mancata una capacità di distinzione tra quelli meritevoli o importanti e quelli non.

Viesti ha valutato in modo più positivo l’andamento degli indicatori statistici meridionali nel 2000 e 2001. Ha condiviso il pessimismo del relatore alla Conferenza (P. Nerozzi) per quanto riguarda il futuro. Il governo infatti adotta un liberismo a intervalli, riempito da misure lassiste, stataliste o semplicemente di comodo. E’ il caso della riapertura di una discussione sui condoni, che determina un passo indietro in termini concreti e culturali; è il caso di un attacco alle attività di regolazione (un paese moderno punta a competere su mercati regolati, non attraverso rapporti clientelari).

Un caso eclatante di fallimento del governo è rappresentato dalla lotta al sommerso.

Da dopo l’estate il governo ha prodotto atti che hanno ridotto il grado di certezza nei comportamenti.

E’ il caso della Legge 488, uno strumento di politica industriale che ha agito efficacemente per trasparenza e velocità; ma il governo nell’ambito dello spoil system ha semplicemente deciso di rimuovere i dirigenti che avevano ben lavorato.

Critiche sono state espresse dall’oratore in merito al progetto di "Devolution", non solo per quanto riguarda scuola e sanità, ma in particolare sul tema della sicurezza, su cui manca a tutt’oggi una documentazione attendibile che spieghi cosa si intenda fare e come: in pratica, si vuole modificare la Costituzione senza sapere di cosa si parla.

Qualche rilievo critico è stato espresso a un atteggiamento troppo conservativo della sinistra (sul federalismo fiscale, ad esempio, mancano proposte). Una proposta alternativa a quella della destra non può essere racchiusa nella semplice conservazione dell’esistente. Bisogna parlare di come è fatta l’Italia intera, di quello che serve per l’intero paese, altrimenti si finisce, a proposito del Mezzogiorno, per parlare solo di incentivi e regole differenziate rispetto a quelle del Nord.

Novembre 2002